lunedì 7 settembre 2020

REFERENDUM, PERCHÉ NO/-13. L'idea malsana che il Parlamento diventi una marionetta

 REFERENDUM, PERCHÉ NO/-13. L'idea malsana che il Parlamento diventi una

Sta suscitando un meritato scandalo, sui social, l’affermazione di un giovane deputato grillino. Lo sventurato si chiama Manuel Tuzi, ha 32 anni, e durante un dibattito su Sky ha affermato: “È ovvio che un Parlamento ridotto in termini di numeri può essere controllato meglio, perché maggiore è il numero dei parlamentari, maggiore il numero delle persone che possono essere potenzialmente corrotte”.

Sembra una scivolata dialettica dovuta a superficialità e ignoranza, ma non lo è. La logica per cui i cittadini in generale e i parlamentari in particolare sono corrotti fino a prova contraria appartiene, infatti, a pieno titolo alla sottocultura grillina. Non è un caso che il ministro pentastellato della Giustizia, Alfonso Bonafede, abbia scelto come consigliere un magistrato noto per affermazioni analoghe: Piercamillo Davigo. 

Alla sottocultura grillina appartiene anche l’idea che i parlamentari vadano “controllati” dal Capo politico. Dalla Germania est al Grande fratello il passo è breve. Nessun eletto grillino, per esempio, è autorizzato a intervenire in Aula a braccio: tutti leggono testi passati al vaglio del capogruppo.

Non contano, recitano. Recitano una parte impartita dall’alto. Del resto, una delle loro principali bandiere è l’abrogazione dell’articolo 67 della Costituzione. Quello che recita: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

Articolo cardine di ogni Stato di diritto, poiché il parlamentare rappresenta essenzialmente i cittadini e i territori che l’hanno votato, oltre che la propria coscienza. Ed è giusto che sia così. Farne una marionetta nelle mani di leader politici mai come oggi capaci di ogni tradimento ideale svuoterebbe di senso il Parlamento e danneggerebbe tanto la qualità della Politica quanto la credibilità dello Stato.

Esattamente il danno costituito dal masochistico taglio alla rappresentanza parlamentare caro a Luigi Di Maio.

Anche per questo #IoVotoNo


 

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