Come succede ogni anno, l’estate arriva e sopisce, rasserena e sparge oblio. Poco più di un mese fa, a seguito dell’accordo raggiunto nell’ambito del Consiglio Europeo del 21 luglio, i principali mezzi d’informazione e la propaganda governativa ci raccontavano che la lunga attesa era finita e che era giunto il momento della riscossa: l’Europa si era rimboccata le maniche e metteva in campo, attraverso l’istituzione del fondo Next Generation EU, meglio noto come Recovery Fund, un ammontare di risorse mai visto prima, per dare sollievo alle economie più colpite dalla pandemia da Covid-19. L’euforia con cui la notizia era stata accolta e presentata era ed è del tutto ingiustificata: il piano di intervento europeo è disegnato in maniera tale da offrire (poco) ossigeno nel breve periodo in cambio di dosi massicce di austerità e riforme lacrime e sangue per gli anni a venire.
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