Da quando ci siamo liberati dalla nostra dipendenza energetica verso la Russia, il Nordafrica è diventato una delle fonti alternative per il nostro approvvigionamento in gas e petrolio. È ancora fresco il ricordo dei pellegrinaggi di diversi capi di governo europei nelle capitali nordafricane (Giorgia Meloni inclusa). Abbiamo più che mai bisogno di Algeria, Libia, Egitto; senza dimenticare i produttori dell’Africa subsahariana come Nigeria, Angola, Mozambico. Però mentre con una mano il Nordafrica aiuta noi, con l’altra aiuta la Russia ad aggirare le sanzioni. In particolare le ultimissime sanzioni: quelle che colpiscono i derivati del petrolio russo, i prodotti raffinati come la benzina per auto, il gasolio per trasporti o riscaldamento, la nafta usata per prodotti chimici e plastiche. La produzione russa di questi derivati, fino a prima della guerra, finiva per il 60% in Europa. Ora una parte viene venduta a Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto. I quali però molto spesso fanno solo da intermediari, e rivendono in EuropaFiniranno sotto sanzione, o i paesi europei chiuderanno un occhio, lasciando aperta così una falla enorme nel sistema delle sanzioni?