Il Governatore della Banca d’Italia: «Il problema del meccanismo europeo di stabilità è lo stigma e va affrontato in modo trasparente. Italia troppo indietro sulla scolarità».
PUBBLICATO IL27 Settembre 2020 ULTIMA MODIFICA27 Settembre 2020 16:09
Il rimbalzo? Chissà. Per il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, «c’è una incertezza troppo alta per poter fare una stima». Il governatore al Festival di Trento non si sbilancia più di tato sul post pandemia, e spiega che «gli scenari dipendono da due-tre fattori cruciali, il grado di fiducia di famiglie e imprese che si riflette nelle loro decisioni di spesa».
Il rimbalzo? Chissà. Per il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, «c’è una incertezza troppo alta per poter fare una stima». Il governatore al Festival di Trento non si sbilancia più di tato sul post pandemia, e spiega che «gli scenari dipendono da due-tre fattori cruciali, il grado di fiducia di famiglie e imprese che si riflette nelle loro decisioni di spesa».
Del resto, chiarisce, «abbiamo fatto delle valutazioni sulla base di effetti contenuti della seconda ondata, però credo poco a sorprese positive, come a un vaccino immediatamente disponibile che riduce l'incertezza. Da noi la situazione sembra grave ma più contenuta rispetto ad altri paesi, tuttavia i consumi sono frenati, c’è un risparmio che non è più forzato del periodo di chiusura ma è legato alla precauzione che tiene bassi i consumi». Insomma, i consumi frenano e le sulle prospettive il numero uno di Bankitalia è assai cauto. Mentre non è lo è sui giudizi relativi agli investimenti fatti nella ricerca. «L'Italia è ancora indietro sulla scolarità e sui livelli di istruzione dei ragazzi e sulla spesa in ricerca e sviluppo. C’è un basso livello di scolarità, la metà rispetto alla media Ue, abbiamo una percentuale di giovani che non lavora e non ha momenti di formazione professionale», ha osservato. Non solo, per Visco «c’è anche un problema di ricerca che è essenziale anche per l'ambiente. L'Italia è indietro, la spesa in ricerca e sviluppo è la metà rispetto alla media Ocse. Abbiamo l'1,4% della spesa in ricerca rispetto al Pil paragonato al 2,4% della media Ocse. Oggi la Cina ha il 2,2%. Questo è un punto fondamentale, abbiamo pochi ricercatori, pochi brevetti anche se i ricercatori italiani hanno un'ottima resa, a dimostrazione che questo è un investimento che rende». Così come potrebbe rendere, e perciò essere utile, aderire al meccanismo europeo di stabilità. Sull’importanza del Mes, Ignazio Visco non ha incertezza, anche perché – a suo dire – «è stato disegnato per choc asimmetrici di finanza pubblica o dell'instabilità finanziaria grave. La cosa fondamentale è le tempesitività nell'utilizzo. Dal punto di vista economico vedo solo vantaggi, ci sono condizioni buone, ma il problema dello stigma va affrontato in modo ragionevole e trasparente. Adesso bisogna capire come si usa lo strumento Mes. È uno strumento di pronto intervento per emergenze legate a singoli Paesi, e non per emergenze che riguardano tutti. Ovviamente è un prestito a condizioni migliori del mercato. Non vedo gravi problemi a usarlo, se non per lo stigma se si usano male le risorse o si comunica male. Sicuramente c'è un problema se i Paesi non trovano un modo di usare i fondi e rimane solo un Paese ad utilizzarlo».
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