Il Vaticano che è impegnato in una nuova Ostpolitik verso Pechino, dopo quella nei confronti dei sovietici si è premurato attraverso un intervento di Andrea Tornielli di far sapere ufficialmente che l’accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi verrà rinnovato e che la delegazione vaticana è già partita per la Cina, mentre la firma è prevista entro il 22 ottobre (data dell’entrata in vigore dell’accordo provvisorio nel 2018) a pochi giorni dalle elezioni presidenziali americane. Come per mettere Pompeo ( e Trump) davanti al fatto compiuto.
Il 22 ottobre è una data molto evocativa, sia dal punto di vista della Chiesa cattolica sia per la geopolitica. E’ il giorno della festa di San Giovanni Paolo II, il Grande, che viene ricordato nel Messale romano nella ricorrenza dell’inizio del suo pontificato che nel secolo scorso cambiò il corso della storia, innescando i processi che portarono alla Caduta del Muro di Berlino e alla fine dell’Impero ex sovietico .
Per questo il Papa polacco è stato citato oggi con grande forza evocativa da Pompeo, ricordando che ”vent’anni fa questa settimana, papa Giovanni Paolo II canonizzò 87 credenti cinesi e 33 missionari europei uccisi prima che in Cina l’attuale regime comunista prese il potere. All’epoca disse: ‘la Chiesa intende semplicemente riconoscere che quei martiri sono un esempio di coraggio e coerenza per tutti noi, e che essi onorano il nobile popolo cinese’”. Nel suo intervento al simposio sulla libertà religiosa organizzato a Roma dall’Ambasciata americana presso la Santa Sede, ha poi aggiunto: “Uomini e donne coraggiosi in tutto il mondo, prendendo quel ’rischio della libertà″, continuano a combattere per il rispetto del loro diritto al culto, perché la loro coscienza lo richiede”. “Papa Giovanni Paolo II - ha aggiunto il capo della diplomazia Usa - ha reso testimonianza al suo gregge sofferente e ha sfidato la tirannia. Facendo così, ha dimostrato come la Santa Sede può muovere il nostro mondo in una direzione più umana”. “Possa la Chiesa, e tutti coloro che sanno che alla fine dobbiamo rendere conto a Dio, essere così audace nel nostro tempo”, ha concluso. Ieri aveva affermato che gli accordi li sottoscrivono gli Stati, ma che il compito della Chiesa è quello di insegnare le verità eterne.
Pompeo anche in conferenza stampa al Ministero degli Esteri, rispondendo a una domanda del Washington Post , non ha usato mezzi termini: ”Abbiamo lavorato per migliorare la vita del popolo cinese in tutti questi anni di amministrazione. Noi vogliamo che non ci siano violazioni dei diritti umani in quel Paese, ho scritto l’articolo per dare onore alla Chiesa cattolica che ha sempre difeso gli oppressi nel mondo. Tutti gli attori che possono mettere fine a questo regime autoritario del partito comunista cinese devono farlo”.
“Sin dall’inizio della sua presidenza, il presidente Trump ha reso la difesa internazionale della libertà religiosa una priorità”, ha detto Callista Gingrich, ambasciatrice americana presso la Santa Sede aprendo il Simposio: ”Difendere il diritto della libertà religiosa non è solo una necessità morale ma è anche un imperativo di sicurezza nazionale “
Se questo è quello che si è potuto registrare sul proscenio, ci si deve interrogare su quanto sta avvenendo dietro le scene e soprattutto se nel corso del faccia a faccia che avverrà domani tra Parolin e Pompeo, ci sarà qualche colpo a sorpresa. Cioè se Pompeo , quando varcherà le Sacre Mura porterà a Parolin evidenze incontrovertibili contro Pechino sulla persecuzione delle minoranze religiose (cristiani, buddisti e i mussulmani ) e sul ruolo della Cina nello scatenarsi della pandemia mondiale da coronavirus che in un anno ha mietuto già un milione di morti in tutto il mondo.
E se gli Stati Uniti hanno davvero in mano queste prove, essere potrebbero finire in una campagna anche mediatica nel mese d’ottobre. Non è un caso forse che nella sua intervista a Repubblica ieri, il cardinale Maradiaga ha individuato nell’ex nunzio Viganò e in Steve Bannon (molto attivi sui media), i vertici dell’opposizione “americana” a Papa Francesco .
Pompeo aveva chiesto di incontrare anche il Papa, domani. Ciò non accadrà . ’Lo aveva chiesto, ma il Papa aveva detto chiaramente che non si ricevono personalità politiche durante la campagna elettorale, d’altra parte un segretario di Stato incontra il suo omologo, appunto il segretario di Stato”, ha spiegato Parolin.
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