mercoledì 4 marzo 2020

Fra Bahjat Elia Karakach "Noi siriani viviamo dal 2011 in una grande prigione, imposta dalle politiche occidentali, dai Paesi che si arrogano il ruolo di difensori dei diritti civili, ma mettono sotto embargo una nazione intera…"



Fra Bahjat Elia Karakach "Noi siriani viviamo dal 2011 

in una grande prigione, imposta dalle politiche

 occidentali, dai Paesi che si arrogano il ruolo di 

difensori dei diritti civili, ma mettono sotto embargo

 una nazione intera…"


Segue la lettera di Quaresima di Fra Bahjat Elia Karakach, guardiano del 
Ecco arriva il tempo quaresimale che ci aiuta alla conversione attraverso la penitenza.
 Un tempo in cui siamo chiamati ad essere vicini a chi soffre, agli emarginati con i quali il Signore
 Gesù si è identificato… I carcerati sono espressamente menzionati nella parabola del
 giudizio  finale in  Mt 25,31-46: “Ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
 
Qui in carcere non sono solo, ma condivido questa cattività con tutti i miei connazionali.

 Noi siriani, infatti, viviamo dal 2011 in una grande prigione, imposta dalle politiche occidentali, dai Paesi che si arrogano il ruolo di difensori dei diritti civili, ma mettono 
sotto embargo una  nazione intera… e sapete perché siamo in questa prigione? Perché 
vogliamo difendere il nostro bellissimo Paese dai terroristi che una volta volevano
 trasformare la Siria in uno Stato oscurantista.
Oggi, i grandi mezzi di informazione amano mettere in luce la storia di una bimba morta
 di freddo o una famiglia costretta a fuggire dai bombardamenti, ma questi stessi mezzi 
non  vi parlano dei milioni di siriani che soffrono il freddo per mancanza di gasolio, che
 non sempre possono godere un piatto caldo per mancanza di gas da cucina....


Non vi parlano degli studenti che non possono studiare dopo il tramonto per mancanza
 di corrente elettrica, non vi parlano degli anziani abbandonati perché i loro figli
 sono dovuti emigrare… Non vi parlano dei cari prezzi di vita perché la lira siriana è 
precipitata ulteriormente, non vi parlano dei giovani soldati che combattono il 
terrorismo in temperature sotto zero e non sanno se potranno farcela, non 
vi parlano degli ammalati che non possono avere cure dignitose perché i terroristi 
“moderati” hanno distrutto la maggior parte degli ospedali e perché gli ospedali che 
funzionano non riescono a riparare i macchinari a causa dell’embargo… e 
sicuramente non vi parleranno dei bombardamenti che hanno ucciso un giovane 
universitario due giorni fa [a Damasco ndr.] e neanche dei discorsi apertamente ostili di
 Erdogan che ha deciso di introdurre nelle scuole elementari la nostalgia ottomana di 
riconquistare le terre limitrofe tra le quali anche la Siria.

Ma i grandi mezzi di informazione non vi parleranno neanche della gioia degli aleppini
 da quando l’esercito nazionale è riuscito a liberare i sobborghi ovest di Aleppo, dai quali 
piovevano i mortai sui civili.

 Non vi parleranno mai della gioia di tutti i siriani per la riapertura dell’autostrada
 Damasco-Aleppo e della rimessa in funzione dell’aereoporto internazionale di Aleppo
 che ha dato speranza di una possibile ripresa economica… non vi parleranno 
dell’annuncio della riparazione della via ferroviaria tra la capitale siriana (Damasco) 
e la capitale industriale (Aleppo) e della possibilità di viaggiare in treno dopo nove anni di
guerra…

Perciò vi dico che siamo in carcere… e le nostre notizie, quelle vere, sono scarsamente
 diffuse.
Qualche volta qualcuno viene a trovarci, ci fa sentire parte del mondo e ci dà la
 speranza di poter tornare ad essere una nazione “normale”, non tagliata fuori mondo.

Da questo carcere sentiamo notizie tristi e preoccupanti del coronavirus, che invade il
 mondo e la nostra amata Italia, preghiamo per voi e qualche volta, volendo
 sdrammatizzare, diciamo che questa volta è un vantaggio l’essere in “carcere”, perché
 almeno questo maledetto virus non riesce facilmente a penetrare le mura della nostra nazione.

Dal “carcere” vi auguriamo ogni bene e un buon cammino di quaresima… Non abbiate paura,
 Gesù con la sua Croce ha vinto la sofferenza, il peccato e la morte.

 
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