Il CoronaVirus ha ormai contagiato più di 100mila persone nel mondo e ne ha uccise oltre 5mila in un drammatico bilancio che per un webmedia d’inchiesta come Gospa News è quasi impossibile aggiornare quotidianamente. Intanto l’Organizzazione Nazionale della Sanità ha emesso la dichiarazione ufficiale di pandemia.
L’intera Italia è stata dichiarata dal Governo “zona rossa” in tutte le limitazioni negli spostamenti e nei ritrovi pubblici già in vigore in Lombardia e in 14 province. I casi totali hanno ormai superato i 12mila e le vittime sono già più di mille. L’Iran è stato il paese più colpito del Medio Oriente, ed il terzo del mondo dopo la Cina e l’Italia......
Si sta cercando di combattere il virus con antivirali generici o studiati per altre malattie (tra cui quelli usati contro l’HIV). Molti pazienti positivi al COVID-19 ma asintomatici sarebbero guariti spontaneamente dopo la quarantena senza bisogno di terapie intensive.
«La metà dei casi fatali di coronavirus ha coinvolto persone che sono rimaste a lungo sulla respirazione artificiale mentre i loro alveoli sono stati infine infettati da funghi» ha detto Chuchalin spiegando che «non esiste ancora un trattamento efficace contro il coronavirus stesso mentre un trattamento antimicrobico standard potrebbe essere inefficace in caso di polmonite causata da questo virus».
«Probabilmente sarebbero necessari anche stimolanti immunitari. Tuttavia, non è ancora chiaro quali esattamente dobbiamo usare» ha concluso l’esperto scienziato che ha poi evidenziato come il tasso di mortalità 7 volte più alto di quello dell’influenza (3,5 % contro 0,5 %) mettendo a tacere tutti gli sprovveduti o gli incompetenti sanitari che per settimane lo hanno paragonato ad un comune male stagionale.
Rarissimi i contagi tra i bambini visto che l’infezione virale tende a colpire dai 20 anni in sù. Ma negli ultimi giorni sono stati contagiati anche neonati tra cui una bambina inglese appena nata risultata positiva al Covid-19 che aveva contratto la madre.
Ebbene all’enigma dell’inclito medico russo su quale immuno-stimolatore possa essere più adeguato risponde un suo collega pneumologo italiano altrettanto illustre.
E’ il professor Vincenzo Soresi, classe 1938, Primario emerito di Pneumologia presso l’ospedale Cà Granda di Milano-Niguarda e docente accademico dell’Università di Milano dal 1980 fino al 1998. quando ha lasciato i ruoli pubblici per dedicarsi all’attività privata ed alla letteratura scientifica, grazie alla quale ha ottenuto notevole successo anche per il suo talento di rendere divulgativi e accessibili temi assai tecnici.
Gospa News lo ha intervistato in esclusiva ben conoscendo la sua competenza su un fitofarmaco simolante immunitario specifico per le vie respiratorie, divenute bersaglio del COVID-19 proprio per questo definito anche Sindrome Acuta Respiratoria Grave (SARS-Cov-2).
Professore Soresi lei ha maturato una grande conoscenza del geranio del Sudafrica (pelargonium sidoides), il cui principio attivo EPs® 7630 è utilizzato per la produzione di un farmaco vegetale immuno-stimolatore per la cura delle affezioni delle vie respiratorie superiori. Qual è stata la sua esperienza in merito?
«Come clinico conosco e prescrivo questo prodotto da numerosi anni sia in prevenzione che in una terapia di forme bronchitiche acute da infezioni virali. Si tratta di un fitofarmaco regolarmente registrato e quindi di grande sicurezza per la sua tollerabilità ed attività».
Potrebbe essere utile anche per prevenire o affrontare il CoronaVirus?
«Poiché questo fitofarmaco agisce sulla cellulla dell’immunità innata nota come macrofago ci difende da virus e batteri, in linea teorica potrebbe essere attivo anche contro il Corona Virus».
Come funziona il principio attivo di questo farmaco di cui l’Agenzia Europea del Farmaco ha certificato il brevetto per la cura del Common Cold ma in Australia è autorizzato anche come cura terapeutica della bronchite e sinusite acuta?
«L’estratto di Pelargonium Sidoides è un ottimo stimolatore della cellula macrofagica e quindi può essere utile anche sia in prevenzione che durante il contagio COVID-19».
Il professor Soresi, oltre ad essere primario emerito del Niguarda è stato anche docente di pneumologia presso Università LUDES ma è divenuto universalmente popolare come medico scrittore.
Ha pubblicato nel 2006 il libro “Il cervello anarchico” (Utet ), best seller giunto alla 14a ristampa, nel 2012 “Guarire con la medicina integrata” (Sperling-Kupfer ) e nel 2015 “Mitocondrio mon amour”( Utet ).
Il Pelargonium sidoides fu utilizzato negli anni ’50 anche per la cura della TBC. Quali furono i risultati e come mai è stato abbandonato?
«Il Pelargonium Sidoides du utilizzato in passato contro la Tubercolosi proprio perché è la cellula macrofagica che ci difende dal Bacillo di Koch. Ogni giorno circa 200 milioni di macrofagi si attivano e muoiono per noi difendendoci da virus e batteri. Non si usa più contro la Tubercolosi in quanto superato dai farmaci specifici».
Quale sarebbe a suo giudizio la posologia ideale di Kaloba (o farmaci con il medesimo principio attivo come l’americano UMCKA) per la prevenzione e per l’integrazione terapeutica nel caso di una persona già infettata?
«La posologia ideale del Kaloba in genere è di 1 capsula 3 volte al giorno ma in caso di sinusiti acute è stato usato anche a dosaggi doppi per un periodo di una o due settimane».
E’ corretto affermare che questo farmaco vegetale non ha controindicazioni significative e può essere somministrato anche in integrazione con altri farmaci sintetici?
«Questo farmaco vegetale non ha significative controindicazioni. Solo in rari casi si possono manifestare intolleranze addominali. Non va usato nei pazienti in terapia con anticoagulanti».
Sebbene al momento non esista una certezza scientifica dell’efficacia contro il CoronaVirus di questo fitofarmaco, che avendo controindicazioni pressochè inesistenti non costa nulla assumere per prevenzione, in Cina proprio le terapie della medicina tradizionale hanno palesato buoni risultati come riportato da Libero Quotidiano alcune settimane fa.
Una funzionaria della sanità di Pechino, Li Yu, ha infatti riferito che un decotto chiamato Qingfei Paidutang (composto in maggioranza da erbe e fiori ma anche da impasto di maiale) è stato usato nel trattamento di 701 casi confermati di contagio da Covid-19 in 10 diverse province del Paese ed ha portato alla cura e alle dimissioni di 130 pazienti.
La funzionaria ha rivelato che i sintomi sono scomparsi in 51 casi e sono migliorati in 268, mentre altri 212 sono rimasti in condizioni stabili. Il decotto è stato raccomandato alle istituzioni mediche a livello nazionale il 6 febbraio dopo l’analisi dei dati su 214 casi. Li Yu ha anche condiviso l’analisi e le statistiche dei casi con i dati clinici dettagliati, dato che il 94,6% dei 112 pazienti ha ripristinato la normale temperatura corporea, e l’80,6% dei 214 pazienti ha smesso di tossire dopo aver usato il decotto per sei giorni.
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