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- Von der Leyen si smarca da Lagarde e presentando il pacchetto anti-coronavirus assicura che "daremo all'Italia tutto quello che chiede".
- Per Dombrovskis questo non vuol dire "sospendere il Patto Ue". Lunedì decide l'Eurogruppo
“Siamo assolutamente pronti ad aiutare l’Italia con qualcunque cosa sia necessario ed essenziale. Questo paese è stato terribilmente colpito dal coronavirus: daremo sostegno in tutti i modi e non sappiamo cosa avverrà negli altri Stati membri. L’Italia è un esempio: vogliamo aiutare le persone, le autorità, le imprese italiane perché questo vuol dire aiutare l’Europa”. In conferenza stampa a Bruxelles, Ursula von der Leyen presenta il generoso e inedito pacchetto di aiuti della Commissione europea ai paesi infestati dal Covid-19, a partire dall’Italia, e ce la mette tutta per recuperare sulle gaffe compiute ieri dalla governatrice della Bce Christine Lagarde, nonché per recuperare sul tempo perduto a Bruxelles, dove fino a qualche giorno fa lei per prima non si rendeva conto dell’emergenza....
Oggi si può dire che l’Ue si sia svegliata, allertata dalla sciagura arrivata in Italia, pronta ad agire. Eppure, spiazzata. Perchè la situazione è di grande “incertezza”, viene ripetuto nella conferenza stampa di von der Leyen con i suoi vicepresidenti Valdis Dombrovskis e Margrethe Vestager. Nessuno sa fino a che punto sarà necessario sporgersi per sostenere l’economia degli Stati europei. Nessuno sa che fine faranno le regole europee sotto i colpi di un disastro economico chiamato coronavirus.
Si temono reazioni da parte degli Stati più affezionati al pareggio di bilancio, come Germania e Olanda, già nervosissimi in vista dell’Eurogruppo di lunedì e dell’Ecofin di martedì. Ma l’amara certezza per tutti è che “molto probabilmente, l’anno prossimo la crescita dell’eurozona andrà sotto lo zero”, dice esplicitamente il direttore generale della Direzione generale Ecfin della Commissione, Maarten Verwey, in uno dei due briefing tecnici che seguono le comunicazioni della presidenza: in tutto, oltre tre ore di conferenze.
Significa che Covid-19 promette recessione. E allora la Commissione si prepara a chiedere al Consiglio europeo di attivare la cosiddetta ‘General escape clause’, clausola prevista nel Patto di stabilità che non sospende automaticamente lo stesso Patto ma sospende i suoi vincoli di bilancio, consentendo una politica di sostegno fiscale più generale. Sofismi utili a far digerire ai nordici la polpetta avvelenata.
Ufficialmente, al momento, non si può assolutamente dire che il Patto di stabilità e crescita sia sospeso anche solo in via temporanea. Lo puntualizza Dombrovskis, rispondendo alla domanda di una cronista: “Non stiamo sospendendo il Patto. Stiamo usando la flessibilità insita nel Patto. Speriamo di avere a che fare con uno shock temporaneo per evitare effetti durevoli sull’economia”. E von der Leyen risponde imbarazzata: “Questo patto ha un enorme spazio di manovra, non lo usiamo mai. Ora stiamo facendo un grande respiro per usare tutta la flessibilità possibile”.
Insomma, il pacchetto di 25 miliardi di flessibilità chiesti dall’Italia ha il via libera di Bruxelles, anche se porta il deficit oltre il 3 per cento. La Commissione inoltre mette predispone 7.5 miliardi di euro che però non sono fondi freschi, bensì gli avanzi dei fondi strutturali che a maggio sarebbe dovuti tornare indietro dagli Stati membri a Bruxelles e invece non torneranno lì. Ma dopo? Si naviga a vista. Ciò che viene approvato oggi potrebbe non bastare domani.
“Le nostre economie sono solide per tenere testa a questo shock”, si sforza Dombrovkis. Ma il suo timore, condiviso un po’ da tutte le parti in causa, è che il Covid-19 faccia saltare ogni regola in Europa. “Stiamo affrontando uno shock che potrebbe trasformarsi in una stretta – continua Dombrovskis - Si possono escludere le spese dal calcolo, ovviamente dobbiamo andare a vedere l’ammontare esatto ma noi abbiamo mandato di stabilire margini di discrezione per sostenere questo sforzo. E poi abbiamo la clausola generale di risoluzione nel caso ci sia una severa crisi nell’Ue...”.
Sembra una conferenza stampa in attesa dello tsunami. “Siamo solo agli inizi – dice von der Leyen - Tutti gli Stati membri devono capire che non è possibile fermare il virus ma rallentare la sua diffusione sì”. La presidente striglia i paesi europei che hanno chiuso le frontiere con l’Italia, esorta gli Stati membri a lavorare insieme, annuncia “linee guida” uniche a livello europeo per effettuare gli screening sanitari ai confini tra gli Stati. E dice che il commissario all’Industria “Thierry Breton è in contatto con i produttori di attrezzature sanitarie per aumentare le riserve, ma – e questa è una bacchettata a Francia e Germania che hanno bloccato l’export delle mascherine – il mercato unico deve funzionare: non è una buona cosa che uno Stato membro adotti azioni unilaterali, sennò si determina un effetto domino”.
“Dobbiamo lavorare insieme perché lo shock del coronavirus sia il più breve e limitato possibile e non vada a creare danni permanenti all’economia – continua la presidente - Gli Stati membri dovrebbero sentirsi a loro agio ad attuare misure per i settori e le persone più colpiti. Stiamo offrendo la massima flessibilità sugli aiuti di Stato e all’interno del Patto di stabilità e crescita. Proprio per evitare che l’emergenza scoppi a livello europeo”.
“Si allargano le regole in tanti settori, consentendo agli Stati interventi straordinari”, dice il commissario Ue Paolo Gentiloni commentando la comunicazione Ue. “E’ importante che tutti gli italiani sentano che la Ue prende decisioni utili”, la comunicazione di oggi mette “tutti gli Stati in condizione di fare le loro scelte di bilancio, di sostegno alle imprese in difficoltà, di riduzione dei rischio occupazionali, di sostegno al sistema sanitario, di prendere tutte le decisioni necessarie”.
Anche Vestager puntualizza per le materie di sua competenza: gli aiuti di Stato: “I governi creino regimi per dare liquidità alle imprese che ne hanno bisogno”. Ma questo non vuol dire che la pratica Alitalia andrà sicuramente a buon fine, perché trattasi di una grana scoppiata prima del coronavirus, pratica che andrà analizzata a fine emergenza e tenendo conto dei danni del covid-19 su voli e compagnie aeree in generale, spiegano nel briefing tecnico. La vicepresidente della Commissione è l’unica a ostentare un certo ottimismo, riuscendo ad apparire un po’ troppo leggera in una situazione drammatica. “Dopo la cirsi finanziaria – dice – le bance sono più forti, ma in caso di necessità abbiamo una normativa pronta ad aiutare i governi per far sì che le banche abbiano adeguata liquidità”.
“Dopo la fine della Seconda guerra mondiale - commenta il presidente del Parlamento europeo David Sassoli - non c’è mai stata una crisi così drammatica per noi europei e finalmente oggi l’Unione europea si muove. Non avevamo dubbi. La situazione è talmente seria che nessun governo europeo poteva pensare di farcela da solo. Il pacchetto di misure messo a punto dalla Commissione Ue per combattere il Coronavirus va nella giusta direzione. Adesso Consiglio e Parlamento dovranno approvare queste prime proposte. Posso assicurarvi che il Parlamento lo farà il prima possibile”.
Di fronte alla bestia invisibile del Covid-19, la Commissione compie la scelta ineluttabile di chiudere gli occhi sulle spese degli Stati e sui numeri del deficit e del debito, promette di non sindacare sugli aiuti di Stato. Fa la sua parte, diciamo, e anche un po’ al buio. Ora, parola agli Stati membri, con le frizioni tra falchi dell’austerity e colombe della flessibilità già all’orizzonte. Solo che stavolta potrebbe finire disintegrato il copione da recitare.
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