La seconda giornata del convengno per i 60 anni di Magistratura democratica a Roma si è aperta con un confronto tra il ministro della Giustizia Carlo Nordio e la presidente di Md Silvia Albano, tra i giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma che il 18 ottobre hanno invalidato i primi trattenimenti dei migranti in Albania e oggetto in prima persona di minacce di morte, tanto da finire sotto scorta. Così, alla vigilia delle nuove convalide per i 7 richiedenti arrivati venerdì a Gjader, il ministro cambia decisamente toni rispetto a quelli usati nelle scorse settimane, quando aveva accusato i magistrati romani di aver “esondato” dal loro ruolo permettendosi di “criticare le leggi”. Al contrario, oggi a Roma il ministro parla di dialogo e auspica un abbassamento dei toni anche da parte della politica. Che pero non ascolta: la Lega ha subito attaccato la corrente, che è considerata quella più progressita tra le toghe: “Da Magistratura democratica propaganda”.

Nordio: “Abbassiamo i toni”. Ma non cita il caso Albania – Diverso il tono dell’intervento del guardasigilli. “Noi vogliamo il dialogo con la magistratura proprio perché sappiamo che la magistratura è chiamata ad applicare le leggi. Altro problema è la critica al merito politico e al contenuto delle leggi una volta che sono state approvate e Mattarella è stato chiarissimo su questo”, ha detto Nordio in videocollegamento, ringraziato “di cuore per l’apertura al dialogo”, dalla presidente Albano. Non solo. Il Guardasigilli sembra frenare anche rispetto alle parole dei suoi colleghi di governo, compresa la premier Giorgia Meloni che aveva definito uno dei pronunciamenti dei giudici sull’Albania un “volantino di propaganda”. “Mi auguro che nel confronto futuro ci sia sempre meno una critica della magistratura al merito politico delle leggi in Parlamento e un abbassamento di toni da parte della politica a criticare le sentenze”. “Se domani il tribunale non convalida il trattenimento dei migranti in Albania, chiederà ai colleghi di non fare attacchi a questa decisione?”, gli chiede la giornalista Serena Bortone, moderatrice al tavolo dei relatori. Ma senza riuscire a provocarlo. “Aspettiamo di vedere quel che sarà, non voglio entrare nel merito di decisioni che i giudici devono ancora prendere”, ha risposto Nordio, che si è limitato a ribadire di accogliere volentieri le critiche tecniche della magistratura.

La giudice: “Non ho il Capitale di Marx in tasca” – Nordio ha parlato dopo aver ascoltato l’intervento introduttivo della giudice Albano, che a differenza del ministro ha citato esplicitamente la questione Albania e le polemiche seguite alle decisioni dei giudici di Roma, tribunale competente per i trattenimenti in quei centri. “Preoccupante che chi cerca di applicare la Carta venga chiamato comunista: in tasca non abbiamo il libretto di Mao nè il Capitale di Marx, ma la Costituzione”, ha detto senza mezzi termini. Nel merito delle decisioni prese a metà ottobre insieme ad altri cinque colleghi della sezione immigrazione, Albano ha ribadito che “c’è stato un pronunciamento unanime di tutte le comunità dei giuristi, dall’Unione delle camere penali alle associazioni dei professori di diritto dell’Unione europea: tutti hanno sostenuto che sulla supremazia del diritto europeo non ci si può fare nulla”. A margine, sollecitata dalla stampa, la giudice aveva aggiunto: “Io non ho nessuna intenzione di fare nessuno scontro con il governo. È il governo che vuole fare uno scontro con me. E io da questo scontro voglio sottrarmi. Io non sono mai intervenuta in questo periodo perché c’è stata una personalizzazione insopportabile”.

L’attacco della Lega – Il riferimento della giudice Albano, chiaramente, è agli attacchi ricevuti dalla maggioranza di governo dopo le decisioni prese sul caso dei migranti. Il più duro è stato forse Matteo Salvini: “Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l’Italia“, ha detto il leader della Lega, dopo che il Tribunale di Catania che ha disapplicato il decreto del governo sui Paesi sicuri. Ed è proprio il Carroccio che interviene con una nota, per attaccare la corrente più progressista delle toghe. “Da Magistratura democratica vittimismo, propaganda e polemiche contro il governo e il ministro Matteo Salvini. Essere invisi a Md, che criticò perfino Giovanni Falcone, è una straordinaria medaglia”, ha scritto in una nota la Lega. Alla faccia dei toni dialoganti di Nordio, seguiti anche dal viceministro Francesco Paolo Sisto, pure lui presente all’evento di Md. A Salvini, però, la linea dialogante scelta in questa fase da via Arenula sembre non piacere.

Schlein: “Attacco costante a lavoro dei giudici” – Oltre al ministro e al viceministro della Giustizia, all’evento di Md ha partecipato anche Elly Schlein. “E’ grave e inopportuno l’attacco costante al lavoro dei giudici e, siccome si è acuito dopo il fallimento del modello Albania, vorrei ricordare che quando arriva una sentenza della Corte di giustizia europea i giudici non possono che applicare la legge. Non si possono incolpare i giudici né le opposizioni se non si sono lette le leggi e le sentenze della Corte europea“, ha detto la segretaria del Pd, intervenuta in collegamento al convegno. “Non posso che ritenere che il dialogo tra politica, istituzioni e magistratura deve essere improntato su principi di lealtà, reciproco rispetto dei ruoli e spirito costruttivo. Ma ciò – ha aggiunto – non è aiutato da un clima di costante scontro istituzionale, che contestiamo, con chi oggi governa il paese”, ha proseguito puntando il dito contro la volontà di “istillare il dubbio che ci sono ragioni altre dietro all’esercizio delle proprie funzioni”. Quindi Schlein ha offerto la sua solidarietà e quella del Pd “ai giudici minacciati e messi addirittura sotto protezione per minacce fomentate da un inaccettabile clima”.

Attesa per la nuova sentenza – Ma la vigilia del secondo test albanese si fa comunque sentire. Domani arriveranno le decisioni dei giudici sui trattenimenti dei sette egiziani e bangladesi trasferiti nei giorni scorsi e per i quali la questura di Roma ha chiesto la convalida dei trattenimenti. Le toghe romane hanno 48 ore e con tutta probabilità il copione sarà quello già visto. Perché nonostante il nuovo decreto sui Paesi sicuri, i Tribunali hanno continuato a considerare illegittima la designazione governativa dei Paesi di origine sicuri, rinviando la questione alla Corte di giustizia europea o addirittura disapplicando il nuovo provvedimento, come ha fatto lunedì scorso il tribunale di Catania. Se domani, come già accaduto a metà ottobre, i migranti verranno liberati e saranno dunque portati in Italia, i toni torneranno ad alzarsi.

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