Mascherine e affari, in nome dell’emergenza sanitaria da Covid. Ricordate la struttura commissariale per la gestione della pandemia? Dai banchi a rotelle, alle restrizioni negli spostamenti, passando per l’acquisto delle mascherine: una struttura agile, venne detto, per permettere di risolvere velocemente tutti i problemi, senza finire nella palude della burocrazia e delle scartoffie.
In questi scatti felini della macchina dello Stato italiano qualcosa è andato storto. E la conferma viene dal Tribunale civile di Roma, che con una sentenza ha trasferito le conseguenze della contestata gestione dell’ex commissario Domenico Arcuri in capo alla presidenza del Consiglio. Parliamo di un danno milionario: 203 milioni di euro (più altri centomila di spese legali). A darne conto è il quotidiano La Verità, che pubblica parte dei documenti legati a questa vicenda giudiziaria.
Nel marzo 2020 la società Jc electronics srl, con sede a Colleferro, firmò un contratto di fornitura di mascherine filtranti del tipo KN95, commissionate dal Dipartimento protezione civile di Palazzo Chigi.
I vertici dell’impresa sostengono di aver fatto tutti gli adempimenti del caso, compresa la consegna dei dispositivi di protezione. A fronte di ciò lamentano di essersi trovati davanti a fatture non pagate ed essere stati costretti a rispondere con risorse proprie.
Inail e dogane avevano certificato la validità delle mascherine, ma invece la struttura commissariale le aveva bocciate. Se ricordate, in quel periodo erano stati fatti rispedire al mittente vari quantitativi di dispositivi sanitari: risoluzione di contratti che, per i produttori, si traducono in un segno meno sui bilanci.
Così è stato per la Jc electronics. Inutile in quell’occasione segnalare che tutto era stato approvato, certificato. Il via libera dell’Inail non sarebbe arrivato a destinazione per una svista del Cts.
Il successore di Arcuri, il generale Francesco Figliuolo, in un secondo momento confermò la conformità dei dispositivi di protezione agli standard. Da questa vicenda nacque un procedimento giudiziario penale (poi archiviato) circa presunti favoritismi, possibili grazie proprio alla libertà decisionale del commissario.
La gestione pasticciata dell’operazione mascherine della società di Colleferro è finita nelle aule di giustizia civile. E adesso, dopo le azioni della società Jc, arriva il conto: oltre 203 milioni di euro.
Il caso giudiziario diventa politico e lascia nella memoria degli italiani quel periodo, fatto anche di grandi affari. Tutti ricorderanno la maxi commessa da 800 milioni di mascherine, pagate 1,2 miliardi.
Andrà tutto bene, ci dicevano in quel periodo.
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