Solo 8 migranti, meno dei 12 della volta precedente. La nave Libra della Marina militare è ripartita verso l’Albania, ospitando a bordo quattro persone in meno rispetto a quelle dell’ottobre scorso, quando il tribunale di Roma aveva bocciato la permanenza nei centri di Schengjin e Gjiader.
I migranti erano stati intercettati e soccorsi lunedì scorso in acque internazionali a sud di Lampedusa dalle autorità italiane nella nave che può ospitare fino a 200 persone.
Secondo il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il numero esiguo di persone dipende dal fatto che le prime procedure di controllo “sono molto severe”. Il ministro aggiunge che una decina di persone sono state escluse perché hanno tirato fuori il documento di identità per evitare il trattenimento.
Mentre venivano soccorsi gli 8 migranti, ne sarebbero sbarcati 1.600 sulle coste italiane e l’opposizione torna all’attacco. Angelo Bonelli punta il dito sullo sperpero di denaro pubblico: “Ogni viaggio costa 36.000 euro a migrante”, dice il portavoce di Europa Verde. Anche +Europa sottolinea il costo e definisce i centri albanesi “fuori dal diritto europeo“.
Quello legale rappresenta finora il principale problema per il governo, perché il precedente trasferimento dei 12 migranti in Albania era stato bocciato dai giudici, che avevano considerato “non sicuri“ i Paesi di provenienza (Egitto e Bangladesh).
Lo scorso 18 ottobre, il tribunale di Roma aveva ordinato il ritorno in Italia in base a una sentenza della Corte europea. Dopodiché, una settimana dopo, è entrato in vigore un decreto del governo, che ha aggiornato la lista dei Paesi considerati sicuri, mentre il Ministero dell’Interno ha presentato ricorso per la decisione dei giudici di Roma.
Sulla questione il tribunale di Bologna ha chiesto un parere alla Corte di giustizia europea, ma anche i tribunali di Palermo e Catania hanno fatto lo stesso recentemente, non convalidando il trattenimento di alcuni migranti, in attesa di un parere europeo sulla sicurezza dei Paesi di provenienza.
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