Da senatore degli Stati Uniti, Joe Biden tentò d’imporre un piano per dividere l’Iraq in tre Stati. Da
vicepresidente sovrintese agli Accordi di Minsk in Ucraina. Da presidente sta portando a termine la
distruzione dell’Iraq, diventato ingovernabile, e dell’Ucraina, trasformata in campo di battaglia.
di Hassan Hamadé.
L’inveterata abitudine delle potenze imperialiste di farsi “garanti” di ciò che sono pronte a distruggere.di Hassan Hamadé.
Con il Memorandum di Budapest del 1994, Londra, Washington e Mosca si fecero garanti del futuro dell’Ucraina. Con gli Accordi di Minsk del 2015, Berlino, Parigi e Mosca si fecero garanti della pace civile in Ucraina.
Oggi Kiev accusa Mosca di tradimento, ma i fatti dimostrano il contrario.
Sono stati Regno Unito e Stati Uniti che, riprendendo vecchie abitudini imperialiste, hanno organizzato l’attuale conflitto, allo scopo di far precipitare non solo la Russia, ma anche la Germania, in uno scontro devastante.
Hassan Hamadé ritorna sulle garanzie che le potenze imperialiste offrirono a Paesi come Libano, Iraq e Cipro, con il pretesto di preservarne gli interessi, in realtà per distruggerli.
«Guai a chi si crede ricco contando sulle promesse di persone che considera amiche». Questo proverbio arabo millenario calza a pennello all’odierna situazione dell’Ucraina e alla precedente di Grecia e Cipro.
Destinato dagli Stati Uniti già nel 2014 a provocare la Russia fino a trascinarla in una guerra d’usura, il governo Zelensky, guidato dai “neonazisti”, si è impegnato ad eseguire alla lettera la missione, senza riflettere seriamente nemmeno sulle conseguenze che questa rischiosa impresa avrà sull’Ucraina e sulla propria sopravvivenza.
Gli Stati Uniti e gli altri membri della Nato danno prova d’incessante generosità elargendo al governo di Kiev aiuti militari qualitativamente e quantitativamente cospicui, ma trascurando al tempo stesso l’aspetto socioeconomico. Un atteggiamento assurdo, giacché l’ampiezza del disastro, che colpisce profondamente tutti i settori vitali, è preludio di un futuro di grande e dolorosa instabilità sociale. Il governo Zelensky si dice pronto a tutto affinché l’Ucraina possa accedere al paradiso Nato o a quello europeo, meglio a entrambi.
Un progetto certamente troppo ambizioso alla luce dell’esperienza greco-cipriota, che dovrebbe servire da esempio e lezione a chi ha tendenza a scambiare i propri desideri per realtà; le vicende lontane e recenti, nonché la complessità delle congiunture internazionali dovrebbero invece esortare alla prudenza i sognatori e gli spiriti troppo focosi.
E se l’Ucraina è completamente indifferente alle difficoltà vissute dalla comunità greco-cipriota, il governo di Atene sembra a sua volta colpito da strana amnesia sul piano diplomatico e storico; per non parlare degli annali delle guerre di aggressione reciproche con la vicina, nonché alleata, Turchia, che non solo risalgono al passato, anche recente, ma sono storia quotidiana. Il presidente Recep Tayyip Erdogan giustifica la condanna dell’invasione russa del territorio ucraino in nome del diritto internazionale, ma questo non gli ha impedito, il 3 settembre scorso, di minacciare d’invadere al momento opportuno la vicina Grecia. Erdogan non ha misurato le parole e ha proferito minacce che non avrebbero potuto essere più chiare: «La vostra occupazione delle isole [del Mar Egeo, vicine alla Turchia] non ci vincola. Al momento giusto faremo quanto necessario. Potremmo arrivare all’improvviso, di notte». Strana alleanza in seno alla Nato e alle sue proclamate «garanzie di stabilità».
Alleanza Atlantica, integrazione parziale o completa in questa temibile macchina da guerra, integrazione parziale o totale nell’Unione Europea, favoriscono, in sogno e soltanto in sogno, il sorgere, nello Stato che nutre queste aspirazioni, dell’illusione di una protezione dell’integrità territoriale, nonché dell’indipendenza e della sovranità. Il caso di Cipro, bella e pacifica isola del Mediterraneo orientale, depositaria di un notevole patrimonio culturale, rimarrà forse per sempre l’esempio emblematico che smentisce la favola delle «garanzie» e della «protezione» che offrono alleanze militari con ambizioni imperialiste.
Con i negoziati tra le due comunità di Cipro – greco-cipriota e turco-cipriota – che tra il 1959 e il 1960 si svolsero a Zurigo e a Londra sotto l’alto patrocinio del Regno Unito, in quanto potenza mandataria, fra i governi greco e turco, ferventi difensori ciascuno della propria comunità. I negoziati sfociarono nell’Accordo di Lancaster House sull’indipendenza dell’isola di Cipro: si stabilì che tre potenze straniere sarebbero state «garanti» della stringente applicazione delle direttive per la Costituzione cipriota e quindi dell’indipendenza, sovranità e integrità territoriale della Repubblica nata dai suddetti accordi.
Chi meglio di queste potenze avrebbe potuto farsi garante della realizzazione del sogno cipriota e dell’emancipazione di quest’isola, culla della straordinaria simbiosi tra le diverse civiltà del Mediterraneo orientale, in particolare tra quella della Fenicia e della Grecia Antica? … Regno Unito, Grecia e Turchia sono Paesi membri dell’Alleanza Atlantica, nonché ligi ai suoi ordini. Cipro si sarebbe sviluppato in piena sicurezza e avrebbe goduto della pace e della tranquillità nel senso proprio dei termini. Cosa ci poteva essere di più rassicurante? …
Ma, ahimè, nessuno degli impegni assunti dai due partner della Grecia, ossia Regno Unito e Turchia, con l’Accordo di Lancaster House per un’applicazione stringente delle direttive costituzionali, fu rispettato; sicché Cipro piombò in piena impasse istituzionale causata dal boicottaggio del potere esecutivo da parte del vicepresidente, membro della comunità turco-cipriota, la cui controfirma era indispensabile per il buon funzionamento dello Stato. Quindi, in soli tre anni, il Paese ricadde in un totale immobilismo istituzionale. La giovane repubblica precipitò in una spirale fatale che favorì l’invasione dell’isola da parte dell’esercito turco, punta di diamante orientale dell’Alleanza Atlantica. L’invasione causò a luglio 1974 la tragedia del trasferimento delle popolazioni, con tutte le disgrazie che ne seguirono. Il Regno Unito lasciò fare all’alleato turco a danno dell’alleato greco. La divisione di Cipro non modificò in nulla gli interessi e i privilegi del Regno Unito, che sull’isola detiene due grandi basi militari, aerea e navale, dotate di extraterritorialità, Dhekelia e Akrotiri. Quest’ultima è la più grande base al mondo della Royal Air Force in territori d’oltremare britannici.
Cosa ne è stato di quelle tanto generose garanzie in cui si sono impegnati tre Stati membri della Nato? … Silenzio totale. Dov’è finita la credibilità della Nato verso i propri membri, nonché verso i Paesi che dice di proteggere? … Silenzio totale.
Sir Hugh Foot, ultimo Alto Commissario britannico dell’isola di Cipro, nonché direttore molto autoritario dei lavori che sfociarono nell’Accordo di Lancaster House, fu ricompensato con una lusinghiera promozione. Sua Graziosa Maestà, regina Elisabetta II, lo fece Lord, con il titolo di Lord Caradon, per ricompensarlo della sua magistrale opera nella crisi di cipriota. Lord Caradon fu protagonista anche di un altro storico appuntamento. Diventato rappresentante permanente del Regno Unito alle Nazioni Unite, il diplomatico redasse e poi minò la molto controversa risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza, successiva alla guerra arabo-israeliana del 1967. Lord Caradon speculò sulle sottigliezze linguistiche del testo della risoluzione in inglese e della traduzione francese: ritiro parziale (secondo il testo inglese) e ritiro totale (secondo il testo francese) delle truppe di occupazione israeliana dalle regioni del Golan siriano, da Gerusalemme Est palestinese, dalla Cisgiordania e da Gaza, nonché dal deserto egiziano del Sinai.
Altra curiosità storica: durante l’invasione e successiva occupazione statunitense dell’Iraq, Paul Bremer, il governatore militare, ricorse ai talenti del rappresentante permanente del Regno Unito alle Nazioni Unite, Sir Jeremy Greenstock, per stendere una nuova Costituzione per l’Iraq, redatta in modo da impedire la nascita di un nuovo Iraq unito, indipendente e sovrano. Infatti la Costituzione Greenstock ha trasformato l’Iraq in confederazione, benché la denominazione ufficiale sia «Federazione Irachena». La natura confederale influisce fortemente nelle prerogative che la Costituzione riconosce alla regione autonoma, chiamata Kurdistan Iracheno. Bisogna riconoscere che, in quanto apprendista stregone, Greenstock è uno dei più brillanti allievi di Lord Caradon, grande adepto di manipolazioni.
Questi legami tra personaggi e progetti risalgono agli anni Venti del secolo scorso. Lord Caradon fu diplomatico di grande competenza, edotto delle grandi manipolazioni politiche che accompagnarono la nascita dei nuovi Stati dopo il crollo dell’impero Ottomano. Conosceva perfettamente le diaboliche tattiche usate nelle molteplici ingerenze europee nella regione del Levante, successive agli accordi tra Soliman il Magnifico e Francesco I nel 1536. Da qui hanno origine i lavorii degli europei per creare quelle che i consoli di Francia ad Aleppo cominciarono a chiamare «minoranze», nonché in altri modi… Lo stesso Lord Caradon era sicuramente al corrente dei veri obiettivi della missione del padre della Costituzione libanese, il primo Alto Commissario civile, Henry de Jouvenel, il cui operato, come attesta la Costituzione libanese del 1926, ispirò le ricerche di Lord Caradon. Un fatto che ancora oggi i libanesi, ahimè, ignorano. La Costituzione di Cipro s’ispirò alla Costituzione libanese. È una realtà che si tende a occultare.
Questo breve e sommario escorso storico offre un’idea esatta delle cosiddette «garanzie» e «protezioni». La tragedia ucraina è solo agli inizi e il mondo potrebbe aver bisogno di un miracolo piovuto dal cielo per fermare la corsa verso il precipizio nucleare. Ripenso sovente alla famosa dichiarazione di Liz Truss, mentre si accingeva a entrare in Downing Street.: «Se necessario, sono pronta a schiacciare il bottone del nucleare». Quanto alle «garanzie» e «protezioni», impegnano solo coloro che ci credono.
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