Il Partito Comunista cinese ha varato il nuovo corso politico all’insegna della continuità della presidenza di Xi Jinping: il suo sarà il terzo mandato consecutivo.
22 Ottobre 2022 16:00
22 Ottobre 2022 16:00
Il ventesimo congresso di partito (tenuto ogni cinque anni) questa volta porta con sé radicali cambiamenti : sono stati rimossi quattro dei sette membri dell'alta dirigenza, tra cui il premier Li Keqiang, in sostanza il numero due della nazione e sostenitore di riforme orientate al mercato, che erano in contrasto con la visione di Xi, più orientato a espandere il controllo statale sull'economia.
Il congresso che si è concluso sabato, ha puntato a rafforzare la posizione del partito dichiarandolo centrale per lo sviluppo economico e il futuro della Cina.
Questo momento istituzionale per gli osservatori occidentali era assai atteso, ma coloro i quali si aspettavano di cogliere un qualche segno di indebolimento o cedimento della posizione di Xi Jinping sono rimasti assai delusi. La rimozione di Li, sebbene non del tutto inaspettata, rafforza dunque il corso voluto dal suo Presidente.
"Il congresso invita tutti i membri del partito ad acquisire una profonda comprensione del significato decisivo di stabilire la posizione centrale del compagno Xi Jinping nel Comitato centrale del partito e nel partito nel suo complesso e a stabilire il ruolo guida del pensiero di Xi Jinping", si è affermato in una risoluzione sulla costituzione approvata nella sessione di chiusura di sabato.
Li Keqiang dovrebbe formalmente rimanere in carica come premier per altri sei mesi, fino alla nomina di una nuova lista di ministri del governo.
Emblematico degli stravolgimenti in corso è poi il video in cui si vede l’ex segretario generale e del partito comunista cinese Hu Jintao, esser scortato fuori dalla cerimonia di chiusura del Congresso del Partito Comunista. Un membro dello staff sostiene Hu per il braccio mentre questi si alza. Per un momento parla anche con il presidente Xi Jinping e dà una pacca sulla spalla al premier Li Keqiang prima di essere portato fuori “a forza” dagli addetti alla sicurezza.
Sicuramente negli ambienti politici e sopratutto tra i vertici militari di Pechino covava una rabbia mal digerita per le continue provocazioni ricevute, in particolare in merito al caso Taiwan, acuitesi con la visita sull’isola della speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, e con le più recenti dichiarazioni statunitensi; un’inversione di rotta nelle stanze del potere era stata richiesta anche per dare un segnale all’estero e mostrare che la pazienza cinese non può essere infinita.
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