Sotto i nostri occhi, la Germania, che ha perso la fornitura di gas russo e potrà recuperarne nella migliore delle ipotesi un terzo dalla Norvegia, s’impantana nella guerra in Ucraina. È diventata crocevia delle azioni segrete della Nato, che a conti fatti agisce a suo danno. L’attuale conflitto risulta particolarmente impenetrabile se si trascurano i legami tra Straussiani Usa, sionisti revisionisti e nazionalisti integralisti ucraini.

La guerra in Ucraina funziona come un’esca. Calamita la nostra attenzione e ci fa dimenticare il conflitto più ampio di cui è parte. Di conseguenza, non capiamo cosa accade sul terreno di scontro e non percepiamo correttamente il modo in cui il mondo si sta riorganizzando, in particolare i mutamenti del continente europeo.

Tutto è iniziato con l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca. Si è circondato di collaboratori che aveva conosciuto durante la vicepresidenza: gli Straussiani [1]. Una piccola setta che cambia casacca politica, democratica o repubblicana, secondo il partito del presidente in carica. I membri, quasi tutti ebrei, sono seguaci dell’insegnamento orale di Leo Strauss: sono convinti che gli uomini sono cattivi per natura e le democrazie fragili. Peggio: non sono state in grado di salvare il popolo ebraico dalla Shoah e non saranno mai capaci di farlo. Credono che gli ebrei potranno sopravvivere solo imponendo una dittatura di cui dovranno mantenere il controllo. Negli anni Duemila elaborarono il Project for a New American Century. Auspicavano un «Nuovo Pearl Harbor» per colpire tanto profondamente gli statunitensi da riuscire a imporre la loro visione del mondo: di qui gli attentati dell’11 settembre 2001.

Sono informazioni scioccanti nonché difficili da accettare. Tuttavia sono corroborate da molte ricerche considerate affidabili. In particolare, la progressione degli Straussiani dal 1976 – anno di nomina di Paul Wolfowitz [2] al Pentagono – a oggi è una pesante conferma delle peggiori preoccupazioni. In Europa gli Straussiani non sono conosciuti, ma lo sono i giornalisti che li appoggiano. Vengono designati «neoconservatori». Bisogna convenire che gli intellettuali ebrei mai hanno sostenuto questa piccola setta ebraica.

Riprendiamo il racconto. A novembre 2021 gli Straussiani mandarono Victoria Nuland a ingiungere al governo russo di allinearsi alle loro posizioni. Il Cremlino rispose proponendo un Trattato a garanzia della pace, ossia contestando non solo il progetto straussiano, ma anche la cosiddetta politica di sicurezza degli Stati Uniti [3]. Il presidente Vladimir Putin ha contestato l’allargamento della Nato a est, che minaccia la Russia, nonché gl’incessanti attacchi e distruzioni di Stati da parte di Washington, soprattutto nel Medio Oriente Allargato.

Gli Straussiani hanno reagito provocando deliberatamente la Russia allo scopo di farla uscire dai gangheri. Hanno spronato i nazionalisti ucraini a bombardare i compatrioti del Donbass e a preparare un attacco simultaneo in Donbass e in Crimea [4]. Mosca, che non contava sugli Accordi di Minsk e sin dal 2015 si preparava a uno scontro mondiale, ha ritenuto fosse il momento opportuno. 300 mila soldati russi sono entrati in Ucraina per «denazificare» il Paese [5]. Il Cremlino ritiene, a buon diritto, che i nazionalisti integralisti, che durante la seconda guerra mondiale si allearono ai nazisti, ne condividano tuttora l’ideologia razzista.

Quel che scrivo è di nuovo scioccante. I libri di riferimento dei nazionalisti ucraini non sono mai stati tradotti nelle lingue occidentali, compreso il Nazionalismo di Dmytro Dontsov. Se nessuno sa cosa fece Dontsov durante la seconda guerra mondiale, tutti conoscono i crimini dei suoi discepoli Stepan Bandera e Jaroslav Stetsko, entrambi totalmente devoti al cancelliere Adolf Hitler. Agevolarono, nonché talvolta vi sovrintesero, l’assassinio di almeno 1,7 milioni di compatrioti, di cui un milione di ebrei. Di primo acchito, come ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, si fatica a crederli alleati degli Straussiani e del presidente ebreo Zelensky. Ma il primo ministro israeliano, Naftali Bennett, ha immediatamente preso posizione contro i nazionalisti integralisti ucraini [6]. Ha addirittura consigliato il presidente Zelensky di dare una mano ai russi a ripulire il Paese. I rapporti di forza spiegano come il successore di Bennett, Yair Lapid, pur condividendo le idee di Bennett e rifiutando di fornire armi all’Ucraina, faccia un discorso atlantista. Tuttavia è bene non dimenticare che Paul Wolfowitz presiedette a Washington un importante congresso con ministri ucraini in cui s’impegnò a sostenere la lotta dei nazionalisti integralisti contro la Russia [7].

Tuttavia i legami tra nazionalisti integralisti ucraini e sionisti revisionisti dell’ucraino Vladimir Jabotinsky sono storici. Nel 1921 negoziarono un accordo per unirsi alla lotta ai bolscevichi. A causa della lunga sequela di pogrom già perpetrati dai nazionalisti ucraini, la rivelazione dell’accordo provocò, al momento dell’elezione di Jabotinsky nel Comitato direttivo dell’Organizzazione Sionista Mondiale, il rifiuto unanime da parte della diaspora ebrea. Il polacco David ben Gurion, che prese le redini della milizia di Jabotinsky in Palestina, definì quest’ultimo «fascista» e «forse nazista». Successivamente Jabotinsky andò in esilio a New York, dove lo raggiunse un altro polacco, Bension Netanyahu, padre di Benjamin, che ne divenne il segretario particolare [8].

Dopo la seconda guerra mondiale la guida intellettuale Dontsov e gli assassini per antonomasia, Bandera e Stetsko, furono recuperati dagli anglosassoni. Donstov, malgrado i trascorsi di amministratore dell’Istituto Reinhard Heydrich incaricato del coordinamento della «soluzione finale» [9], andò in esilio in Canada, poi negli Stati Uniti; Bandera e Stetsko invece andarono in Germania a lavorare per la radio anticomunista della CIA [10]. Dopo l’assassinio di Bandera, Stetsko divenne copresidente, insieme a Chiang Kai-shek, della Lega Anticomunista Mondiale, ove la CIA riunì i dittatori e i criminali preferiti, tra cui Klaus Barbie [11].

Riprendiamo il filo del discorso. Gli straussiani non sanno che farsene dell’Ucraina. A loro interessa il dominio del mondo, dunque l’indebolimento degli altri protagonisti della scena mondiale: la Russia [la Cina] e gli europei. È quanto scriveva nel 1992 Wolfowitz, definendo queste potenze «rivali», cosa che non sono [12].

I russi non si sbagliano. Infatti hanno inviato in Ucraina pochissime truppe: un terzo di quelle ucraine. È quindi stupido interpretare la loro lentezza un insuccesso; in realtà le forze vengono risparmiate in vista dello scontro diretto con Washington.

Intervenendo il 16 ottobre a un giuramento di 

volontari, il primo ministro ungherese Viktor 

Orban ha dichiarato: «Chiunque pensi che la 

guerra finirà grazie ai negoziati russo-ucraini 

non vive in questo mondo. La realtà è diversa». 

Secondo Orban, solo negoziati fra Stati Uniti e 

Russia possono porre fine al conflitto.

Gli Straussiani hanno fatto pressione per il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream. Al contrario di quanto certuni pensano, il loro fine non è distruggere l’economia russa, che ha altri clienti, ma l’industria tedesca, che dal gas non può prescindere [13]. Di norma Berlino avrebbe dovuto reagire all’attacco del sovrano. Invece no! Ha fatto il contrario. Dall’ingresso in Cancelleria di Olaf Scholz il governo ha istituito un sistema per «armonizzare le notizie» [14], cui sovrintende la ministra dell’Interno, la socialdemocratica Nancy Faeser. Dal 24 febbraio 2022, ossia dall’applicazione da parte delle forze armate russe della risoluzione 2202 del Consiglio di Sicurezza, tutti i media russi che si rivolgono a un pubblico occidentale sono stati vietati dalle “democrazie”. In Germania citare la risoluzione 2202 e condividerne l’interpretazione russa è considerato «propaganda». È stupefacente vedere i tedeschi affondare con le proprie mani le istituzioni. Nel XX secolo, la Germania, che sino alla prima guerra mondiale era stata faro della scienza e della tecnica, in pochi anni diventò un Paese irrazionale, autore dei peggiori crimini. Nel XXI secolo, titolare dell’industria più competitiva a livello mondiale, la Germania ha perso di nuovo la ragione, senza motivo. I tedeschi sanciscono da soli il proprio declino a vantaggio della Polonia, nonché quello dell’Unione Europea a vantaggio dell’Iniziativa dei Tre Mari (Intermarium) [15].

Dal canto loro gli Straussiani utilizzano i privilegi che la Germania gli ha concesso: le basi militari Usa dispongono di un’extraterritorialità completa e il governo federale non ha facoltà di limitarne l’attività. Infatti nel 2002, quando si oppose alla guerra degli Straussiani in Medio Oriente, il cancelliere Gerhard Schröder non poté impedire al Pentagono di utilizzare le istallazioni in Germania come retrobase per l’invasione e la distruzione dell’Iraq.

Ed è in Germania, in Renania-Palatinato, che si è riunito il Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina. I delegati della cinquantina di Stati invitati, dopo essere stati taglieggiati per fornire a Kiev un grande quantitativo di armi, sono stati edotti sul Concetto Operativo di Resistenza (Resistance Operating Concept – ROC). Si tratta di ripristinare per l’ennesima volta le reti stay-behind, attivate alla fine della seconda guerra mondiale [16]. Furono create dalla CIA statunitense e dal MI6 britannico, in seguito furono assorbite dalla Nato. Gli ex nazisti e i nazionalisti integralisti ne costituirono la principale componente.

Dal 2013 l’attuale rete stay-behind è coordinata dalla Nato, sulla base di Stuttgart-Vaihingen (Baden–Wurttemberg), sede delle Forze Speciali Usa per l’Europa (SOCEUR). Si tratta di creare un governo [ucraino] in esilio e organizzare sabotaggi, sul modello di quanto fecero durante la seconda guerra mondiale Charles De Gaulle e il prefetto Jean Moulin. Otto C. Fiala vi ha aggiunto le manifestazioni non-violente, collaudate dal professor Gene Sharp nel blocco dell’Est, successivamente nelle “rivoluzioni colorate” [17]. Ricordiamo che, contrariamente a quanto asseriva, Gene Sharp ha sempre lavorato per l’Alleanza Atlantica [18]. La prima azione palese dello stay-behind ucraino è stato il sabotaggio del ponte di Crimea, sullo stretto di Kertch, dell’8 ottobre.

Traduzione
Rachele Marmetti