Il governo a guida Meloni ancora non c’è, le consultazioni col presidente della Repubblica devono ancora iniziare, quindi, tecnicamente, per gli affari correnti è ancora in carica l’esecutivo uscente.
Ma come si sa in politica tutto fa brodo per cercare consensi, anche a costo di rendersi ridicoli parlando di una grave crisi economica da fronteggiare, tacendo strategicamente sul perché si sia determinata questa emergenza e sul perché i cittadini fino ad oggi non siano stati messi al riparo dalle sue conseguenze, da parte di chi per anni è stato seduto sugli scranni di palazzo Chigi.
È dal 16 novembre del 2011, data di insediamento di Mario Monti, che il Partito Democratico si colloca alla maggioranza. Sono più di 10 anni che appoggiano o guidano il governo in carica, con la sola eccezione della parentesi gialloverde tra giugno 2018 e settembre 2019. Ma il PD di oggi, che punito alle urne scivola verso l’opposizione, agita lo spettro della recessione, della crisi energetica e dei costi esorbitanti che finiranno per ricadere sulle famiglie e sulle imprese. Problemi che non esistono quando il partito è al governo e che si affacciano magicamente quando passa all’opposizione.
Le condizioni economiche del ceto medio, anche per effetto delle politiche messe in piedi fino ad oggi, sono andate peggiorando. La forbice tra ricchi e poveri si allarga, sempre più famiglie sono alle prese con pesanti difficoltà economiche e solo ora che hanno perso le elezioni dal Partito Democratico si accorgono che lo Stato deve intervenire.
Arriviamo così alle ultime dichiarazioni del segretario dem Enrico Letta: “Siamo vicini a una recessione, c’è una guerra tra Russia e Ucraina, una crisi energetica. Abbiamo bisogno di un governo che governi non di un esecutivo che passi il tempo a litigare”. Il governo c’era, e c’è tutt’ora seppure ancora per poco, è quello presiduto dal Mario Draghi e il partito di Letta ne fa parte. Ora si accorgono che c’è una recessione che non è stata fronteggiata né prevista, visto che l’ex capo della BCE solo un mese fa affermava che “ancora non ci sono sintomi di una recessione”, venendo smentito poche settimane dopo dal Fondo Monetario Internazionale.
La polvere non si può nascondere a lungo sotto il tappeto e le affermazioni di Letta vanno interpretate come una mera boutade politica per recuperare consensi, facendo leva sulla memoria corta dei cittadini, che però sanno benissimo che se siamo in preda a questa crisi la colpa non può che ricadere anche su chi ha governato fino adesso.
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