Mentre Nunzia De Girolamo si taglia una ciocca di capelli con l’afflato ideale e la potenza ammonitrice di una Myrta Merlino genuflessa contro il razzismo, in Crimea saltano i ponti. “Presidente ti faccio saltare i pozzi!“, tuonava il Dottor Male ne “La Spia che ci provava” e il tono della vicenda è lo stesso.
Enrico Mentana verga un post che segue la nota teoria del rasoio di Severgnini, per cui è inutile pensare troppo a cause e concause quando si possono scrivere editoriali come temini da bambini poco agili di comprendonio. Il profondo messaggio di questi saggisti è che l’Ucraina ha bisogno di noi. Non la Palestina, tanto cara a Mentana, non l’Afghanistan, il Myanmar, lo Yemen, l’Etiopia, l’Iraq, la Siria, no; crucci da benaltristi! Non vedete le bandierine giallo-blu, i trending topic?! L’Ucraina è so hot right now! Con qualche spruzzata di esotico femminismo iraniano.
Così, il cisposo maestrino alza il ditino che olezza del più avariato farisaismo e ci dice che “non possiamo confondere la pace con il desiderio di essere lasciati in pace“. Argomento di tale esplosività retorica da convincere milioni persone a rischiare una crisi internazionale per garantire libertà agli ucraini. Vicini di casa che mi avrebbero voluto in lockdown perenne e che vivevano loro stessi da reclusi ora sono pronti al conflitto nucleare per l’affrancamento degli ucraini. Che poi, questi ucraini chi li ha mai visti o interpellati, a parte Giorgio Bianchi? Trovo sempre sorprendente che non esista l’opinione pubblica in quelle lande civilizzate. Perché da quelle parti mica vivono sotto il regime zarista-putiniano, dove nessuno osa opinare.
Eppure, non si sa che cosa pensi la gente comune di ciò che sta accadendo. In un Paese notoriamente democratico come l’Ucraina ci saranno voci pro-resistenza incondizionata, voci contro, almeno voci, grida, canzoni. “Viva l’Ucraina, l’Ucraina liberata. L’Ucraina del walzer e l’Ucraina del caffè, l’Ucraina derubata e colpita al cuore, viva l’Ucraina, l’Ucraina che non muore.” E invece niente. Parla solo Volodimiro Zelensky, il milite in smart working, sempre in trincea multimediale, da Sanremo al Festival di Cannes. Ma in fondo c’è poco da dire o cantare, perché ora gli ex pacifisti arcobaleno ci spiegano che cicalare di pace è facile, ma quando c’è un invasato e un invaso, noi dobbiamo batterci al fianco dell’invaso. Costi quel che costi, foss’anche una recessione o qualche collisione con neutroni liberi. Whatever it takes, insomma.
Questo motto così moderato e familiare mi riporta alle recenti quanto balsamiche parole di Mario Draghi: “Stiamo discutendo di gas da sette mesi. Abbiamo speso decine di miliardi dei contribuenti europei, serviti a foraggiare la guerra di Mosca e non abbiamo ancora risolto nulla“. Grazie Presidente, l’Italia non vi meritava, ma il vostro fuoco interiore saprà scaldarla durante le invasioni degli anticicloni russo-siberiani. Per fortuna il futuro del nostro Paese non si definisce solo nel solco dei miliardi sperperati in nobili benché velleitarie operazioni di guerra, ma viene forgiato da piccoli grandi episodi di epica metropolitana:
Leggo infatti su Repubblica di una faida trap ricca di batticuore e sentimento, fra sparatorie in Corso Como, tradimenti e accoltellamenti, con protagonisti il 21enne Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, il suo collega di rap e scorribande Mohamed Lamine Saida detto Simba La Rue e la sua infida fidanzata nonché attrice hard, Bibi Santi; i loro manager, Chakib “Malippa” Mounir e Marilson Paulo Da Silva; gli amici Andrea Rusta, 22 anni, Ndiaga Faye, 25enne già coinvolto nel rapimento di Baby Touché come “Malippa”, il 24enne Pape “Abbes” Loum e il 25enne Alassane “Schetta” Faye, fratello di Ndiaga...ecc.ecc...
Viva l’Italia con gli occhi aperti nella notte triste, viva l’Italia, l’Italia che resiste.
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