Mai come in questi giorni Beppe Grillo è tornato ad essere invocato dal Movimento come padre spirituale, garante, nume tutelare, punto di riferimento, ancora di salvezza, aruspice. Era stato lui a chiedere la convergenza con il Pd a Palazzo Chigi e ora Luigi Di Maio, da sempre più che riluttante, dà la colpa del flop umbro proprio all’alleanza di governo e dice, in sostanza: avete visto, mi avete costretto a stare con il Pd e questo è il risultato. Quindi blocca le prossime alleanze elettorali, dall’Emilia alla Calabria. Ma non fa altro che suscitare l’ira dei gruppi parlamentari, in rivolta, che chiedono a gran voce un’assemblea....
Il tweet ritirato: pensavo peggio
Per questo gli occhi di tutti sono puntati sul blog di Grillo e sui suoi account social. Per un fugace momento, sul suo Twitter, compare un cinguettio: «Pensavo peggio...». Il tempo di pentirsi o forse di avere un’idea più incisiva e pochi minuti dopo compare un link a un video dei Soundgarden del 1994: «Black hole sun». Canzone simbolo del grunge, che immaginava la fine del mondo come un buco nero che inghiottisce tutto. La cantava Chris Cornell, che due anni fa si è tolto la vita, e che disse: «Ho scritto questa canzone dopo aver visto per tutto il giorno film horror». Lo stesso che hanno visto i 5 Stelle e Di Maio, che però qualcuno tra i critici immagina soddisfatto: «Non ha neanche fatto un comitato elettorale. È stata un’alleanza imposta dall’alto, per far fallire tutto e poter alzare la voce». Eppure nessuno più di Di Maio, oggi, ha bisogno del Pd. Perché non ha più carte da giocare: non può tornare indietro, da Matteo Salvini, e non può andare alle urne. Può rialzare la testa però, e quindi prova a congelare tutto, bloccando la trasformazione in alleanza vera con il Pd.
Buffagni: meglio soli
Il gruppo è diversamente furente. Ci sono i ministri esclusi dal governo, nostalgici della Lega, che contestano la convergenza con i dem. Più folto quello dei filo Pd che gli contestano le titubanze e l’accentramento del potere (chiedono un passo indietro da capo delegazione). Un fronte trasversale del disagio che rischia di coalizzarsi oggi nella tormentata elezione del nuovo capogruppo. Tra i critici si fa notare Elio Lannutti: «Quando si tradiscono principi e valori, si cercano ancora giustificazioni alle sconfitte plurime? Senza correzioni degli errori, andremo dritti verso l’irrilevanza, se non l’estinzione». Roberta Lombardi: «Quante sveglie dobbiamo prendere per capire che non è più tempo di traccheggiare?». Stefano Buffagni chiosa: «Meglio soli che male accompagnati. Appuntiamo il messaggio in foto in cameretta tutti». Bisognerà appuntarlo anche nella cameretta di Grillo. Oltre che di quella di Roberto Fico e altri dirigenti e peones del Movimento, poco convinti della «terza via», poco blairiana, lanciata da Di Maio.-----
28 ottobre 2019 (modifica il 29 ottobre 2019 | 12:06)
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