Le imprese vedono l'Italia in bilico tra ripresa e recessione. Nel 2020 "svolta" possibile solo con un taglio del cuneo fiscale significativo, chiedono di ampliare la platea degli 80 euro e intervento su Irpef.
Altro non si poteva fare perché l’eredità lasciata dal governo gialloverde era “un’ipoteca”
sui conti pubblici, ma tutti gli impegni obbligati hanno un prezzo da pagare e quello del
Conte 2 è l’aver tirato su la manovra più restrittiva dai tempi del governo guidato da
Enrico Letta. È il Centro studi di Confindustria a delimitare il perimetro della legge di
bilancio dell’esecutivo M5s-Pd: l’espansione di cui parlano il premier Giuseppe Conte e
il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri non c’è. C’è invece un intervento di natura
sanitaria, con coperture che non sono “esaustive” e un assetto che potrebbe addirittura
non bastare a rispettare il Patto di stabilità. E questo significa che Bruxelles potrebbe
chiedere una nuova correzione molto presto, già a novembre....
sui conti pubblici, ma tutti gli impegni obbligati hanno un prezzo da pagare e quello del
Conte 2 è l’aver tirato su la manovra più restrittiva dai tempi del governo guidato da
Enrico Letta. È il Centro studi di Confindustria a delimitare il perimetro della legge di
bilancio dell’esecutivo M5s-Pd: l’espansione di cui parlano il premier Giuseppe Conte e
il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri non c’è. C’è invece un intervento di natura
sanitaria, con coperture che non sono “esaustive” e un assetto che potrebbe addirittura
non bastare a rispettare il Patto di stabilità. E questo significa che Bruxelles potrebbe
chiedere una nuova correzione molto presto, già a novembre....
L’analisi dei tecnici di viale dell’Astronomia misura l’efficacia del primo intervento
economico del governo, che si cala in un clima difficile. L’economia è in bilico tra
ripresa e recessione. Il Pil è inchiodato allo zero (+0,4% il prossimo
anno solo senza gli aumenti di Iva e accise), come i consumi. Ogni passo è delicato,
a
maggior ragione che gli impegni obbligati ci saranno anche nel 2020: bisognerà ancora
destreggiarsi tra la flessibilità da chiedere all’Europa e la possibilità di mettere solo
pochi spiccioli sulla crescita. Per quest’anno, la vera questione è questa: l’equilibrismo tra
il recente passato e uno sforzo verso il futuro che parte piano, con l’auspicio di
rafforzarsi nei
prossimi due anni. Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, lo spiega
bene,
parlando di una manovra “cauta”. Dove la cautela è una necessità perché il Paese deve
dare
innanzitutto una prova di credibilità sul fronte della sostenibilità dei conti per poi
spingere
l’acceleratore su un programma ambizioso ma in un arco temporale più lungo,
triennale.
economico del governo, che si cala in un clima difficile. L’economia è in bilico tra
ripresa e recessione. Il Pil è inchiodato allo zero (+0,4% il prossimo
anno solo senza gli aumenti di Iva e accise), come i consumi. Ogni passo è delicato,
a
maggior ragione che gli impegni obbligati ci saranno anche nel 2020: bisognerà ancora
destreggiarsi tra la flessibilità da chiedere all’Europa e la possibilità di mettere solo
pochi spiccioli sulla crescita. Per quest’anno, la vera questione è questa: l’equilibrismo tra
il recente passato e uno sforzo verso il futuro che parte piano, con l’auspicio di
rafforzarsi nei
prossimi due anni. Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, lo spiega
bene,
parlando di una manovra “cauta”. Dove la cautela è una necessità perché il Paese deve
dare
innanzitutto una prova di credibilità sul fronte della sostenibilità dei conti per poi
spingere
l’acceleratore su un programma ambizioso ma in un arco temporale più lungo,
triennale.
Numeri alla mano, per Confindustria la legge di bilancio del governo giallorosso è
restrittiva
per circa 8 miliardi. Era dal 2013 che un esecutivo non era costretto a un intervento
simile.
“Il giudizio non è negativo”, precisa il capo economista di Confindustria Andrea
Montanino,
perché il deficit si sta avvicinando alla soglia critica del 3%: una strada alternativa
alla
correzione, insomma, non era possibile, ma questo dato deve contemplare anche
una
considerazione di realtà e cioè che questa manovra non ha uno spazio di crescita degno
di
questa definizione. E poi c’è l’impegno a trovare le risorse per coprire i costi della
manovra
da 29 miliardi. Chi pensa di toccare le aliquote Iva - tema che ha fatto deflagrare lo
scontro
tra il Pd e i renziani - è avvisato: riordinarle può fare pagare alle famiglie un salasso
da 169
euro all’anno. Al massimo, se proprio sarà necessario, allora il consiglio delle imprese
è di
aumentare le aliquote sui beni di lusso.
restrittiva
per circa 8 miliardi. Era dal 2013 che un esecutivo non era costretto a un intervento
simile.
“Il giudizio non è negativo”, precisa il capo economista di Confindustria Andrea
Montanino,
perché il deficit si sta avvicinando alla soglia critica del 3%: una strada alternativa
alla
correzione, insomma, non era possibile, ma questo dato deve contemplare anche
una
considerazione di realtà e cioè che questa manovra non ha uno spazio di crescita degno
di
questa definizione. E poi c’è l’impegno a trovare le risorse per coprire i costi della
manovra
da 29 miliardi. Chi pensa di toccare le aliquote Iva - tema che ha fatto deflagrare lo
scontro
tra il Pd e i renziani - è avvisato: riordinarle può fare pagare alle famiglie un salasso
da 169
euro all’anno. Al massimo, se proprio sarà necessario, allora il consiglio delle imprese
è di
aumentare le aliquote sui beni di lusso.
Quello dell’Iva è un altro nervo scoperto della manovra che viene toccato da viale
dell’Astronomia. Nonostante le rassicurazioni di Conte e di Gualtieri, c’è chi nel
governo e
nelle sue appendici - leggere 5 stelle e i renziani - tiene il tema sempre in campo. E
così il
titolare del Tesoro, intervenuto alla presentazione del rapporto del Centro studi, si è
trovato costretto a ripetere per l’ennesima volta che un eventuale riordino delle
aliquote
sarà a gettito zero, senza cioè nuovi aggravi. A lui è toccato tenere il punto sulla
validità delle
scelte dal governo: fiducioso, il ministro, che i primi passi sono giusti, con una stima
del
Pil 2019 a +0,6% definita “equilibrata e prudente”, viatico per ritornare il prossimo
anno a
Confindustria per parlare di “un’Italia in crescita”.
dell’Astronomia. Nonostante le rassicurazioni di Conte e di Gualtieri, c’è chi nel
governo e
nelle sue appendici - leggere 5 stelle e i renziani - tiene il tema sempre in campo. E
così il
titolare del Tesoro, intervenuto alla presentazione del rapporto del Centro studi, si è
trovato costretto a ripetere per l’ennesima volta che un eventuale riordino delle
aliquote
sarà a gettito zero, senza cioè nuovi aggravi. A lui è toccato tenere il punto sulla
validità delle
scelte dal governo: fiducioso, il ministro, che i primi passi sono giusti, con una stima
del
Pil 2019 a +0,6% definita “equilibrata e prudente”, viatico per ritornare il prossimo
anno a
Confindustria per parlare di “un’Italia in crescita”.
Questo oggi, ma come provare a dare un segno diverso all’economia e soprattutto come
può il governo smarcarsi dal peso del passato? Per le imprese il 2020 può essere un anno
di svolta solo a patto di sfruttare i tassi bassi per ricreare fiducia, rilanciare gli investimenti
privati e avviare il taglio del cuneo fiscale “in modo significativo”. Qualcosa di molto diverso
rispetto a quanto scritto nella cornice della manovra, dove all’intervento sulle tasse che
gravano sulle buste paga sono stati destinati appena 2,7 miliardi, con un alleggerimento
previsto di 500 euro.
può il governo smarcarsi dal peso del passato? Per le imprese il 2020 può essere un anno
di svolta solo a patto di sfruttare i tassi bassi per ricreare fiducia, rilanciare gli investimenti
privati e avviare il taglio del cuneo fiscale “in modo significativo”. Qualcosa di molto diverso
rispetto a quanto scritto nella cornice della manovra, dove all’intervento sulle tasse che
gravano sulle buste paga sono stati destinati appena 2,7 miliardi, con un alleggerimento
previsto di 500 euro.
L’agenda consegnata da Confindustria al governo punta principalmente su lavoro e fisco.
Oltre all’intervento sul cuneo, la direzione di marcia ingloba l’ampliamento della platea dei
beneficiari degli 80 euro ai lavoratori incapienti. E poi si suggerisce un intervento sull’Irpef,
con l’allineamento dell’aliquota del secondo scaglione a quella prevista oggi per il primo.
Per farlo, però, servono 8 miliardi. A trovarli.
Oltre all’intervento sul cuneo, la direzione di marcia ingloba l’ampliamento della platea dei
beneficiari degli 80 euro ai lavoratori incapienti. E poi si suggerisce un intervento sull’Irpef,
con l’allineamento dell’aliquota del secondo scaglione a quella prevista oggi per il primo.
Per farlo, però, servono 8 miliardi. A trovarli.
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