sabato 5 ottobre 2019

L’Espresso: “M5S, i dieci anni e il disagio di festeggiarli”...e almeno dieci salti mortali per sopravvivere!



Roberto Speranza © ANSA PS: ...ecco la foto dell'unica-ultima Speranza che hanno ancora per sopravvivere...!!!!                                                                                                                                      umberto marabese                                                                                                                                                  ------------------------
(DI SUSANNA TURCO – http://espresso.repubblica.it) –
 In principio fu il Non. Il «non partito», la «non associazione», che non ha indirizzo né soldi, come si spiegava minuziosamente nel «Non statuto: «Il Movimento Cinque stelle non è un partito, né si intende lo diventi in futuro», recitava l’articolo 5. Sarà per questo che oggi, cadendo giusto i dieci anni della sua nascita- il 4 ottobre 2009 al Teatro dal Verme di Milano – il Movimento Cinque stelle non sembra avere molta voglia di festeggiare. Tutti i suoi principi fondamentali, in un decennio, sono caduti...

Il principio dell’«uno vale uno» è a prendere polvere in cantina da anni. Il non statuto è stato sostituito da altri due statuti, l’orrore per «la mediazione di organismi diretti o rappresentativi» mutato in una struttura di partito vera e propria: un capo politico, un garante, una assemblea un comitato di garanzia, un collegio di probiviri, e all’orizzonte si profila addirittura una segreteria con «diciotto facilitatori». La regola dei due mandati sta sfumando nella sublime trovata del «mandato zero» preannunciato in estate da Di Maio. L’assenza di circolazione del denaro – dal no alla quota di iscrizione al no ai rimborsi pubblici – è diventata obbligo per gli eletti a versare trecento euro al mese alla Rousseau. Il no alle alleanze si è tradotto in un sì alle alleanze che ha dell’inedito almeno dagli anni Novanta: prima con la Lega, poi col Pd. In fondo, alla fine, l’unica cosa che è rimasta costante è il potere di Casaleggio, trasmesso di padre in figlio, ed esercitato ora attraverso la piattaforma, come prima attraverso la Casaleggio Associati e il blog di Grillo.
Già, Grillo. È proprio lui a salutare l’arrivo del decennio: «Se io fossi il MoVimento, oggi sarebbe il mio compleanno», esordisce con un post non propriamente pimpante, nel quale peraltro usa la prima dizione dell’M5S, quella con maiuscola la V di Vaffa, relega la celebrazione alla scena finale del film “Francesco giullare di Dio” e inchioda l’alleanza col Pd alla seguente alternativa: Necessità di poltrone oppure uno step evolutivo della politica». Entusiasmo a fiumi.
Nessun riferimento alla festa annuale, Italia5Stelle, che tra una settimana a Napoli, il 12 e 13 ottobre, celebrerà anche il decennale. Niente, d’altra parte, circola nelle bacheche social dei leader del Movimento. Su Facebook Luigi Di Maio ripropone la sua ultima intervista televisiva, Alessandro Di Battista il compleanno del figlio, Roberto Fico un incontro con bimbi bielorussi, Roberta Lombardi un post di Grillo, Vito Crimi una mostra su Leonardo, Paola Taverna un evento sulla non violenza: lei, almeno, ha messo in copertina la brochure di Italia5Stelle, ma è l’unica.

M5s: dieci anni, una metamorfosi


M5S nasce ufficialmente il 4 ottobre 2009 a Milano, al teatro dal Verme, sotto le insegne della democrazia diretta e del grido «mandiamoli tutti a casa». In quel tempo, l’intero Movimento ruota attorno a Beppe Grillo, che fa tutte le parti in commedia, compresa quella del comiziante in giro per le piazze della campagna elettorale. In questa foto è a Napoli, dicembre 2009, per la presentazione della lista delle regionali, accanto a un giovanissimo Roberto Fico, in giacca extra-size

(DI SUSANNA TURCO – http://espresso.repubblica.it) – Volevano «mandare tutti a casa», adesso girano sulle auto blu. Da Grillo a Di Maio, dalle piazze alle poltrone, dallo streaming ai voli di Stato. Ecco l’album del movimento che non voleva farsi partito.
Gianroberto Casaleggio. È lui il cuore di tutto, il pensiero dietro le quinte, l’origine di un esperimento che da subito trova in Beppe Grillo il suo interprete ed estensore. Se il comico è il frontman, l’ex ingegnere della Olivetti è l’anima esoterica e schiva del Movimento. La sua scomparsa, nell’aprile 2016, apre un baratro senza ritorno negli equilibri dei Cinque stelle.
Lo Tsunami Tour, che accompagna la campagna elettorale per le politiche 2013 è l’autentico spartiacque nella vita del Movimento 5 Stelle. Fin lì, un’onda dai tratti rivoluzionari e populisti. Di lì in poi, con l’ingresso nei Palazzi che contano, l’apprendistato partitico per arrivare, dopo cinque anni, al governo.
Il 4 ottobre 2009, giorno della fondazione, Giovanni Favia, quello che all’epoca era il primo consigliere comunale grillino, a Bologna, sedeva in prima fila al Teatro dal Verme a Milano. Beppe Grillo lo fece alzare e disse: «È da ragazzi come lui che partirà la rivoluzione». Sarà espulso nel dicembre 2012 insieme con Federica Salsi, segnando l’incipit di una nuova Era, diversa da quella immaginata.
Difficile ormai crederlo, ma c’è stato un tempo in cui ai Cinque stelle era vietato andare in tv. Il momento di svolta, la campagna elettorale per le europee 2014. Quando, col M5S in calo nei sondaggi, Beppe Grillo si risolve ad andare da colui che all’epoca era dipinto come il capo dei cattivi del sistema televisivo: Bruno Vespa. Non servirà ad aumentare i voti, ma di lì in poi i grillini, nel piccolo schermo, dilagheranno.
L’Età dello streaming estremo (ormai pressoché scomparso) ha il suo apice negli incontri con Pierluigi Bersani (2013) e Matteo Renzi (2014), durante le rispettive consultazioni, per esplorare se è possibile una alleanza di governo tra Pd-Cinque stelle. Margini, all’epoca, non ce ne sono: entrambi i meeting sfumano in gag. Nel primo, Roberta Lombardi, seduta accanto a Vito Crimi, esclama: «Sembra di stare in tv!». Il secondo è noto per la frase spazientita di Renzi a Grillo: «Esci da questo blog, Beppe!».
L’ingresso nei Palazzi e la progressiva uscita di scena di Casaleggio senior segnano l’ingresso di un nuovo equilibrio. Un passaggio fondamentale è quello del «passo di lato» annunciato da Beppe Grillo nell’autunno 2014: «sono un po’ stanchino», dice. Al suo posto, entra in gioco il cosiddetto Direttorio a cinque, che poi è un triumvirato: Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico. È la fine dell’«uno vale uno», l’inizio del triennio durante il quale Di Maio diventerà capo politico del Movimento.
Le amministrative del maggio 2016 sono per i Cinque stelle il coronamento del successo elettorale del 2013, quando il Movimento si era affermato come primo partito alla Camera. I due principali successi, a Roma e a Torino, con l’elezione di Virginia Raggi e Chiara Appendino. Giovani, donne e sindache: simbolo di una rivoluzione che, in quel momento, sembra ancora a portata di mano.
Una vita all’ombra del padre, dopo la sua morte nel 2016 Davide Casaleggio a 40 anni tondi eredita l’intera sua impresa. La Casaleggio associati, l’Associazione Rousseau e, attraverso questa, il controllo sul Movimento, che accompagna nell’apice del successo e nella successiva parabola discendente. Del padre ha il cognome, non il carisma, e lo sa.
S’era detto mai alleati. S’era detto mai con la Lega. Dopo tre mesi di trattative, e settimane di scrittura del contratto di governo, i Cinque stelle fotografano la loro metamorfosi. Primo giugno 2018, giuramento del governo Conte I. Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i due vicepremier, scherzano amichevolmente e sembrano conoscersi da un pezzo.---
Altro giro, altra corsa. 5 settembre 2019. Dopo quattordici mesi, e la crisi di governo più pazza del mondo, i Cinque stelle si presentano di nuovo al Quirinale per il giuramento, ma hanno cambiato sposo: stavolta sono a braccetto del Pd. I toni sono più bassi, come nei secondi matrimoni, ma i due gruppi umani sembrano più affini di quanto non sembrassero nel governo giallo-verde.

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