(Bartolomeo Prinzivalli) –
Ben pochi sono realmente consapevoli del dramma umano che si sta consumando in queste ore: il rinvio a sei mesi dei bandi per il TAV di fatto smonta il clamore mediatico intorno all’opera, su cui sarà impossibile mantenere viva l’attenzione per questo lasso temporale senza nuove succose indiscrezioni, proclami roboanti ed esperti prezzolati che ne sviscerino favolose qualità o terribili sciagure in caso di mancata realizzazione oltre a quanto già detto; nell’epoca delle notizie lampo, delle “breaking news”, la gente dimentica l’argomento di cui si parla in una decina di giorni al massimo, relegandolo all’amarcord, per cui fra sei mesi sarà necessario rimbastire la trama, riorganizzare l’intrigo daccapo. Una faticaccia.
Per adesso agli orfani di tale meraviglia resta solo il cordoglio, la commemorazione: li troveremo scalzi, in pellegrinaggio per lasciare un fiore all’imboccatura del tunnel esplorativo, o forse a grattare con le mani lì dove sarebbe sorto l’ingresso del traforo per lasciare testimonianza che almeno qualcosa sia stato scavato, o ancora ad appoggiare l’orecchio alla montagna bussando col pugno nella speranza vana di udire dall’altro lato una risposta dalla controparte francese, compagna nella miseria e nel dolore. I più affranti, come sovente accade, sono i personaggi noti, portatori sani della pena e simboli viventi dello strazio inconsolabile: Chiamparino, ottenebrato dal senso di perdita, parla di banane, forse immaginando vagoni e vagoni carichi del prezioso frutto fare la spola fra Torino e Lione fra lo stupore generale, ma ciò non accadrà, per il momento....
Berlusconi ne narra come di un’opera ambiziosa capace di congiungere l’equatore agli anelli di Saturno, dove avrebbe potuto chiedere il trasferimento dei suoi ultimi processi nella speme di un giudice più clemente, o in alternativa corruttibile.
Zingaretti pubblicizza “pasticcio indecente”, forse il titolo l’ennesimo episodio della serie interpretata dal fratello, da cui dovrebbe prendere lezioni nei ruoli drammatici, poiché in quelli farseschi già non ha eguali. Le madamine in via d’estinzione ogni giorno si contano e sono sempre meno, come in un romanzo di Agatha Christie, destinate, ma non rassegnate, a svanire nell’oblio assieme al foglietto “sì Tav subito”, quell’opera d’arte a metà strada fra una poesia del Carducci ed il vangelo di San Giovanni, talmente avanti che solo fra decenni potrà essere riconosciuta ed apprezzata in pieno; noi non siamo ancora pronti, né degni.
La Picierno vede naufragare la sua brillante teoria dell’analisi costi/benefici postuma, in continuità e coerenza col suo stile di vita che consiste prima nell’aprir bocca per poi comprendere dall’ilarità innescata l’entità della baggianata proferita; capire quel che si può, beninteso. Infine il ministro verde affonda il dispiacere fra le calorie e gli zuccheri di una torta di compleanno, confidando che i valori fuori scala del colesterolo possano fargli dimenticare le ultime dichiarazioni dell’io non mollo, io vado fino in fondo, io apro, io chiudo, io socchiudo, io chiudo poi apro di colpo e faccio cucù; no, quello era l’altro Matteo.
Ma il dolore più grande, il dolore nascosto, è la consapevolezza che tutto questo svanirà, come lacrime nella pioggia…
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