Il quarantasettenne senegalese Ousseynou Sy, italiano dal 2004, che oggi ha provato a dare fuoco a 51 bambini imprigionati sul pullman che li doveva riportare a casa dopo una giornata di sport, ha inaugurato una stagione nuova. Disinteressiamoci per il momento del fatto che il signore avesse precedenti penali per abuso sessuale e per guida in stato di ebbrezza, circostanza che già da sola grida vendetta. Come è possibile infatti che a qualcuno con la sua storia personale venga affidata la guida di veicoli pesanti che circolano sulle strade, mettendo a repentaglio le nostre vite e quelle dei nostri figli? I gestori della linea sostengono che “non lo sapevano“, ma di certo sarà necessario implementare regolamenti e controlli definitivamente più stringenti.
Tralasciando in ogni caso questo aspetto – dicevo –, è il movente del suo gesto a destare francamente molto sgomento. Se avesse urlato “Allahu Akbar”, ci saremmo trovati di fronte all’ennesimo caso che i media avrebbero tranquillamente potuto classificare nel corposo faldone del cosiddetto terrorismo islamico. Certo: essendo il primo attentato a verificarsi sul suolo italiano, il fatto avrebbe drasticamente cambiato la statistica che vede Francia, Germania e Regno Unito dividersi il podio per numero di casi. Si sarebbe aperto un fronte politico infuocato, con l’entusiastico beneplacito dell’Europa Unita, avremmo capito di essere diventati un obiettivo anche noi e la discussione si sarebbe concentrata sulla necessità di restringere gli spazi di libertà per aumentare la sicurezza. Tutto già visto...
Invece no: il senegalese non urla contro gli infedeli in quanto occupanti illegittimi della sacra terra islamica, non ce l’ha con i cristiani in quanto espressione di una fede religiosa diversa, né con l’Occidente laico in quanto portatore di una innata blasfemia, e neppure ce l’ha con i bianchi per il colore della loro pelle, né con i colonizzatori che depredano le risorse africane (anche perché in quel caso sarebbe stato più logico prendersela con i francesi, che controllano l’Africa con il Franco CFA). No: Ousseynou Sy se la prende con i bambini, con i nostri bambini in quanto, per una brutale, feroce e paradossale legge del contrappasso, essi dovrebbero pagare per le morti dei migranti nel Mediterraneo, presumibilmente – andrebbe verificato – di tre delle sue figlie.
Stante il fatto che i pazzi sono ovunque, e che qualunque svitato può trovare in una qualunque motivazione la convinzione della necessità di compiere gesti efferati per trovare una qualche forma di compensazione alle ingiustizie della vita, resta il fatto che questo signore dichiara un movente che non è affatto casuale, e che guarda caso reclama soddisfazione proprio all’indomani di fatti (la questione della “Mare Jonio”) che incendiano l’opinione pubblica e la dividono, esacerbandola, e nel giorno stesso in cui al Senato della Repubblica si consuma un processo politico al Ministro dell’Interno Matteo Salvini (sul caso della nave Diciotti).
Cosa sottende il gesto sconvolgente dell’autista del Senegal, che solo per la prontezza di un bambino e per la bravura dei carabinieri non si è trasformato nella peggiore tragedia della nostra storia recente? Innanzitutto un’idea completamente sballata, ovvero che se molti esseri umani si sono spinti fino al mar Mediterraneo tentando di attraversarlo con mezzi di fortuna, alcuni andando incontro a una disgraziata morte, questo sia in qualche modo imputabile al nostro Paese, ai suoi politici e ai nostri figli. Questo Ousseynou si è cioè in qualche modo convinto che se gli africani scappano dai loro paesi e si imbarcano su un gommone, la colpa sia degli italiani. Ovviamente questo è falso: se anche ammettessimo la logica per la quale sia necessario individuare un colpevole al fine di punirlo, in un quadro di responsabilità geopolitica, questo deve essere cercato eventualmente nei paesi che ancora mantengono un’influenza coloniale sull’Africa e ne frenano la crescita: la gente, sfruttata e senza futuro, non trova altra soluzione che emigrare, tentando di raggiungere le aree del mondo più ricche. L’Italia centra come i cavoli a merenda. Ma c’è un’altra convinzione alla base del gesto criminale di oggi, un’idea ancora più campata per aria ma che probabilmente aveva messo radici profonde: qualcuno ha dato modo a questo italiano di origini senegalesi di pensare che i migranti muoiano perché nessuno li soccorre, ovvero che vengano lasciati deliberatamente annegare da un’Italia “che odia”, un’Italia “razzista”, un’Italia egoista, cinica e crudele: un’Italia assassina.
Ovviamente anche questa fantasia non ha alcun rapporto con il mondo reale: non c’è un solo migrante che sia morto perché deliberatamente non è stato soccorso, e nessun politico, mai, si è mai sognato di dire o anche solo di pensare che le persone che sono in difficoltà, in mare, non vadano soccorse e messe in sicurezza. Anzi: è una precisa e costante preoccupazione, per chiunque affronti oggi nel dibattito pubblico la questione migranti, precisare che prima di tutto vengono le vite umane. Quello che semmai è in discussione è l’opportunità, dopo avere prestato tutte le cure del caso, di acconsentire allo sbarco in Italia dei migranti – perlopiù economici – piuttosto che obbligare gli altri Stati membri della UE a fare la loro parte e dividersi l’onere dell’accoglienza. Nessuna politica dei “porti chiusi” ha mai messo in discussione la salute delle persone a bordo delle navi delle Ong: anche nel caso della Diciotti – quello più controverso – i migranti sono sempre stati assistiti dalle imbarcazioni della guardia costiera e della guardia di finanza che hanno provveduto a portare a bordo vivande, farmaci e medici. Peraltro, il numero dei migranti annegati recentemente si è drasticamente ridotto, come ricordato nel discorso del Ministro dell’Interno oggi al Senato.
Ciononostante, questo italiano di origini africane è arrivato a convincersi che la colpa delle vittime di questa immensa pressione migratoria sia nostra, degli italiani e di Salvini (così come riporta perfino un titolo del Corriere della Sera). E se ne è convinto a tal punto da arrivare a determinarsi di punire il nostro Paese nel peggiore dei modi, col sacrificio della vita di cinquantuno bambini innocenti, casualmente il giorno successivo in cui qualcuno ha forzato le regole, accusando implicitamente il Ministro dell’Interno di mettere a rischio la vita dei migranti sul peschereccio “Mare Jonio” (inventandosi un Mare Forza 7 in presenza di onde di due metri e mezzo), con la stampa e tutti i partiti sovvenzionati dai magnati alla George Soros (come quello di Emma Bonino) a rinforzare l’idea che il nostro Paese sia responsabile delle vittime nel Mediterraneo, per la sua politica di accoglienza diversa da quella dei governi precedenti. Ma, come abbiamo visto, la politica di accoglienza non ha nulla a che vedere né con le motivazioni che spingono i migranti a partire, né con il fatto che alcuni di loro sfortunatamente trovino la morte in mare. Anzi: si può intuitivamente argomentare che sia proprio la politica dei porti sempre aperti a spingere le persone a mettere a rischio la propria vita, illudendosi di trovare oltremare una facile via di uscita ai loro problemi.
Se Ousseynou Sy si è convinto che la colpa di quello che succede in Africa sia dei bambini italiani, è perché è stato sobillato per mesi e mesi da campagne sovvenzionate da capitali stranieri, pro-immigrazioniste, che hanno strumentalizzato le disgrazie dei migranti economici per tentare di rovesciare il Governo ed ottenere nuovamente il potere a qualunque costo, con qualunque mezzo, anche quello giudiziario, campagne orchestrate da chi è stato disposto ad etichettare come assassini gli italiani i quali, dopo decenni di sbarchi programmati di centinaia di migliaia di semiclandestini raccolti al solo scopo di consegnarli al sottobosco dei lavoratori senza diritti per cooperative senza scrupoli, più che legittimamente vogliono solo ripensare le loro politiche di immigrazione. Se l’autista del pullmann dove viaggiavano cinquantuno bambini ha pensato che gli assassini siamo noi, gli italiani, e che andavamo puniti nel peggiore dei modi, è perché ci sono altri italiani – diversamente italiani – che a forza di bugie e strumentalizzazioni hanno finito per convincerlo che la colpa non può che essere nostra e solo nostra, esseri orribili che non siamo altro!
Chi sono questi italiani? Non c’è bisogno di elencarli uno per uno: sono quelli che alimentano il cosiddetto “pull factor”, fingendo di passare per caso in zone di mare dove invece sono già d’accordo per incontrare gommoni pieni di esseri umani spinti ad avventurarsi in mare, gommoni che poi bucano; sono quelli che illudono i migranti che in Italia c’è posto per tutti e li spingono così a partire, ma una volta arrivati qui li rinchiudono (loro sì) dentro a prigioni dalle quali spesso escono solo scappando (ma intanto i gestori si sono pappati una lauta e milionaria diaria elargita dallo Stato); sono quelli che dicono che noi non facciamo più figli, e invece di capire che non li facciamo perché hanno incentivato privatizzazioni e razzie, impoverendo il tessuto produttivo, progettano una popolazione di rimpiazzo composta da decine di milioni di nuovi “cittadini europei” come Ousseynou Sy, che prima o poi magari impazziscono per il dolore e danno fuori di matto; sono quelli che prendono a bordo i migranti sulle loro bagnarole ricondizionate, pagate da tutti tranne che dagli italiani, e poi fingono di avere un mare in condizioni avverse, così possono forzare i confini del territorio italiano (che se fossero in Spagna o in Australia verrebbero presi a fucilate, ma poi gli assassini siamo noi); sono quelli che prendono un Ministro della Repubblica eletto con un preciso programma elettorale e poi tentano di processarlo perché vuole realizzare la volontà degli italiani; sono quelli che prendono i soldi dai magnati della grande finanza mondiale, famosi per averci già messo in ginocchio negli anni ’90, e fondano partiti che hanno un unico punto nel programma: la dissoluzione dello stato italiano; sono quelli che controllano la stampa e si assicurano che faccia titoli frequenti su sciagure anche solo presunte, meglio se sbattendo foto strazianti di bambini in prima pagina per alimentare le agende dei talk show, al solo scopo di far accettare ai cittadini le politiche di smembramento territoriale più vantaggiose per chi detiene i capitali atti a sostenerle; sono quelli che odiano la vita – che è fatta di opposti che si attraggono – e vogliono riprogrammarla secondo un paradigma dell’indifferenziato, dove non esistano più tradizioni, gusti, abitudini, inclinazioni, valori e nuclei saldamente costruiti attorno ad essi, perché si arrivi ad una purea indistinta che non opponga più alcuna resistenza all’ingegneria sociale e alla disarticolazione definitiva dei processi produttivi dai lavoratori.
Ousseynou Sy è figlio loro, e io dico che sono e saranno loro i veri responsabili di questa nuova stagione di terrorismo che – Dio non voglia – potrebbe essersi aperta oggi.
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