"IL RE E' NUDO",  HA DETTO L'ITALIA.


L’ultimo, per il momento, è Michel Houellebecq, il grande romanziere e saggista francese, autore di Le Particelle Elementari:
“sono  pronto a votare chiunque purché proponga l’uscita dall’Unione Europea e dalla NATO”. Ci tengo molto”-
E’ stato preceduto da Emmanuel Todd, il celebre storico e sociologo: “Quando uno  stato e un governo perdono il potere di creazione monetaria, ebbene, non possono fare più ninte – e tutta la vita politica diventa una commedia – Se [Macron] non ha capito che non è veramente presidente, siamo messi davvero male”.
Contro l’euro  e la dittatura eurocratica  si sono già schierati Régis Debray (l’ex guerrigliero col Che in Bolivia) il filosofo Marcel Gauchet, il neo-ateista (sic) Michel Onfray,  l’economista-filosofo  Jacques Sapir, la saggista e giornalista Coralie Delaume…conoscendo   l’influenza  che hanno gli intellettuali in Francia, non è poco.
E’ come se l’avvento in Italia del  governo Salvini-Di  Maio con la sua sfida alle eurocrazie,  avesse fatto la  parte del bambino che nella favola di Andersen esclama: “Ma il re è nudo!”. Le lingue non aspettavano altro che di sciogliersi in Francia. In realtà, i citati intellettuali erano  già euro critici; la novità per è che vengono adesso invitati nelle  tv mainstream a discutere  cosa è diventata questa Europa, e  se si deve accettare  la sua dittatura sui bilanci.   Il marginale Francois Asselineau, fondatore della UPR (Union Populaire Republicaine), un    economista ed alto funzionario gaullista che milita con ottimi argomenti per l’uscita della Francia  dalla UE, riceve più ascolto nelle radio....

“Per la prima volta, un bilancio di un governo eletto democraticamente è respinto dalla  Commissione di Bruxelles: un colpo di Stato contro il popolo italiano! Alle Europee del 2019 mettiamo fine alla messa sotto tutela delle nazioni”:   il deputato Nicolas Dupont-Aignan non stupisce, essendo il capo di Dèbout La France, movimento gollista apertamente sovranista.  Più   insolito Jean-Luc Mélenchon, il capo trotzkista della formazione di estrema sinistra  France Insoumise,   che  ha preso apertamente posizione per il governo italiano, pur disapprovando Salvini: “In questa faccenda, i  francesi hanno interesse a difendere la sovranità popolare”, E  “Bisogna uscire dai trattati, è la mia conclusione”.
Anche il celebre economista Patrick Artus, di Natixisi, europeista mainstream, comincia a pubblicare che – per eempio -la UE  ci ha fatto rallentare nell’innovazione tecnologica: vedete la differenza dei robot industriali adottati in Giappone, in Corea, rispetto  all’eurozona:  “Bisogna riconoscere che la UE non ci preparaa al futuro”, ammette.
E’ il caso di ricordare che i francesi,  per referendum, nel 2005, hanno detto no al trattato di Maastricht con una confortevole maggioranza:
Il settimanale Marianne (progressista, 150 mila copie, fondato da due noti j),   pubblica un articolo dal titolo: “Rigetto del bilancio italiano: perché la Commissione europea non ha compreso niente”, in cui ricorda che l’Italia ha obbedito per un decennio  alle  regole restrittive europee: e “il bilancio degli ultimi dieci anni è limpido: queste regole di disciplina di bilancio non sono solo perfettamente inutili ed arbitrarie, sono anche  perfettamente nocive.La prova: la crescita della zona euro nel decennio è stata  debolissima, largamente al disotto per esempio degli Stati Uniti….un decennio perduto.  –  Chiusa nella sua visione burocratico-punitiva del mondo, la Commissione ha scordato di preoccuparsi della legittimità, ma soprattutto dell’utilità,  delle sacre regole sue”-
Il decennio perduto è tragicamente documentato da questo  grafico del celebre economista internazionale Ashoka Moody:
L’euro, la palla al piede.
che mostra come “i Paesi emergenti   che hanno  la propria valuta (linea azzurra) dopo 30 trimestri (7 anni) hanno un reddito superiore del 30% rispetto al momento dello scoppio a quelli del Sud dell’eurozona. La periferia dell’eurozona (con dentro noi) è invece ferma al palo. Reddito praticamente identico”  (Fabio Dragoni)
Il rigetto della Commissione al piccolo deficit italiano ha suscitato una tempesta  al parlamento europeo (per quel che vale: è solo consultivo, trionfo della demokratura) contro La Commissione:  lo Huffington Post ha dovuto renderne contro (i mainstream media no)
“Gabriele Zimmer, capogruppo Sinistra/ Verde, si rivolge a Timmermans per criticare l’austerity. “Il successo non dipende dal compito fatto a casa. Se il compito è sbagliato, anche lo studente più bravo e volenteroso,che non si può dire di Salvini, non sarà in grado di farlo”.”
“E’ solo il primo strascico della guerra aperta tra Roma e Bruxelles. La Commissione è stata compatta a bocciare la manovra italiana. E in Consiglio nessun leader europeo sta aiutando l’Italia. Ma l’isolamente dell’Italia non risolve la questione. “Anche sbatterla fuori dall’Euro non è cosa semplice”, ci confidava ieri sera un parlamentare spagnolo del Ppe. Sembra un tunnel senza uscita, per ora.
Una inedita difesa dell’Italia è stata pronunciata al parlamento tedesco  da Sarah Wagenchecht, capogruppo di Die Linke (sinistra):
“La legge di bilancio è un diritto sovrano del Parlamento. Gli italiani non vogliono più essere governati da Bruxelles”
Il nostro Stefano Fassina (rosso patriottico) ha incontrato i capi di Die Linke a Berlino: qui a fianco della Wagenchnecht .
Per contro Alice Weidel, la capessa di Alternative fur Deutschland si tiene alla narrativa ufficiale tedesca:
“Orrendo nuovo debito! I romani!  Perché dobbiamo pagare noi per i ricchi italiani?”.
Ma quel che conta, in fondo,  è che il dibattito sulle assurde regole UE è stato posto all’ordine del giorno.
Die Welt, di punto in bianco, non è più tanto contenta che la BCE presto cesserà la stampa senza limiti per comprare titoli del debito pubblico italiano (ma non solo).  Scrive che “Draghi (..) deve ‘prendere posizione’ sulla fine del QE.   Perché  anche l’economia tedesca si sta ‘incupendo’/si deteriora (eintrübt). E che magari il ‘custode della valuta’ annuncerà a sorpresa un proseguimento del QE e l’Italia riderà  vincitrice”
Magari rimandare il QE…
La Germania come farebbe a salvare Deutsche Bank, adesso che “l’utile del gruppo  è sceso del 65%  e il titolo è ulteriormente crollato”  senza allentare  le norme  restrittive?

Proprio mentre sta verificandosi una ulteriore  depresisone (o ricaduta nella depressione precedente) e bisogna per forza fare politiche espansive in deficit?
Stanno riflettendo che   la guerra che hanno montato per schiacciare l’Italia, forse, può travolgere anche loro? Forse. Forse no. In ogni caso, è stata l’Italia a dire che il re e nudo, e ad obbligare a parlare quelli che preferivano tacere.---