sabato 13 ottobre 2018

Marco Travaglio: Le “Autorità (in)-dipendenti”del Presidente...

Risultati immagini per foto di Mattarella e renzi
(pressreader.com) – 
Avendola difesa dagli assalti di B., di Re Giorgio e di Renzi, siamo felicissimi quando qualcuno cita la Costituzione. E, quando la cita il presidente della Repubblica, siamo entusiasti.Avremmo preferito che la tenesse a mente quando sponsorizzò la controriforma Renzi-Boschi-Verdini, poi rasa al suolo dal popolo italiano, e quando firmò una legge elettorale incostituzionale, l’Italicum, senz’accorgersi che valeva solo per la Camera nella speranza (poi rivelatasi illusione) che gli elettori abrogassero l’elettività del Senato. Se ne accorse quand’era troppo tardi: cioè quando, bocciato dagli italiani il Senato dei nominati e bocciato dalla Consulta l’Italicum per la Camera, i due rami del Parlamento si ritrovavano (grazie alla sua sciagurata firma sull’Italicum) con due leggi elettorali diverse. Allora prese a reclamare l’“armonizzazione” dei due sistemi creati proprio dalla sua scriteriata firma. Vabbè, acqua passata.
Giovedì Mattarella, ricevendo alcune scolaresche, ha monitato in difesa delle “autorità indipendenti” che, secondo alcuni, sarebbero sotto attacco del governo giallo-verde, ansioso di metterle al proprio servizio. Giorgio Meletti ha già spiegato, testo alla mano, che Mattarella – in barba a quanto scritto da giornali, agenzie di stampa e siti vari – non ha mai detto che “la Costituzione tutela le autorità indipendenti”. La Costituzione non le nomina mai (sono nate molto dopo il 1948) e Mattarella, ex giudice costituzionale, lo sa benissimo...

Infatti s’è limitato a osservare che in Italia “c’è un sistema che si articola nella divisione dei poteri, nella previsione di autorità indipendenti, non dipendenti dagli organi politici, che governano aspetti tecnici a prescindere dalle scelte politiche, a garanzia di tutti”.
Poi i soliti ventriloqui, esegeti e corazzieri, citando le solite fantomatiche “fonti del Quirinale”, ci hanno spiegato il vero significato dell’oracolo: ce l’aveva con Di Maio e Salvini che avevano attaccato Juncker, Moscovici & C. per le critiche al Def e la Bankitalia e il Fondo monetario internazionale per i niet alle riforme della Fornero e del Jobs Act.
Se così fosse, significherebbe che Mattarella considera “autorità indipendenti” la commissione Ue, Bankitalia e il Fmi. Che non sono né autorità né indipendenti: il primo è il governo d’Europa, oggi (ancora per poco) imperniato su una maggioranza Ppe-Psoe; la seconda è la nostra banca centrale, di proprietà di banche private; il terzo è un organismo internazionale – espressione di 189 Paesi fondatori, per nulla indipendente, né democratico, né trasparente – che si occupa di monete e mercati.
Lo sanno tutti, Mattarella in primis, che le nostre “autorità indipendenti” sono Consob (che deve vigilare sulla Borsa), Antitrust (concorrenza nei mercati), Agcom (libertà e pluralismo nelle comunicazioni) e Garante della privacy.
O meglio: che siano “autorità”, lo dice la legge. Che debbano essere indipendenti, pure. Ma che lo siano davvero, o che lo fossero fino all’avvento dei barbari populisti, Mattarella può raccontarlo ai nipotini come fiaba della buona notte. Salvo rare eccezioni del passato remoto, sono uffici di collocamento per politici trombati o amici loro.
In Consob regnarono gli andreottiani Piga e Pazzi (poi arrestato per Tangentopoli), Cardia (ex sottosegretario del governo Dini, con un figlio consulente della Bpl di Fiorani che la Consob avrebbe dovuto stoppare nelle scalate bancarie dei furbetti), Vegas (deputato e viceministro di FI) e Nava (scelto da Gentiloni e poi fuggito per palese incompatibilità).
Al vertice dell’Agcom sono passati il demitiano Santaniello, il socialista Cheli, il berlusconiano Calabrò, fino all’attuale presidente, il montiano Cardani, affiancato da Martusciello (ex venditore di Publitalia, ex deputato e sottosegretario di B.), Preto (già capogabinetto di Tajani e consulente-coautore di Brunetta), Nicita (quota Pd, vicino a Orfini, Franceschini e Letta jr.) e Posteraro (amico di Casini).Alla Privacy, dopo gli anni d’oro di Rodotà, arrivarono il prodiano Pizzetti, l’ex governatore forzista calabrese Chiaravalloti; e ora c’è Soro, dermatologo ed ex deputato Pd, assistito dalla giudice Iannini (moglie di Vespa), dalla leghista Bianchi Clerici (ex Cda Rai condannata dalla Corte dei Conti) e la prof. Califano (amica della Finocchiaro).
All’Antitrust, oltre a giuristi indipendenti come Saja e Tesauro, sedettero noti dipendenti come Amato (dal Psi al Pd), Guazzaloca (FI), Pilati (quota FI), Catricalà (quota Letta sr.), fino all’attuale Pitruzzella (amico di Schifani e Cuffaro).In che senso questi signori sarebbero “indipendenti”? E da chi? Mai mosso un dito contro i conflitti d’interessi, le concentrazioni editoriali, le violazioni del libero mercato, del pluralismo e della privacy (quelle vere).
E perché mai Mattarella dovrebbe difenderli? E da chi, poi, visto che nessuno li ha attaccati? Forse il presidente voleva difendere Bankitalia: peccato che non sia un’autorità indipendente e che, a farla fuori dal vaso, non sia chi la critica, ma essa stessa, che non ha poteri di vigilanza sul governo né deve permettersi di porre veti sulle leggi (competenza di Parlamento e governo). Dovrebbe vigilare sulle banche, possibilmente prima che falliscano. E, se non lo fa, dovrebbe cambiare governatore: ma Visco, che aveva così ben vigilato su Mps, Etruria e le banche venete, fu confermato proprio da Mattarella un anno fa.
Con chi ce l’aveva, dunque, la sibilla quirinalizia? La risposta non può essere cha una: con la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, beccata dal Fatto a cena da B. per concordare la nuova Antitrust, ovviamente dipendente dal trust.
Ma nominare la Casellati, davanti a tutti quei minori facilmente impressionabili, pareva brutto.
“Autorità dipendenti”, di Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano 13 ottobre 2018

Nessun commento:

Posta un commento