domenica 21 ottobre 2018

Elisa Calessi - Il vero show è alla Leopolda è Renzi capocomico



(Elisa Calessi – Libero quotidiano) –
 «Non vedevo l’ora». Osannato dal suo popolo, che ha gremito la stazione Leopolda più di ogni altra edizione, Matteo Renzi, nella seconda giornata della tre giorni arrivata al nono anno, fa lo show. Letteralmente. Nel senso che dopo una mattina impegnata dai tradizionali tavoli tematici, dopo la pausa dedicata alla messa in onda sui maxi-schermi della finale di pallavolo femminile (ma l’Italia perde), sale sul palco.
E fa il presentatore. Un misto tra Fabio Fazio e David Letterman. Seduto a una scrivania, alle spalle la macchina del tempo di Ritorno al Futuro, slogan di questa edizione, chiama gli ospiti. E li intervista. Il primo è il professor Roberto Burioni, famoso per la battaglia a favore dei vaccini. Renzi rivela un aneddoto che lo riguarda: «Gli chiesi una sera in auto di candidarsi. Credevo fosse una proposta a cui non poteva dire no, invece mi ha detto no». Poi la giornalista Federica Angeli, minacciata dalla mafia di Ostia, lo scienziato Roberto Cingolani....

Ma, come in ogni buon talk, c’ è un ospite d’ onore. Ed è Paolo Bonolis. Il celebre showman sale sul palco e gli regala un poncho degli Intillimani. «Almeno hai qualcosa di sinistra». Esorcizza con una battuta la scelta di essere qui: «La domanda è: che ci faccio qui?». Poi: «All’ inizio ero un po’ in difficoltà, sai la mia è la generazione della Ubalda, quando mi hanno detto Leopolda, pensavo fosse una cosa simile Poi mia moglie che è più giovane mi ha spiegato».
Renzi replica dicendo che, per la sua generazione, Bonolis resterà quello di Bim Bum Bam, programma televisivo per bambini che condusse all’ inizio della carriera. Battute su Uan, il pupazzo rosa che affiancava lo showman. Si parla di Salvini e Di Maio, che «mi sembrano Totò e Peppino, vanno forte perché hanno mantenuto la famosa logica delle coppie comiche, il tormentone. Loro hanno il tormentone dei migranti, ogni volta che intraprendono un discorso loro chiudono con i migranti e giù applausi». Renzi ride, ci prende gusto. «Mi sento Marzullo».
IL CONGRESSO
Il talk continua con Rula Jebreal, ma tutti, in platea, sono in attesa di un altro ospite. Politico questa volta. Finalmente arriva: Marco Minniti. L’ex ministro dell’ Interno dribla i giornalisti, entra da dietro, si siede in prima fila, tesissimo.
Tutti vogliono sapere se sarà lui il candidato del popolo della Leopolda, il cavallo su cui punta Renzi. L’ex ministro del Viminale, facendo no con la testa alle decine di cronisti che non lo mollano, fa capire più volte che non vuole parlare. Si alza, cerca faticosamente di guadagnare il retropalco. E di fronte all’insistenza dell’ ex Iena Enrico Lucci, risponde che «al momento no», non si candida. Scioglierà la riserva ai primi di novembre.
Nei larghi corridoi della stazione, è uno di due argomenti di discussione: sarà Minniti l’uomo del popolo della Leopolda? Accetterà di correre? I supporter dell’ ex segretario sono divisi: posto che tutti firmerebbero qui e ora perché Renzi si candidasse, l’ex ministro del Viminale sembra la soluzione più accettabile. Non entusiasma, ma non dispiace.
Anche se, in realtà, qui il congresso del Pd interessa fino a un certo punto. L’altro argomento di discussione, nei gruppetti fuori e di fianco la grande sala, è un altro evergreen di tutte le edizioni della Leopolda: bisognerebbe fare il partito di Renzi. Forse è tardi, dice qualcuno. Forse andava fatto prima. Ma certo è che questo Pd sta stretto, sempre di più. «È un marchio irrecuperabile», dicono in via anonima in tanti. «La gente scappa, se dici Pd».
LE PRIMARIE
Renzi frena. Però un passo in questa direzione lo fa. Lancia i «comitati di azione civile», invitando ciascuno a crearne uno. Piccole cellule di militanza rigorosamente non targate Pd. Come spiega il renziano Andrea Marcucci, capogruppo al Senato, «servono per allargare la platea, l’ambito di discussione e di ragionamento, per parlare a tutta l’ Italia».
L’idea, ha spiegato Ivan Scalfarotto, è che ciascun comitato organizzi «la resistenza civile» inventandosi «campagne di attacco/difesa» su 7 grandi temi: tra cui giustizia, verità, Europa, crescita. È già pronto il sito dove iscriversi: http://www.comitatiritornoalfuturo.it. Se funziona, potrebbero essere l’ embrione di un nuovo partito. Intanto possono essere il modo per reclutare truppe fuori dal partito in vista del congresso. Anche perché la partita si gioca nelle primarie, dove possono votare anche i non iscritti!....

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