mercoledì 17 ottobre 2018

di Marco Travaglio:“Quelli che l’Apocalisse”. L’Apocalisse è rinviata a data da destinarsi

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(pressreader.com) –
 L’Apocalisse è rinviata a data da destinarsi. Persino Mario Draghi, non proprio gialloverde, si dice “ottimista su un compromesso Italia-Ue, ricordando onestamente che sì “ci sono procedure stabilite e accettate da tutti”, sì “ci sono state deviazioni” nella manovra da 2,4% di deficit-Pil, “ma non è la prima volta e non sarà l’ultima”.
L’allegro Juncker, parlandone da vivo, fa la voce grossa, ma non se lo fila nessuno: infatti le Borse guadagnano e lo spread cala (sarà mica merito del governo Conte, visto che, quando accadeva il contrario, era colpa del governo Conte?). Poi, come sempre avviene da quando governa la Coalizione Frankenstein, ci sono le cose buone (reddito di cittadinanza, quota 100 sulla Fornero, riduzioni fiscali per partite Iva, taglio alle pensioni d’oro senza contributi) e cose pessime (il condono fiscale, che non diventa meglio solo perché si è evitato il peggio)...
Ma forse non è la fine del mondo, dell’Europa, dell’euro e della civiltà, come paventavano le mejo firme del bigoncio. Nei giornaloni c’è grossa crisi. Vorrebbero dire che rispettare il programma e le promesse elettorali è una vergogna; ma si trattengono perché gli eventuali lettori domanderebbero: “Embè?”. Muoiono dalla voglia di dire che era meglio prima, quando si regalavano decine di miliardi alle banche, a Confindustria e alle altre lobby, anziché ai poveri, ai pensionati e ai truffati, senza neppure chiedere il permesso agli elettori; ma si mordono la lingua, per evitare l’assalto alle redazioni.
E allora si arrangiano come meglio possono. Molto in voga il giochino del “chi ha vinto e chi ha perso” fra Di Maio e Salvini. Indovinate chi ha vinto? Salvini, naturalmente. Lo dice Repubblica in ogni pagina dedicata alla manovra: “Vince la Lega”.
E gli altri dietro.
La stampa di centrosinistra pompa Salvini perché è il nemico ideale per galvanizzare le truppe superstiti. Quella di destra adora Salvini perché è il capo ideale per le truppe rimaste senza generali dopo B.: quindi tutti contro i 5Stelle, “comunisti” per la destra e “fascisti” per la sinistra.
Purtroppo i numeri parlano da soli e dicono che la manovra è molto più gialla che verde (com’è naturale: il M5S ha quasi il doppio dei voti e dei seggi della Lega). Il prof. Riccardo Puglisi, firma de lavoce.info, economista già vicino a Monti e poi a Renzi, ora molto critico col governo Conte, fa i conti della serva: “6,75 miliardi per il reddito di cittadinanza, contro 600 milioni per la flat tax. La controriforma sulle pensioni vale 6,76 miliardi e se la smezzano. Perché se la smezzano? Perché entrambi la volevano durante la campagna elettorale”.
Dunque, “a conti fatti: Di Maio: 6,75 + 3,375 (mezza controriforma delle pensioni) = 10,12 miliardi Salvini: 3,375 + 600 milioni = 3,975 miliardi. Chissà come saranno contenti al Nord…”
Salvini predicava la flat tax, cioè l’aliquota unica al 15 o al 22% che favorisce i ricchi, e non l’ha avuta.
Voleva un super-condono fino a 1 milione di euro l’anno, e ha dovuto ripiegare sotto il tetto dei 100 mila euro. Noi siamo contrari a tutti i condoni, anche di 10 euro, ma parlare di “maxi-sanatoria” (Repubblica) fa ridere.
Se la soglia fosse stata quella di Salvini avrebbero scritto super-iper-maxi-mega-condono-galattico?
La prima voce della manovra, oltre al disinnesco dell’aumento dell’Iva lasciato in eredità da Renzi&Gentiloni, è il reddito di cittadinanza, da sempre bandiera dei 5Stelle. Ed è su questo che i giornaloni danno il meglio. Inconsolabili perché un governo “di destra” dà una mano ai poveri, ai disoccupati e ai pensionati, anziché agli amici banchieri, finanzieri e imprenditori (editori), riescono a sostenere tutto e il contrario di tutto.
Dicevano che il reddito di cittadinanza non sarebbe mai passato perché non c’erano i soldi, e invece un po’ di soldi ci sono.
Dicevano era solo per il Sud, invece per il 47% andrà al Centro-Nord.
Dicevano che ci portava fuori dall’Europa, dove però un reddito minimo per chi non ha nulla c’è dappertutto, e ora Macron lancia addirittura il reddito universale.
Dicevano che sarebbe finito in tasca a truffatori e fannulloni, poi Di Maio ha annunciato pene severe per chi bara e allora han cominciato a strillare: vergogna, vuole arrestare i disoccupati! E a elencare le categorie di dubbia reputazione che lo riceveranno: rom, “stranieri”, mafiosi, lavoratori in nero, evasori fiscali, falsi invalidi, occupanti abusivi di case.
Come se questi non ricevessero già il sussidio di disoccupazione, la cassa integrazione, gli 80 euro, i bonus fiscali, le esenzioni da ticket e gli sconti sanitari e scolastici e universitari previsti per i meno abbienti (veri e falsi).
Ieri La Stampa titolava: “Reddito di cittadinanza, per l’Istat sono 3,5 milioni gli italiani in povertà”. Purtroppo nel 2018 l’Istat di poveri assoluti ne ha censiti 5.054.000, ma anche se fossero di meno, tanto meglio: sarebbe più facile aiutarli tutti.
Invece, oplà: la stessa Stampa scrive che “il reddito di cittadinanza aiuterà 6 milioni di persone”, ma “per 1 milione e 609 mila stranieri poveri non è previsto alcun aiuto”. Se ne deduce che la matematica è un’opinione e, siccome non si possono aiutare tutti i poveri, è meglio non aiutarne nessuno.
Ma la Palma d’oro spetta a Francesco Manacorda di Repubblica, molto spiritoso: “Il reddito di cittadinanza riscuoterà presumibilmente calorosi consensi nelle valli bergamasche dove la Lega ha la maggioranza e i furgoni carichi di muratori partono alle cinque di mattino”. Cosa c’entri col reddito di cittadinanza non è dato sapere, ma è consolante apprendere che Repubblica è diventata l’house organ degli schiavisti leghisti della Bergamasca.
Sempre in attesa di sfoderare l’arma fine del mondo: “Il reddito di cittadinanza non mi piace perché lo prende pure mia suocera”.
“Quelli che l’Apocalisse”, di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 17 ottobre 2018

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