domenica 12 ottobre 2025

Marco Tosatti ---- Alcune Sciagurate Vergogne del Giornalismo Italiano, il Tentato Sciacallaggio di Tajani su Gaza.

 


11 Ottobre 2025 Pubblicato da 


Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione alcuni elementi di valutazione dello stato dell’informazione italiana. Provo una profonda vergogna. E vi risparmio quello che si vede su X da parte di alcune colleghe, di cui non faccio il nome per non alimentare propagandandola un’antichissima professione. Buona visione.

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Il primo è questo post su Instagram (cliccate per il video):

Incommentabile sotto ogni punto di vista: comunicativo, emotivo, lessicale.

Enrico Mentana ha definito “transumanza” il movimento di migliaia di cittadini di Gaza che si spostano verso Nord cercando di tornare dalle case dove erano stati sfollati dalle offensive di Israele.

Il conduttore di TG La7, non nuovo a uscite del genere sul genocidio palestinese, ha usato un termine estremamente infelice e inappropriato.

“Transumanza” è un termine che si applica allo spostamento del bestiame, alla migrazione stagionale di bovini e ovini dai luoghi di allevamento ai pascoli estivi (o al contrario), non certamente alle persone.

Mentana sbaglia su ogni fronte.

Sbaglia perché la parola disumanizza i palestinesi, ridotti a qualcosa di simile a una mandria informe.

Sbaglia perché “transumanza” dà l’idea di un movimento volontario, mentre l’esodo dei gazawi è stato indotto dalla fame, dai bombardamenti e da un progetto di pulizia etnica.

Un termine che sarebbe stato cerchiato in rosso in un tema delle scuole medie , in bocca a uno dei piu celebri giornalisti italiani, diventa emblema di una lettura della questione di Gaza, decisamente razzista nei confronti di una popolazione che, dopo due anni di genocidio, cerca di ricostruire una vita laddove Israele ha seminato morte e distruzione.

#gazagenocide #palestine #enricomentana

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Poi c’è questo post su Instagram:

 

È bastato poco. È bastato il successo mediatico della Flotilla e quello partecipativo degli scioperi per Gaza per mandare in tilt tutti gli ultras del governo Meloni e di Israele, da quelli espliciti e dichiarati fino ai cerchiobottisti fintamente equidistanti. Nelle ultime settimane sono aumentati esponenzialmente gli scontri televisivi e, con essi, le menzogne, le mistificazioni e i deliri dei propagandisti filoisraeliani.

A partire dall’intellettuale libero, onesto, coerente, simpatico, retto e integerrimo Daniele Capezzone, che che tre mattine fa, a Omnibus su La7, è partito con la solita intemerata (falsa e ampiamente smentita dal Fatto Quotidiano) sulla Flotilla che sarebbe stata finanziata da Hamas, arrivando a dare a caso del “fascista rosso” a Luca Telese, reo di aver abbandonato lo studio dinanzi alle stronzate carognesche del diversamente dotato giornalista di Libero.

C’è poi Enrico Mentana, la quintessenza del cerchiobottismo mainstream italiano. Pur svettando in questa piccola galleria degli orrori per abilità tecnica e giornalistica, il direttore di Open rientra in questa raccolta grazie al suo atteggiamento stranamente tiepido quando si parla di Gaza, alla sua cautela sull’utilizzo del termine “genocidio” (come se poi l’utilizzo del lemma cambiasse la sostanza di ciò che stiamo vedendo), e molto altro ancora.

E come dimenticare Maurizio Molinari, il peggior direttore della storia di Repubblica, con il suo sionismo innamorato, con la sua celebrazione idilliaca del piano di pace di Trump, con la delegittimazione della Flotilla, con il suo voler sistematicamente spostare in secondo piano la tematica di Gaza, con la sua minimizzazione sistematica dei crimini di Israele. Una specie di brutta copia del già brutto David Parenzo.

E per finire Mario Sechi, che ha letteralmente augurato l’affondamento della Flotilla. Uno che ha detto anche solo il 10% di ciò che ha detto questo qui dovrebbe essere espulso per sempre dall’albo dei giornalisti e non comparire mai più in nessun programma televisivo. Ma si sa: siamo in Italia, tutto è concesso, tutto è sdoganato, e abbiamo ormai oltrepassato la soglia della decenza, del pudore, del contegno e dell’umanità.

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Non dimentichiamo la campagna di diffamazioni e attacchi – portata avanti anche da Giorgia Meloni, ieri – contro Francesca Albanese, rea di aver denunciato le complicità finanziarie e industriali che hanno reso possibile per due anni il genocidio di Gaza. Ecco questo post in cui Albanese chiarisce quello che realmente ha detto, e che è stato ignorato dagli sciacalli informativi (cliccate per il video):

«Il mio commento al Tg1 per chiarire, ancora una volta, le ragioni della mia decisione di lasciare la puntata di In Onda. Spero vivamente che ora ci si possa dedicare a fare in modo che l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza sia veicolo di pace vera e dignitosa per tutti». Con un video e una richiesta su X Francesca Albanese, la relatrice speciale Onu torna sulla questione Liliana Segre. Recentemente in un’intervista Albanese aveva dichiarato che la senatrice a vita, scampata all’Olocausto, non era lucida sulla questione del genocidio in corso a Gaza. Segre ha sempre condannato la situazione nella Striscia, precisando però le dovute cautele sull’uso del termine “genocidio”.

«Rinnovo la mia stima e porgo i miei saluti alla senatrice»
«Non ho lasciato la puntata di Onda alla pronuncia del nome della senatrice Segre, che ammiro e rispetto. Piuttosto dinanzi all’uso strumentale che si fa del suo nome e del suo vissuto, per sviare il dibattito su genocidio, dalla normativa vigente, dall’analisi legale, che dovrebbero guidare il dibattito stesso. Rinnovo la mia stima e porgo i miei saluti alla senatrice Segre», ha spiegato Albanese. Nessuna menzione sulla “scarsa lucidità” data alla senatrice nei giorni precedenti.

📍Le polemiche su Albanese
Le parole della relatrice arrivano dopo una certa indignazione cresciuta tra le fila del partito democratico e l’intervento sui media del figlio della senatrice, Luciano Belli Paci, che ha definito l’eroina dei pro-Pal«di quella categoria ahimè ampia di persone che io definisco “ossessionate da Liliana Segre”». E cita un precedente, ovvero lo scatto della giurista davanti al murale della senatrice a vita e la parola “Indifferenza“. «L’hashtag era #GazaGenocide, come a dire che le dichiarazioni fatte da Liliana Segre su Gaza fossero in contraddizione con il suo impegno di sempre a non voltarsi dall’altra parte. Evidentemente Albanese non aveva letto le parole di mia madre in cui afferma di provare repulsione per il governo Netanyahu e la destra fascistoide e razzista al potere oggi in Israele», ha ricordato il figlio.

#francescaalbanese #Albanese #lilianasegre

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E parlando di sciacallaggio, non si può ignorare quello del ministro degli esteri Tajani

 

Antonio Tajani, ministro degli Esteri, ha preso un video simbolico di un ragazzo palestinese che sventola la bandiera italiana tra le macerie, ci ha messo sopra il logo del suo partito e lo ha presentato come un messaggio rivolto al Governo italiano.

Peccato che il video fosse in realtà un gesto di vicinanza e gratitudine verso il popolo italiano.

Il ragazzo palestinese, autore del filmato, accusa ora Tajani di averlo utilizzato senza permesso e di averne stravolto il significato originale.

Che figuraccia, caro ministro 😂😂

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E infine offriamo alla vostra attenzione questo post di Francesco Agnoli su Facebook, che aiuta a capire il perché di certe posizioni (vedi Capezzone, per esempio; ma non solo).

In Italia e in Europa l’alfiere del sionismo ateo e nichilista è sempre stato Marco Pannella. Non aveva certo simpatia per gli ebrei Mosè e Gesù Cristo, ma tantissima per Israele, ed era diposto a coprire sempre le ingiustizie ai danni dei palestinesi, in nome di uno slogan, esattamente come piaceva a lui: non la verità, ma la propaganda, che si fa, appunto, tramite slogan.

Pannella lottava per l’adesione di Gerusalemme all’ Unione Europea e, letteralmente, per “israelizzare il medio oriente”.

Non è un caso che militassero con lui Angelo Pezzana, più noto come fondatore del movimento gay italiano, ma anche fervente sionista, Carlo Panella, un ex comunista divenuto sionista, e Daniele Scalise, anche lui sionista (oltre che leader del movimento gay, tanto da curare una rubrica sul Foglio dal titolo “Froci”).

Qui un articolo di Pezzana a difesa dell’operato di Netanyahu (https://www.mosaico-cem.it/…/la-pace-non-e-un-bene…/ ).

Tra le file del partito radicale anche le punte di lancia del sionismo in Italia: Fiamma Nirenstein, l’ex direttore di radio Radicale Massimo Bordin, Marco Taradash, Maurizio Turco, attuale segretario del partito radicale transnazionale, favorevole alla politica genocida di Netanyahu (oltre che, come quasi tutti i radicali, all’inasprimento della guerra alla Russia) e molti altri..

Mi sono venuti in mente questi fatti, qui esposti in estrema sintesi, ascoltando trasmissioni di radio radicale oggi: ancora lo stesso linguaggio, le stesse strumentalizzazioni. Alcuni mesi orsono, Mariano Giustino, giornalista radicale, spiegava, rilanciato da tanti, anche cattolici, che ormai l’Iran, attaccato da Netanyahu, era finito, che Khamenei era scappato e che l’Iran, grazie alle bombe di Netanyahu sarebbe diventato finalmente libero (la propaganda funziona così: si racconta la verità sull’ingiusta condizione delle donne in Iran, per sollevare l’opinione popolare al proprio fianco, ben sapendo che la guerra non è mossa certamente per salvare quelle donne, ma per ben altri motivi; Mussolini, di fronte all’opinione pubblica italiana contraria alla guerra in Etiopia, diede ordine di mostrare le condizioni di tanti schiavi che ancora vi erano in quel paese. “Andiamo in Etiopia per fare del bene, per liberare gli schiavi!”).

https://www.ilfoglio.it/…/pannella-nella-frontiera-piu…/

https://www.ilfoglio.it/…/e-ora-di-portare-israele-in…/

p.s.: politicamente la Dc è sempre stata piuttosto critica verso il nazionalismo sionista, la sinistra è stata invece altalenante e divisa.

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