Questa mattina Benjamin Netanyahu ha assicurato: “Israele si sta preparando all’immediata implementazione della prima fase del piano di Trump”, garantendo che l’esercito avrebbe sospeso le operazioni offensive nella Striscia. Alle parole non sono seguiti i fatti. Al Jazeera ha infatti reso noto che nella mattinata di oggi i bombardamenti israeliani hanno ucciso almeno venti persone a Gaza.
Nonostante ciò la macchina dei negoziati si è messa in moto. Da domani al Cairo o, secondo altre fonti a Sharm El Sheik, si confronteranno in forma indiretta le delegazioni di Hamas e di Israele, alla presenza dell’inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff. La scelta per la sede dei negoziati è caduta sull’Egitto anziché sul Qatar per via della irritazione del Qatar dopo l’attacco israeliano sui negoziatori palestinesi a Doha.
La prima questione sul tavolo riguarda gli aspetti tecnici per il rilascio degli ostaggi. Al momento l’unico punto inequivocabile nel piano di Trump riguarda proprio la disponibilità da parte di Israele a rilasciare 1700 detenuti palestinesi più altri 350 condannati all’ergastolo – accusati dalla giustizia israeliana di omicidi e terrorismo – in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, sia vivi che morti.
Fino a questo momento il movimento islamista aveva subordinato il rilascio degli ostaggi al completo ritiro dell’Idf dalla Striscia di Gaza. Secondo quanto dichiarato da una fonte vicina al governo israeliano all’emittente Channel 12, se i negoziati in programma da domani procederanno senza intoppi il rilascio degli ostaggi avverrà in una “manciata di giorni”.
Osama Hamdan, uno dei leader di Hamas, ha ribadito all’emittente Al Arabya la disponibilità a procedere nei negoziati diretti per il rilascio dei prigionieri, specificando che pur accettando un governo transitorio gestito da “tecnocrati”, Hamas non permetterà mai che il territorio di Gaza sia gestito da un organismo straniero, così come indicato dal piano di Donald Trump.
Nella gionata di oggi diversi leader internazionali hanno dichiarato il proprio appoggio al piano di pace. Il presidente Turco Recep Erdogan ha detto che la “Turchia continuerà a supportare le iniziative di pace nella regione e darà il proprio contributo alla visione di Trump per la pace globale”. Parlando ad Assisi per la celebrazione della giornata dedicata a San Francesco, Giorgia Meloni ha così espresso l’auspicio che i negoziati abbiano successo: “Una luce di pace squarcia la tenebra della guerra e abbiamo tutti il dovere di fare quanto è nelle nostre possibilità affinché questa preziosa e fragile opportunità abbia successo” .
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