Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Matteo Castagna, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla guerra Russia-Ucraina. Buona lettura e diffusione.
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22 Agosto 2025
di Matteo Castagna
Alexander Bobrov, direttore russo del programma di ricerca diplomatica presso l’Istituto per la Ricerca Strategica e le Previsioni dell’Università RUDN, ha scritto su RT che dopo gli ultimi avvenimenti siamo passati dalla “guerra fredda alla pace fredda”: il vertice di Trump con Putin in Alaska e i colloqui con i leader europei a Washington segnalano un passaggio dal confronto alla cauta coesistenza.
La metafora dell’iceberg è valida: ciò che è visibile sopra la superficie è solo una frazione della massa sotto la linea di galleggiamento. Nessun accordo firmato, nessun annuncio importante. Ma in realtà si è trattato del primo incontro dal 2021 tra i leader delle due superpotenze nucleari. Questo da solo è bastato a scongelare canali di comunicazione raffreddati da tempo e potrebbe benissimo costituire il prologo a una serie di colloqui bilaterali e multilaterali tra Vladimir Putin e Donald Trump volti ad affrontare i temi più difficili dell’agenda globale.
Un interesse comune, che coinvolge anche la Cina, si sta svolgendo nello spazio e riguarda la guerra dei satelliti per il controllo globale, di cui si parla poco ma è di fondamentale importanza per ogni equilibrio sulla Terra. Non sorprende che i media abbiano dato una doppia interpretazione. I pessimisti hanno affermato che il fronte freddo non si era ancora diradato e che le speranze di un disgelo erano ormai svanite. Gli ottimisti hanno replicato che il formato semplificato ha permesso di affrontare tutti i punti principali dell’agenda bilaterale, aprendo la strada a un vero seguito.
La realtà – secondo l’autorevole studioso russo – è questa: “il giorno dopo, alcune indiscrezioni provenienti dagli Stati Uniti hanno dato un indizio: Washington si era trovata faccia a faccia con le argomentazioni profondamente elaborate della Russia. Gli Stati Uniti si sono resi conto che il progresso – dal controllo degli armamenti alla cooperazione artica (quest’ultima risulta fondamentale per gli equilibri spaziali, secondo gli analisti, n.d.r.) – dipende dall’affrontare la questione che ha dato inizio all’inverno politico: l’Ucraina. Solo un accordo di pace globale, che risolva il conflitto alla radice, potrebbe consentire un vero progresso”.
Ecco perché il logico seguito di Anchorage è stato l’incontro del lunedì a Washington fra Trump, Vladimir Zelensky e un gruppo di leader europei. Riuniti nello Studio Ovale c’erano Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Alexander Stubb, Keir Starmer, Giorgia Meloni, Mark Rutte della NATO e Ursula von der Leyen. La scena assomigliava più a una riunione del consiglio di amministrazione della “Corporation West”, presieduta da Trump in qualità di CEO, che a un vertice politico.
Fonti della Casa Bianca, al contrario dei media europei, hanno sottolineato che The Donald resta concentrato su un trattato di pace a tutti gli effetti, che riconosca la realtà sul campo ed escluda l’adesione dell’Ucraina alla NATO, che è, nella sostanza, ciò che vuole Putin.
“Le consultazioni a Washington raggiunsero il culmine quando Trump prese il telefono per chiamare il Cremlino – sottolinea Bobrov su RT: dopo decenni di scontro riflessivo da Guerra Fredda, Mosca e Washington stanno imparando a destreggiarsi in quella che potrebbe essere definita una Pace Fredda. Come un’estate in Alaska, all’inizio sembra freddo, nordico, austero, ostile. Ma basta fermarsi un po’ e il gelo lascia il posto a un calore sorprendente, un clima in cui la convivenza, se non l’amicizia, diventa possibile”.
Un esempio? “Politico” scrive che “lunedì il presidente Donald Trump si è scagliato contro il voto per corrispondenza e ha promesso di “guidare un movimento” per eliminare questa pratica prima delle elezioni di medio termine del 2026″, come consigliatogli da Vladimir Putin.
Il Tenente Colonnello in pensione Robert Maginnis aggiunge una riflessione interessante su Fox News: “I colloqui si bloccano e Putin sorride. Le deboli garanzie non faranno altro che invitare altri attacchi russi. La Russia sta ora prendendo di mira apertamente le infrastrutture civili e di proprietà americana in Ucraina, dimostrando che questa guerra riguarda i territori”, che Trump considera russi, se conquistati sul campo.
Nella notte tra il 20 e il 21 agosto, la Russia ha scatenato uno degli attacchi aerei più intensi degli ultimi mesi, lanciando 574 droni e 40 missili balistici e da crociera sull’Ucraina occidentale. Questa ondata di attacchi ha preso di mira regioni precedentemente considerate meno vulnerabili, segnalando una pericolosa espansione della strategia di Mosca.
La cosiddetta “iniziativa di pace” appare ora vana, minata dalla Russia per accelerare i colloqui definitivi. Al momento, non si prevede l’impegno di forze di terra statunitensi o europee. Si tratta di una realtà che rende Kiev molto vulnerabile, soprattutto perché già conta 1,7 milioni di soldati morti, una distruzione importante e il 67% degli ucraini che vuole la pace.
Le promesse diplomatiche non possono scoraggiare Putin. Solo garanzie supportate da una reale applicazione delle misure, meccanismi di risposta rapida e conseguenze tangibili per le violazioni impediranno a Mosca di colpire di nuovo.
L’Occidente si trova di fronte a una scelta: fornire all’Ucraina una protezione credibile o assistere al ripetersi della storia, mentre promesse vuote alimentano l’aggressione.
Matteo Castagna
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