14 Agosto 2025
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione alcuni elementi di giudizio sullo sterminio in corso a Gaza. Buona visione e condivisione.
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Il primo è questo post pubblicato su Facebook da Lavinia Marchetti:




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L’unità, interna all’AMAN e comprendente membri dell’Unità 8200, avrebbe il compito di raccogliere informazioni per giustificare le operazioni dell’esercito a Gaza, inclusi gli attacchi contro giornalisti, come quello del 10 agosto che ha ucciso Anas al-Sharif e altri quattro giornalisti della troupe di Al Jazeera in un attacco aereo israeliano.
“Negli ultimi due anni, al-Sharif ha svolto un lavoro giornalistico sistematico e coraggioso, raccontando al mondo intero la distruzione del suo popolo. Questo, mentre la maggior parte del giornalismo israeliano ha normalizzato omicidi di massa, fame e distruzione, tradendo la propria professione. Il tradimento continua ora nei titoli che riportano la morte di al-Sharif, sposando pienamente le dichiarazioni del portavoce dell’IDF”, ha affermato Abraham.
“Credo che Israele abbia ucciso Anas al-Sharif semplicemente perché era un giornalista. Per lo stesso motivo hanno cercato attivamente giornalisti che potessero essere presentati come agenti di Hamas, per fornire “legittimizzazione” all’uccisione di giornalisti in generale – circa 230 giornalisti che abbiamo ucciso a Gaza dal 7 ottobre. E per lo stesso motivo ai media internazionali è impedito l’ingresso a Gaza: affinché i crimini siano meno visibili”, ha aggiunto il giornalista.
Il mese scorso Anas al-Sharif aveva denunciato l’esercito israeliano per “una campagna di minacce e incitamenti a causa del mio lavoro come giornalista per Al Jazeera”, aggiungendo: “Io, Anas al-Sharif, sono un giornalista senza affiliazioni politiche.”
#journalistsarenotatarget #anasalsharif #gazagenocide #israel #idf
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Questo post di Andrea Umbrello rivela come funziona la macchina dell’omicidio mirato da parte di Israele:
L’Unità 8200 si occupa ufficialmente di intercettazione e analisi di segnali elettromagnetici, come telefonate, email e messaggi, trasformando ogni informazione in strumento operativo per la sicurezza nazionale israeliana. Una recente indagine congiunta del Guardian, +972 Magazine e Local Call ha portato alla luce una pratica sconcertante che coinvolge proprio l’Unità 8200. Il reparto di élite per l’intelligence tecnologica dell’esercito israeliano, utilizza la piattaforma cloud di Microsoft Azure per archiviare una quantità smisurata di dati raccolti sui palestinesi di Cisgiordania e Gaza. Secondo la testimonianza di undici fonti interne all’intelligence israeliana e Microsoft, l’Unità 8200 ha trasferito file audio di milioni di chiamate effettuate da palestinesi nei Territori Occupati sulla piattaforma Azure, implementando così uno dei sistemi di sorveglianza più estesi e invasivi mai realizzati su un singolo gruppo di popolazione.
Superando i proiettili, siamo arrivati ad algoritmi che traducono respiri in precise coordinate. Il cloud, spazio infinito per definizione, diventa la più soffocante delle prigioni, una gabbia i cui le sbarre sono stringhe di dati, la cui porta è un firewall invalicabile. La sorveglianza digitale supera il concetto stesso di controllo. Diventa presenza costante, spettro che aleggia su ogni telefonata, ogni messaggio, ogni spostamento.
Questa è la nuova frontiera della repressione, più sottile del filo spinato, più pervasiva di un checkpoint, più letale di un drone perché capace di penetrare spazi fisici, menti, relazioni e l’intimità stessa del pensiero. Un colonialismo algoritmico che, ance se in modo diverso, continua a ferire l’anima di un intero popolo.
Ne ho scritto su Inside Over
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“Esprimiamo il nostro profondo dolore per la perdita di un coraggioso collega che è diventato martire durante l’aggressione delle forze sioniste. È stato preso di mira in un’offensiva ostile mentre svolgeva i suoi doveri professionali con integrità e dedizione, servendo come testimone della verità e rimanendo fedele al polso del popolo” hanno scritto i colleghi giornalisti libanesi.
Con Mohammad Shehadeh salgono a 226 le persone uccise da Israele in Libano da quando è entrata in vigore il cessate il fuoco da novembre 2024.
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E infine questo post di Ariel Toaff, professore emerito all’Università Bar-Ilan, a Ramat Gan, figlio del rabbino capo di Roma, Elio Toaff.

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