Cari amici di Byoblu, oggi vi parlo di un progetto che mi sta particolarmente a cuore e che rappresenta un passaggio fondamentale nella nostra evoluzione: IN – Intelligenza Naturale, il nuovo portale di autogoverno dedicato ai soci, agli abbonati e ai donatori di Byoblu (formalmente Media Pluralisti Europei Spa Società Benefit).
Che cos’è l’Intelligenza Naturale
Il nome sottolinea una chiara linea in controtendenza rispetto alla progressiva spersonalizzazione ipertecnologica dei nostri tempi.
Non come elemento di contrarietà alla tecnologia – l’intelligenza artificiale è uno strumento di lavoro come un altro, anche se va affrontato con molta cautela e necessita di riflessioni anche da parte della politica – ma allo scopo di ribadire la centralità dell’essere umano, dell’umanesimo, delle persone che si parlano e che formando una grande rete riescono a ottenere risultati che da soli, come individui isolati, non riuscirebbero mai a raggiungere.
Dal progetto individuale alla partecipazione collettiva
Byoblu è nata nel lontano 2007 come progetto personale, un blog di informazione libera e indipendente gestito per anni da una persona sola.
Oltre dodici anni dopo, a questa attività volontaria basata sulla filosofia dell’economia del dono si è affiancata una Srls unipersonale, aperta con soli cento euro e tra mille timori. Era ed è sempre stata “la TV dei cittadini” perché io, da solo prima e come garante poi, ho sempre messo gli interessi della cittadinanza prima di quelli della politica e dei grandi gruppi di interesse organizzati, ma non lo era nei fatti.
Ora, con la trasformazione in Media Pluralisti Europei S.p.A. – Società Benefit a diffuso azionariato popolare, stiamo realizzando qualcosa di epocale: il primo grande media pubblico della storia, controllato non solo attraverso le quote, ma anche organizzativamente dai cittadini.
Abbiamo quasi 3.000 soci che stanno per essere scritti nel libro soci e trascritti in Camera di Commercio (siamo ad agosto: a fine mese si fa), e migliaia tra abbonati e donatori (nel video, con un lapsus, li chiamo “abbonatori” ma tutto sommato ha un suo perché).
Il potenziale poi è enorme: una ricerca di Euromedia Research del 2021 mostrava che il 25% degli italiani conosce Byoblu, e quasi il 10% lo segue o lo ha seguito con soddisfazione. Il 10% è un numero che ricorre spesso in natura come percentuale di “diversità” che funziona come piano B: se la maggioranza con le sue scelte mette a rischio la sopravvivenza della specie, quel 10% con il suo anticonformismo salva tutti. Nel video faccio qualche esempio.
Basta con la denuncia sterile: è tempo di soluzioni
Io ho iniziato questo percorso dal 2007. Sono passati vent’anni, pieni di denunce, interviste, convegni, manifestazioni, indignazione… Ma cosa è cambiato? Niente. Lo sviluppo di così tanta consapevolezza, reso possibile dalla diffusione di internet (tra una censura e l’altra), da un punto di vista pratico non ha portato, concretamente (cioè a livello di diritti collettivi), a nulla.
In tanti denunciano, in tanti parlano alla pancia delle persone, in tanti contano like su like (i “mi piace” di Facebook, Instagram e Youtube) e si sfregano le mani, ma non hanno idea di come uscire da questo tunnel. Per questo motivo, dobbiamo capire una volta per tutte che chiunque di noi porti problemi senza proporre soluzioni, diventa egli stesso parte del problema.
Dopo vent’anni di esperienza, dopo avere contribuito in prima persona a creare consapevolezza a fiumi, posso dire in maniera credibile che la consapevolezza da sola non serve a niente. Cioè non basta. Anche perché la maggior parte delle persone a cui ci rivolgiamo sono già consapevoli delle cose come stanno. Servono soluzioni, quelle sì. Come facciamo a cambiare le cose?
Chi ha la possibilità di parlare a tante persone e non offre soluzioni, paralizza i cittadini in un’eterna condizione simile a quella del criceto che gira a vuoto sulla sua ruota. Questo alimenta la disaffezione alla partecipazione pubblica e in definitiva peggiora le cose, invece di migliorarle.
Dalla ribellione adolescenziale alla maturità costruttiva
Siamo stati tutti adolescenti ribelli. L’adolescente ribelle contesta l’autorità del genitore, lo accusa di essere la causa di tutti i suoi mali, urla, piange, qualcuno magari che non ce la fa si rifugia nell’alcool o nelle sostanze stupefacenti. Molti adolescenti (tranne rare eccezioni) sbattono la porta e pestano i piedi, ma non costruiscono alternative al modello che contestano.
Nella società, mutatis mutandis, abbiamo lo stesso schema: molti sono insoddisfatti del sistema, si indignano, fanno convegni, si intervistano tra di loro, si danno pacche sulle spalle dandosi ragione a vicenda, magari ne approfittano per promuovere i loro libri, ma il risultato è sempre lo stesso. Sappiamo tutto, tranne cosa fare per cambiare le cose.
Tutti contestiamo i “genitori”, cioè il sistema, ma non siamo in grado di incidere per cambiarlo. Non più di quanto un adolescente che sbatte una porta sappia contribuire a migliorare le condizioni della sua famiglia.
Nessuno ci dice mai cosa fare, forse perché dobbiamo accettare il fatto che siamo noi a dover cambiare le cose. Noi in prima persona. Siamo noi a doverci alzare dal divano sul quale siamo adagiati, prendere tutte queste informazioni e lavorarle, come creta, per costruire la “nostra” soluzione. Sempre che questa soluzione davvero lo vogliamo, si intende: sempre cioè che non ci vogliamo accontentare di guardare tutti i mali del mondo scorrere davanti ai nostri occhi, con un grande sacco di pop-corn sulle ginocchia.
È tempo di smetterla di fare gli adolescenti ribelli. Questi adolescenti sono diventati grandi, ormai. I genitori, purtroppo, molti di noi possono andarli a trovare solo al campo santo. Oggi abbiamo dei figli e tocca a noi portare avanti le nostre famiglie e fare le scelte che contano. E, paradossalmente, mentre ci assumiamo questa responsabilità, tocca a noi prenderci tante porte sbattute in faccia, perché la vita è una ruota. Nessuno può sottrarsi alla responsabilità di cambiare le cose e provare a migliorare il mondo che lasceremo dietro di noi.
Come funziona IN – Intelligenza Naturale
Se abbiamo capito che non potremo affidarci al guru di turno, e se abbiamo anche compreso di doverci rimboccare le maniche, allora dobbiamo darci da fare tutti insieme. In fondo, non siamo che cellule di un grande organismo collettivo. Neuroni di una immensa rete. Facciamoli funzionare. Senza capi né capetti, con rispetto reciproco e con la disponibilità di accettare le decisioni collettive (e caso mai avviare nuovi processi più raffinati per cambiarle, se serve). Ma serve una organizzazione.
E qui entra in scena IN – Intelligenza Naturale, il portale di discussione partecipativa e di organizzazione costruttiva, dove si possono pubblicare idee, suggerimenti, discuterne con tutti gli altri, realizzare commissioni strategiche sui temi fondamentali, prendere decisioni dopo ampia consultazione ed agire concretamente, sia nel governo della televisione che nella società. Possiamo ispirarci al funzionamento della società civile e delle istituzioni, rendendole davvero aperte e trasparenti.
Su IN troverete una bacheca dove postare liberamente contenuti, condividerli, commentarli. Come in una società reale, la bacheca rappresenta il dibattito pubblico. Ma su IN ci sono anche una serie di forum (le “discussioni”), dove ci si può confrontare su proposte organizzate, e votarle, in sezioni diverse destinate a funzioni diverse, organizzate sul modello del Parlamento e del Governo. Nel Parlamento donatori e abbonati discutono, raffinano, giungono a conclusioni, votano e propongono. Nel Governo i soci (che sono i proprietari della televisione) portano avanti la discussione e deliberano, ascoltando le conclusioni e le istanze collettive del Parlamento.
A differenza delle istituzioni reali, si può far parte del Parlamento senza farsi eleggere: basta essere donatori con una donazione all’attivo negli ultimi tre mesi (per accertare di essere partecipanti volenterosi e non semplici troll), oppure abbonati con un abbonamento attivo. Anche nel Governo non c’è bisogno di farsi eleggere: bisogna essere soci di Media Pluralisti Europei Spa Società Benefit. Si è appena conclusa il 31 luglio scorso una fase di aumento capitale. Si poteva diventare soci con soli 100 euro.
L’obiettivo è far entrare decine o centinaia di migliaia di soci fino a rendere questo media al 100% a partecipazione popolare (lo è già, ma al momento la maggioranza è in mano a me perché la SpA deriva dalla trasformazione della Srls. E già che ci siamo è importante chiarire che io non prendo un soldo dall’ingresso dei soci, che semplicemente “diluiscono” le mie quote di partecipazione realizzando aumenti di capitale ai quali io non partecipo). Ci saranno altre aperture ai soci, in dipendenza dalle richieste, deliberando nuove fasi di aumento capitale. Lo statuto lo consente. Per segnalarvi, scrivete a soci@byoblu.com.
IN sarà la nostra agorà permanente, come lo Speakers’ Corner di Londra.
Decisioni che atterrano in Assemblea
IN è l’anticamera delle decisioni che poi verranno ratificate in Assemblea, formalmente, quando l’Assemblea verrà convocata, e chiaramente dovrà tener conto delle determinazioni già assunte nel portale. In sede assembleare ratificheremo le decisioni prese insieme attraverso IN. Non tutte, chiaramente, solo quelle che necessitano del voto assembleare, come da Statuto. Le altre si daranno per acquisite.
Diremo cose tipo, ad esempio: “Come abbiamo deciso il 24 agosto scorso nella votazione sul portale IN riguardante le modifiche da applicare al capo X dello Statuto, oggi, cari soci, siete chiamati a decidere sulla ratifica“. Le assemblee stesse potranno tenersi anche direttamente sul portale IN, a dire il vero, posto che saremo in grado di provvedere a una sorta di certificazione del voto. La prima assemblea, invece, cercheremo di organizzarla de visu, di persona, e su IN solo per chi non potrà esserci. Indicativamente a ottobre.
Perché ho bisogno di voi
Come disse già qualcun altro, tempo fa, io sarei anche un po’ “stanchino”. È dal 2007 che faccio dell’informazione libera e indipendente una idea fissa, con questa ossessione di una Tv che sia dei cittadini.
Sono quasi vent’anni che accolgo sulle spalle il peso continuo della precarietà, le responsabilità legali sempre più pressanti, la macchina del fango organizzata dai sedicenti fact-checker, gli attacchi di chi si definisce democratico ma poi istiga la Commissione Europea a prendere posizione contro un progetto di libertà, che mira a rendere i cittadini più critici, consapevoli, e ora a renderli protagonisti nel processo di selezione e presentazione delle informazioni.
È dal 2007 che ogni mattina mi alzo, quando riesco a dormire – e non è affatto scontato -, e mi dico che tutto quello che devo fare è andare avanti, perché “oggi è un altro giorno buono per trovare una soluzione“.
Ho fatto mia l’idea che nella vita sia necessario continuare a darsi da fare, a inseguire il proprio sogno (senza starsene lì seduti ad aspettare che arrivi il prossimo salvatore del mondo), di modo che i problemi, da quelli piccoli a quelli grossi, non riescano mai a raggiungerti, perché tu vai più veloce di loro. Ti raggiungeranno, certo, ma solo in punto di morte, quando non avranno più nessuno con cui prendersela.
Ma ora… Ora sono felicissimo che ci siano 3.000 soci, tremila amici che condividono questo sogno e che sono pronti a sopportare insieme a me questa responsabilità. Non quella legale, che resta in capo all’organo amministrativo, sia chiaro, ma quella etica, quella morale, quella solidale. La responsabilità creativa. Lo sforzo psicologico continuo per tenere dritto il timone e cercare strade alternative ogni volta che un ostacolo sbarra il percorso, laddove chiunque altro si sarebbe fermato e sarebbe tornato indietro.
Quante volte avete sentito dire: “Dietro front, ragazzi. Di qui non si passa!”, oppure “Peccato, non si può fare“. Si passa, invece! Si può fare, invece! Ecco, da oggi finalmente potrò cominciare a dirvi: “Signori, abbiamo questo problema, che facciamo?“.
Non sono più solo. Con 3.000 persone che si organizzano, ognuna facendo una piccola cosa dopo essersi messa d’accordo con gli altri, questa può diventare la più grande impresa collettiva mai realizzata nella storia. Ci sono aziende in ambito commerciale che fatturano decine o centinaia di milioni e hanno solo 50 dipendenti. Cosa potremmo realizzare, noi, con almeno 3.000 dipendenti che si occupano ognuno di qualcosa (oltre ai donatori e agli abbonati che vorranno aiutarci)?
Si tratta di un potenziale che non può andare sprecato, proprio per quella responsabilità sociale e generazionale di cui abbiamo parlato prima.
Le regole del gioco
IN è una piattaforma di discussione, partecipazione e scelta aperta, non ideologica, dove uno dei pochi requisiti davvero importanti è la tolleranza, è il rispetto reciproco.
Se non vi piace qualcosa, non arrabbiatevi e non sottraetevi al confronto dicendo “non gioco più“, “mi porto via il pallone“. A parlare è solo l’adolescente ribelle che non si è ancora accorto di essere diventato un uomo e di dover dare l’esempio.
Tu giochi, invece! Ti fai rispettare dai compagni di squadra, li convinci con le tue idee, oppure accetti le loro (e poi magari su un altro tema sarai più convincente tu), impari da quello che leggi e ascolti da chiunque altro, con la mente aperta, ben disposta e ricettiva. E quando tutti sono d’accordo, quando una decisione è stata presa, allora si gioca insieme.
Perché questa partita la si perde insieme, e la si vince insieme.
Nello statuto della società c’è scritto, tra le altre cose, che noi rifiutiamo qualsiasi discriminazione, sia essa per questioni di idee personali, culturali, legate all’etnia, alla religione, all’orientamento sessuale, alle storie sanitarie personali. Perché allora dovremmo discriminarci tra di noi? Perché qualcuno dovrebbe rifiutarsi di ascoltare gli altri o – peggio ancora – accusarli scadendo sul piano personale?
Lasciamo queste modalità al mondo fuori da IN. Noi dobbiamo essere coerenti con quello che pretendiamo dagli altri. Se pretendiamo di essere ascoltati e rispettati, allora siamo obbligati ad ascoltare tutti e a rispettare gli altri, anche e soprattutto quando non siamo affatto d’accordo con loro.
Anzi, il bello è proprio quello: essere d’accordo non è quasi mai un valore: si perde l’opportunità di mettere sul banco di prova i nostri prototipi di azione. La sintesi è certamente un valore, ma una sintesi è possibile solo dopo avere discusso partendo da posizioni diverse.
Cambiamo noi stessi, invece di cambiare gli altri (io per primo). Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo, diceva Gandhi. Cerchiamo di diventare il contrario di quello che critichiamo negli altri.
L’obiettivo di IN
IN, attraverso l’intelligenza naturale condivisa, vuole ragionare, costruire soluzioni, farle validare dalla comunità degli esseri umani lungimiranti e consapevoli che vi partecipano e adottarle di comune accordo, mettendone in pratica, secondo lo schema iterativo: dibattito ► proposta ► decisione ► attuazione ► valutazione risultati.
Vogliamo uscire dalla fase della denuncia sterile. Vogliamo costruire risposte e dare soluzioni. Vogliamo continuare a fare informazione, ma secondo una linea editoriale decisa da una comunità pensante, che sia funzionale alla costruzione di un dibattito pubblico in grado di arricchire il nostro bagaglio di conoscenze, non di disgregare le coscienze in mille flussi tra di loro contraddittori e privi di una finalità etica.
La finalità etica consiste nel dare gli strumenti a una grande quantità di persone per uscire dallo stato di irrilevanza dove decenni di denuncia fine a se stessa l’hanno relegata, alimentando atteggiamenti di costante paura e chiusura, che provocano condizioni peggiorative a livello politico-economico, stress, frustrazione, ansia, emarginazione…
L’obiettivo è imparare ad incidere positivamente nel mondo, aprendo canali di dialogo e di mediazione. Si tratta del primo passo per ottenere un avanzamento nei diritti individuali, anziché un costante arretramento come stiamo sperimentando, e per ottenere un concreto miglioramento delle condizioni personali, famigliari e sociali.
L’obiettivo è il benessere, sotto a tutti i punti di vista (sociale, materiale, finanziario, psicofisico): stare meglio noi e lasciare ai nostri figli un futuro in cui abbiano ragionevoli possibilità di stare ancora meglio.
IN è ancora un portale embrionale, ma migliorerà. Io credo nel movimento. Per muoversi bisogna uscire dalla condizione statica delle idee che fluttuano nell’universo onirico e trasformarle in una goccia di energia pulsante che dia subito luogo a manifestazioni fenomeniche esperibili nel concreto: oggetti fisici, pronti ad essere utilizzati.
Credo nell’evoluzione progressiva delle idee, a partire da un inizio definito. Se aspetti di avere tutto pronto, non partirai mai. L’ottimo è nemico del bene.
Grazie al contributo di tutti, IN crescerà, migliorerà costantemente e diventerà presto lo strumento di cui abbiamo bisogno per evolvere nel nostro cammino individuale e di gruppo.
IN: come iniziare
Il portale si raggiunge all’indirizzo in.byoblu.com ma vi si accede solo su invito.
IN è una comunità, e le comunità sono “accomunate” da una storia e da valori condivisi, che si dimostrano attraverso la partecipazione continuativa e concreta a un progetto. Se uno non ci crede, è meglio che non venga a perdere tempo e a farlo perdere agli altri.
Migliaia di persone hanno già ricevuto l’invito via email: sono coloro che hanno fatto una donazione negli ultimi 90 giorni, gli iscritti a uno dei piani di abbonamento, con abbonamento attivo, e i soci (per informazioni sulla propria posizione di socio, scrivere a soci@byoblu.com).
C’è una bacheca generale dove tutti possono dire la loro (il dibattito pubblico), ci sono forum di discussione tematica che si stanno formando, dove sarà possibile strutturare commissioni di lavoro, fare proposte e metterle al voto (Parlamento e Governo). Ci sarà presto una sezione dedicata alle comunicazioni generali, dove daremo gli avvisi e dove (ad esempio durante le assemblee) trasmetteremo la diretta streaming di eventi e riunioni (il mondo le chiama call, ma noi siamo strani).
È tempo di passare dalle parole ai fatti, dalla critica alla costruzione, dalla solitudine alla forza collettiva. È tempo di tornare a credere.
Vi aspetto dentro a IN – Intelligenza Naturale.
Claudio Messora
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