“Apriremo presto le porte dell’inferno a Gaza”. Il ministro della Difesa di Tel Aviv, Israel Katz, ha annunciato così di aver dato il via libera all’operazione militare che punta ad estendere il controllo dell’area dall’attuale 75% a tutto il territorio della Striscia. Il componente del governo, guidato da Benjamin Netanyahu, non ha escluso inoltre di distruggere totalmente la capitale se Hamas non consentirà il rimpatrio degli ostaggi tenuti, nelle sue prigioni, a partire dal 7 ottobre 2023.
Il secondo motivo...
Lo scopo è anche quello di spingere l’organizzazione palestinese ad abbandonare la guida delle istituzioni locali, in modo che vengano gestite da non meglio specificate “terze parti”.
Il tacito via libera
Il progetto imperialistico, conseguito tramite l’impiego delle armi ai danni del principio di autodeterminazione dei popoli sancito dalla carta dell’Onu, non viene troppo osteggiato da un Occidente che si limita a criticare il leader della Likud soltanto a parole, evitando di intraprendere scelte forti a livello diplomatico.
Lo stallo
Il diretto interessato ha dichiarato intanto di non voler mandare, al momento, alcuna delegazione in Egitto e Qatar per riavviare il dialogo al fine della cessazione delle violenze che proseguono così, senza sosta, in loco. I jet del cosiddetto “nemico sionista” hanno sganciato infatti i loro ordigni in diverse zone, causando altri 25 morti. Molte organizzazioni umanitarie hanno dichiarato che è in corso, sul posto, una grave carestia e la gente non sa più dove ripararsi per non morire sotto le bombe. Forte preoccupazione è stata espressa dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha parlato di “sconfitta per l’intera umanità”.-----
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