mercoledì 3 febbraio 2021

By Giulia Belardell - L’Europa fa spazio a Sputnik V. Una leva geopolitica nelle mani di Mosca...!



SPUTNIK PHOTO AGENCY / REUTERS
Russian President Vladimir Putin

By Giulia Belardell

Quando lo scorso agosto il presidente russo Vladimir Putin annunciò l’approvazione normativa del vaccino Sputnik V, una parte di mondo accolse la notizia alzando entrambe le sopracciglia. Non solo per motivi scientifici ed etici – la sperimentazione non era ancora entrata in fase 3 – ma anche per il forte richiamo patriottico evocato dal nome: Sputnik V, con riferimento al primo satellite artificiale a essere mandato in orbita intorno alla Terra. Oggi, a distanza di sei mesi e con i dati finalmente pubblicati, possiamo dire che quel nome dal punto di vista geopolitico non era poi così azzardato. E non tanto per la competizione con gli Usa – la cui autosufficienza vaccinale è garantita dai giganti farmaceutici “autoctoni” – quanto per la proiezione internazionale e la leva geopolitica che la diffusione del siero sul mercato estero può riversare sulla Federazione russa.

Negli ultimi tempi la carta Sputnik è stata sdoganata anche nell’Unione europea, dopo lo strappo del premier ungherese Viktor Orbán e la benedizione della cancelliera tedesca Angela Merkel. Se la casa farmaceutica che produce lo Sputnik V “farà richiesta di autorizzazione all’Agenzia europea del farmaco” per la commercializzazione nell’Unione europea, il vaccino “seguirà le stesse valutazioni di tutti gli altri”, ha dichiarato oggi la commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides, rispondendo a una domanda sul tema. Ieri era stata Merkel, dopo una telefonata con Putin, a sgombrare il campo da ogni pregiudizio: “Ogni vaccino è il benvenuto nell’Ue purché approvato da Ema”. I tedeschi spingono da settimane per accelerare l’approdo dei russi al processo europeo di autorizzazione, confidando in un esito positivo. Berlino ha anticipato la possibilità di produrre localmente lo Sputnik V, una prospettiva che farebbe della Germania un hub di produzione e distribuzione a livello europeo. La Russia - ha reso noto oggi il ministero della Sanità a Berlino - ha preso contatti con l’azienda tedesca IDT Biologika per discutere della possibilità di avviare la produzione congiunta.

Questo è il giorno delle aperture in chiaro anche di altri capitali europee, a cominciare da Parigi. Sputnik V potrà essere distribuito in Francia se corrisponde alle “norme scientifiche” e alle “esigenze europee”, ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, intervistato da radio Europe 1. “Se Sputnik ottiene il via libera, l’omologazione dell’Agenzia europea del farmaco e dell’Alta Autorità francese per la salute, non ci sarà nessun blocco alla sua diffusione, se corrisponde alle norme scientifiche e alle esigenze di solidità e di controllo che si impongono in Europa”. “I vaccini - ha proseguito il capo del Quai d’Orsay - non hanno nazionalità. L’importante è avere una medicina che funziona”. Ancora più calda l’accoglienza di Madrid: il governo spagnolo è “aperto” ed “entusiasta” all’idea di utilizzare lo Sputnik V una volta autorizzato dall’Ema, ha detto la ministra della Sanità Carolina Darias.

I tempi della possibile approvazione da parte dell’Ema sono ancora incerti. A sbottonarsi, per ora, sono solo i russi, secondo cui l’inizio del processo di revisione dovrebbe essere annunciato entro fine mese. La questione sarà verosimilmente uno dei temi al centro dell’imminente visita a Mosca dell’Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell, prima missione di questo genere dal 2017. Borrell incontrerà il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e altri interlocutori russi in vista della discussione strategica del Consiglio europeo sulle relazioni Ue-Russia prevista per marzo. Il diplomatico spagnolo si farà portavoce delle condanne Ue per l’arresto dell’oppositore russo Alexei Navalny, di cui già ieri ha chiesto l’immediato rilascio, così come per il fermo di migliaia di manifestanti. Ma il caso “Navalny” non è considerato un freno alla collaborazione con Mosca su vaccini e contrasto alla pandemia. Né tanto meno lo è per il completamento del gasdotto Nord Stream 2, come ha messo in chiaro Merkel nei giorni scorsi, spegnendo il tentativo di Macron. Come osserva il giornalista francese Pierre Haski, le armi della diplomazia internazionale sono spuntate di fronte a “enormi progetti economici come il gasdotto Nord Stream 2, in cui sono coinvolti cinque gruppi europei”. E questo vale, inevitabilmente, anche per il bene più prezioso di questi tempi: il vaccino anti-Covid.

Per Politico.eu, la svolta del vaccino – efficace al 92% secondo uno studio pubblicato su The Lancet – rappresenta indubbiamente una nuova leva nelle mani del Cremlino, mentre Bruxelles rischia di farsi trovare ancora una volta impreparata nella sua strategia vaccinale. Di fronte all’attivismo con cui Paesi come Ungheria, Serbia e più velatamente la Germania cercano alleanze con lo sviluppatore russo, i cittadini europei potrebbero voler sapere perché i loro leader non si sono impegnati con Mosca sin dall’inizio per il bene della salute pubblica.

Lo studio su Lancet colloca il vaccino russo sul podio dell’efficacia, insieme a quelli di Pfizer/BioNtech e Moderna. Il tasso del 92% è stato raggiunto confrontando il numero di persone infette da coronavirus nel gruppo vaccinato (14.964 soggetti) con un gruppo di controllo a cui era stato somministrato un placebo (4.902 soggetti). La misurazione delle infezioni da coronavirus è iniziata quando è stata somministrata la seconda dose, 21 giorni dopo la prima. I ricercatori hanno registrato 16 casi di Covid-19 sintomatico nel gruppo vaccinato contro 62 casi nel gruppo placebo. È importante sottolineare che non ci sono stati casi di infezioni da coronavirus “moderate o gravi” nel gruppo vaccinato.

Ufficialmente la Germania è l’unico Paese Ue ad avere contatti diretti con la squadra dello Sputnik. Politico riferisce di aver contattato tutte le agenzie farmaceutiche dell’Ue e dello Spazio economico europeo: tra coloro che hanno risposto - Belgio, Slovacchia, Croazia, Lettonia, Paesi Bassi, Estonia, Irlanda e Spagna - nessuno ha detto di aver avuto colloqui diretti con i russi, e nessuno intende farlo. Un portavoce del Fondo russo per gli investimenti diretti (il fondo sovrano responsabile della promozione del vaccino all’estero) ha suggerito diversamente, sostenendo che colloqui bilaterali con paesi anonimi nell’UE - sia a est che a ovest - stanno andando avanti.

Il siero russo si è già fatto strada in diverse parti del globo, anche grazie al prezzo molto inferiore rispetto ai vaccini a mRNA prodotti da BioNTech/Pfizer e Moderna. Secondo il team Sputnik, il farmaco viene venduto a meno di 10 dollari a dose, un prezzo comunque maggiore rispetto al vaccino AstraZeneca (tra i 4 e i 5 dollari a dose). Sputnik presenta dei vantaggi, rispetto ai vaccini a mRNA, anche sul fronte della conservazione: utilizzando una tecnologia basata su vettori adenovirali, la sua formulazione è stabile a 2-8 gradi, il che consente la conservazione in un normale frigorifero.

“In un futuro molto vicino vogliamo cominciare a produrre in altri Paesi per rispondere alla domanda crescente in un numero sempre maggiore di Paesi”, ha annunciato oggi il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Il fondo russo Rdif ha accordi di produzione con diversi Paesi al di fuori della Russia, tra cui Cina, India, Corea e Brasile. “Produrremo lo Sputnik anche in Kazakistan e lo svilupperemo in Bielorussia, Turchia e forse anche in Iran”, ha aggiunto Peskov. Pechino è l’altro grande esportatore globale di vaccini anti-Covid, ma già da questo mese sarà anche hub di produzione per il siero russo. A certe latitudini, si corre a una velocità impensabile per la “vecchia Europa”.

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