lunedì 1 febbraio 2021

Pietro Salvatori x HUFFPOST - Crisi di governo, giro di tavolo a vuoto..." Fico non partecipa, tutto si decide altrove: solo i leader possono sbloccarla...".

 

I negoziati sul programma stentano:

... Fico non partecipa...

 tutto si decide altrove solo i leader possono sbloccarla.



Pietro SalvatoriGiornalista politico, Huffpost


Ventiquattr’ore per scrivere un programma di governo “alla tedesca”, e peccato se in Germania impieghino settimane soppesando le virgole e se i precedenti all’italiana (governo gialloverde, remember) siano stati un mezzo flop. Roberto Fico, “l’esploratore” incaricato da Sergio Mattarella del difficile compito di verificare se si possa trovare una quadra all’interno della vecchia maggioranza. Sui temi, anzitutto, e peccato se Bruno Tabacci, nuovo acquisto in maggioranza, protesti: Il programma va definito con Conte quando verrà incaricato, non prima, non funziona così”. Senza contare che per tutto novembre si erano già susseguiti tavoli di confronto proprio sul programma, arenatisi in un nulla di fatto dopo un mese.

Recuperare in ventiquattr’ore il tempo perso, anche se Conte o non Conte rimane il problema principale da dirimere prima che il presidente della Camera risalga al Quirinale nella giornata di domani, e a cascata ministeri, distribuzione di incarichi e equilibri del nuovo governo, e anche per questo non è escluso che tra stasera e domani mattina i leader dei partiti si siedano intorno a un tavolo per trovare una quadra molto complicata.

Nel frattempo intorno al tavolo allestito alla Camera nella sala della Lupa, si sono riuniti per il Pd capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci, con i loro omologhi di Iv (Maria Elena Boschi e Davide Faraone), M5S (Davide Crippa, Ettore Licheri), e Leu (Federico Fornaro e Laura De Petris). Una riunione allargata a Tabacci per Centro democratico, Raffaele Fantetti e Maurizio Buccarella per il neonato gruppo del Senato Europeisti, Antonio Tasso per il Maie alla Camera e i senatori Gianclaudio Bressa e Albert Lanieice per le Autonomie.

Da sciogliere alcuni nodi, che si muovono sulle linee di faglia che hanno fatto scricchiolare prima e poi implodere il secondo governo dell’avvocato di Volturara Appula. Si parte dal Mes, che i pentastellati hanno chiesto di togliere dal tavolo, e sul quale Italia viva ha dato segnali di apertura, purché la parte dedicata alla sanità nel Recovery plan sia ulteriormente irrobustita rispetto ai 18 miliardi già previsti. Molto dipenderà da quanto si vorrà alzare il tiro o meno rispetto all’obiettivo principale, quello delle trattative sulla composizione del futuro esecutivo.

Ancor più complicata appare la partita sulla giustizia. Nel mirino dei renziani il ministro Alfonso Bonafede, e il suo programma definito troppo giustizialista per essere digerito, con tanto di continui segnali sulla necessità di un cambio di passo a via Arenula. Così come un tema divisivo al momento è quello sulle politiche del lavoro: oltre a Iv, anche il Pd ha espresso perplessità sull’impianto generale del reddito di cittadinanza, per il quale il ministero del Lavoro ha già annunciato il rifinanziamento, e c’è inoltre da dirimere il nodo del termine del blocco dei licenziamenti, tema sul quale la discussione si sarebbe arenata nel corso della mattinata.

Al centro della discussione ovviamente anche il Recovery plan, con Iv che spinge per più fondi sulle infrastrutture (puntando al relativo ministero), e il nodo dei fondi per il Sud da dirimere. Nella discussione dovrebbe rientrare ancora una volta la legge elettorale, riforma mai realizzata dal Conte 2 ma che doveva essere legata a doppio filo con il taglio dei parlamentari, e che è rimasta prigioniera di veti e controveti su impianto proporzionale, soglie di sbarramento, ripartizione dei seggi.

Una patina di scetticismo avvolge lavori che molti considerano superflui, ma soprattutto si fa strada il lodo Tabacci: come si fa a stilare un programma a prescindere da chi dovrà realizzarlo? Matteo Renzi pronostica che il nuovo esecutivo vedrà luce “entro la fine della settimana”, mentre una fonte di governo definisce il tavolo “un modo per parlare di chi deve andare dove ma senza parlarne veramente”, con l’incognita se sarà Conte o meno a guidare il nuovo esecutivo, anche la mossa di Fico di abbandonare il tavolo dopo pochi minuti dall’inizio dei lavori viene letta come un modo di sfilarsi dalla tenzone, nonostante il suo fosse uno dei nomi alternativi più papabili.

Tra sospensioni all’ora di pranzo e la richiesta di tavoli tematici nel pomeriggio si procede un po’ stancamente a vista, in attesa che le trattative parallele fra i leader e l’ipotetico incontro sblocchi la trattativa vera: chi si siederà a Palazzo Chigi? Con quale squadra? Il vero contratto lo si firma lì.

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