Parte il confronto fra i capigruppo sui temi, Mes, giustizia e scuola tra gli ostacoli più grandi. E ancora non si parla di nomi.
Si allunga il brodo della crisi. Due giorni di consultazioni sono serviti a produrre un tavolo. Che però lì intorno non vede seduti i leader. Il presidente “esploratore” Roberto Fico ha convocato per lunedì mattina tutte le forze politiche, che fanno parte di questa maggioranza finita in frantumi e che sono state ascoltate tra sabato e domenica, per iniziare a stilare un nuovo programma di governo. Programma che possa portare a un esecutivo Conte ter, come richiesto espressamente da tutti i gruppi tranne che da Italia Viva, che invece non si è sbilanciata sul nome del prossimo premier.
Toccherà alla terza carica dello Stato muoversi su un campo minato evitando quei temi che provocherebbero la deflagrazione e cercando il più possibile di sminarli, puntando invece su quelli che possono rinsaldare Pd, Italia Viva, M5s e Leu. Tuttavia si tratta ancora solo di un ulteriore step, perché non saranno presenti i leader Nicola Zingaretti, Matteo Renzi e Luigi Di Maio, ma solo i capigruppo di Camera e Senato e un’eventuale figura tecnica. Non si dovrebbe parlere di nomi, né del futuro premier. E nonostante il leader di Italia Viva lo neghi, dicendo “prima i contenuti e poi i nomi”, è attorno a quest’ultimo punto che ruota il nocciolo della questione e il futuro della legislatura.
Oggi anche i gruppi minori - dal Maie al Centro democratico, passando per Leu e Psi - hanno ripetuto lo stesso concetto espresso da Pd, M5s e Leu: ok al Governo politico, ma a patto che a guidarlo sia Giuseppe Conte. Solo Italia Viva continua a tenere le carte coperte, pur dicendo che non pone veti. Una risposta che lascia tutti con il fiato sospeso e nell’incertezza assoluta. Per questo la deadline di martedì, quando il presidente della Camera dovrà tornare al Colle per consegnare la propria sintesi, appare ancora piena di ostacoli. Basti pensare che quando M5s si è seduta al tavolo prima con la Lega e poi con il Pd per stilare il contratto di governo sono trascorsi giorni e giorni prima di avere un testo.
Su questo punto, si apre un dibattito, non solo nel merito, ma anche nel metodo. Bruno Tabacci, presidente di Centro democratico, ha le idee chiarissime sui limiti di una trattativa portata avanti da Fico: “Il programma-patto di legislatura dovrà essere definito con Conte quando sarà incaricato. Ma poiché sappiamo scrivere, abbiamo offerto oggi cinque punti, per dire che non possiamo giocare al fatto che in fase esplorativa facciamo un programma e poi decidiamo chi lo realizza”. Secondo questa linea, nelle prossime ore il compito di Fico sarebbe solo quello di raccogliere le richieste dei singoli partiti, farne una sintesi, magari sminando le questioni più divisive, in modo da istruire, già nel tavolo di domani, un lavoro preparatorio utile al premier incaricato. Ma per arrivare martedì al Colle con un nome da indicare al Presidente Sergio Mattarella occorre che Italia Viva si esponga e che i leader parlino tra di loro.
Giuseppe Conte osserva la consegna del riserbo più assoluto, spiega Palazzo Chigi per rispetto del lavoro di mediazione di Roberto Fico. Vengono smentiti virgolettati su Mario Draghi, così come il Quirinale fa trapelare che Sergio Mattarella non lo ha contattato in questi giorni di crisi conclamata di Governo.
In vista del tavolo di lunedì il Movimento 5 Stelle ha riunito i membri delle diverse commissioni per indicare le priorità, i temi su cui convergere. Unica certezza, al momento, è che il no al Mes non deve essere messo in discussione. A questo proposito si è registrata da parte di Italia Viva una posizione più morbida, ma non basta ancora. A tutto ciò si aggiungono i temi della giustizia e della scuola. Non è un mistero che Italia Viva voglia cambiare la guida di entrambi i dicasteri. In fondo è proprio alla vigilia della relazione in Aula del Guardasigilli Alfonso Bonafede che Conte è salito al Colle a rassegnare le sue dimissioni consapevole che il suo ministro non avrebbe avuto i voti in Aula.
Insomma i pesi massimi devono ancora entrare in gioco. Per le questioni vere bisognerà ancora attendere. Qualcosa sottotraccia si muove, ma si è ancora in una fase iniziale. Chiamata da tanti “fase della volontà”, nel senso che c’è l’intenzione di risedersi attorno a un tavolo. E ora che sta per iniziare la fase della stesura del programma le distanze tra i leader sono ancora siderali. Ciò è dovuto a un clima di sospetto tra chi dovrebbe governare il Paese. Diffidenza e astio che non fanno altro che allungare i tempi per la risoluzione della crisi di governo in una fase in cui la lotta al Covid avrebbe bisogno di un assetto politico stabile e funzionante, in particolare alla vigilia di una nuova sfida che vede gran parte dell’Italia tornare in zona gialla con la speranza di restarci a lungo.
Nessun commento:
Posta un commento