Byoblu ha incontrato Arnaldo Vitangeli per discutere dell’incarico che il Presidente della Repubblica ha appena affidato a Mario Draghi per la formazione del nuovo governo. La sfolgorante carriera dell’ex presidente della BCE coincide con la parabola discendente dell’economia italiana, il cui inizio può essere fissato nel 2 giugno 1992, giorno in cui il Panfilo Britannia attraccò al porto di Civitavecchia e si avviò il periodo delle privatizzazioni italiane: “a partire da quel momento Draghi contribuì alla svendita del patrimonio pubblico italiano alla finanza anglosassone, l’obiettivo di facciata era l’abbattimento del debito pubblico, ma naturalmente ciò non avvenne e il risultato fu solo la cessione dei gioielli economici italiani”.
Vitangeli descrive poi altre vicende legate alla figura di Draghi, come l’abolizione del Glass-Steagall Act, la legge nata a seguito del crollo di Wall-Street del 1929, che imponeva la divisione delle banche commerciali dalle banche d’affari. “Draghi abolì questa divisione, naturalmente sotto l’impulso della finanza anglosassone. Ciò consentì alle banche speculative di utilizzare il risparmio dei cittadini per creare il gigantesco casinò della finanza impazzita, che poi deflagrò nella crisi dei subprime del 2008.“
Dopo aver tratteggiato la storia di Mario Draghi, Vitangeli si sofferma sul preoccupante significato politico che riveste l’iniziativa del Presidente della Repubblica di affidare a lui l’incarico di formare il nuovo governo: “uno degli aspetti paradossali di questa crisi è che si dimentica completamente che dovremmo essere in una democrazia. Alle precedenti elezioni abbiamo assistito alla vittoria di forze euroscettiche, che manifestavano una posizione critica verso lo strapotere dei mercati finanziari. Proporre Draghi come Presidente del Consiglio significa prendere a sberle in faccia la volontà popolare e fondamentalmente dire che ciò che vota il popolo è irrilevante”.
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