"La frase 'Nessun uomo è un'isola' vale anche dal punto di vista economico", spiega la portavoce. Pregliasco: "Ha senso". Galli: "Dannoso".
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha esortato gli Stati membri a sospendere le vaccinazioni contro il coronavirus dopo aver finito di immunizzare i loro operatori sanitari e i gruppi vulnerabili, per garantire una distribuzione “equa” delle dosi in tutto il mondo. La portavoce dell’Oms Margaret Harris ha detto che era “moralmente” ed “economicamente” la cosa giusta da fare.
“Chiediamo ai paesi, una volta che hanno (immunizzato) questi gruppi, di assicurarsi che l’offerta a cui hanno accesso sia fornita anche ad altri”, ha detto a Bbc Breakfast, secondo quanto riporta il Guardian. La portavoce ha specificato che la misura è la cosa giusta da fare non solo moralmente ma anche economicamente. “Ci sono state una serie di analisi molto interessanti che dimostrano che vaccinare solo il proprio paese e poi sedersi lì e dire ‘stiamo bene’ non funzionerà economicamente. Quella frase “nessun uomo è un’isola” vale anche dal punto di vista economico”, ha spiegato la portavoce dell’Oms, “Noi nel mondo siamo connessi e se non riusciamo a far funzionare di nuovo tutte le società in modo efficiente, ogni società sarà finanziariamente influenzata”, ha aggiunto.
Alcuni studi suggeriscono che gli 84 paesi più poveri del mondo non raggiungeranno l’immunizzazione di massa dal coronavirus almeno fino al 2024 e alcuni potrebbero non arrivarci mai, a causa della mancanza di dosi di vaccino.
La proposta lanciata dall’Oms è “assolutamente da prendere in considerazione”, commenta il virologo e direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco. “Non possiamo dimenticare i Paesi più poveri. E non solo per una questione etica”, spiega Pregliasco all’AGI. Il problema ”è anche sanitario”, spiega l’esperto. “Senza un vaccino lì, in quei territori, il virus può diffondersi incondizionatamente, col rischio che si sviluppino delle varianti”. La proposta dell’Oms, dunque, ”è assolutamente da prendere in considerazione.
Valutiamo di vaccinare le persone a rischio negli altri Paesi prima di immunizzare i nostri giovani”. Ma per Pregliasco “c’è un nodo da sciogliere: tutti i Paesi sanno che quanto più velocemente si porta a termine la vaccinazione di massa prima riparte l’economia. Ed è difficile pensare agli altri se hai una situazione critica da risanare”, conclude.
″È dannoso” commenta all’AGI Massimo Galli. “Capisco il problema e la preoccupazione dell’Oms, non voglio dare l’impressione di non volermi curare dei Paesi più poveri, ma è intuitivo che se le campagne vaccinali non vengono realizzate velocemente e in modo completo il problema e il rischio permangono”, spiega Galli, che aggiunge: “Anzi, in questo modo è più probabile che possano emergere varianti resistenti agli anticorpi prodotti dal vaccino”.
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