Si fa un po’ scomoda la posizione di Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell’Organizzazione mondiale della sanità. Il tema è sempre il piano italiano contro l’influenza pandemica che non sarebbe mai stato aggiornato dal 2006 e il rapporto dell’Oms sulla reazione “improvvisata, caotica e creativa” del nostro sistema sanitario al nuovo coronavirus, pubblicato e fatto sparire in 24 ore nel maggio scorso. Dove si legge appunto che il piano del 2006 era stato solo “reconfirmed in 2017”. “Devi correggere subito”, scriveva Guerra a Francesco Zambon, coordinatore dei ricercatori dell’Oms autori del dossier. Era l’11 maggio, poco prima della pubblicazione. Non andava bene la data, il 2006 appunto: bisognava aggiungere “ultimo aggiornamento dicembre 2016”. “Non fatemi casino su questo – scriveva ancora Guerra –. Stasera andiamo sui denti di Report e non possiamo essere suicidi (…) Adesso blocco tutto (…). Così non può uscire. Evitate cazzate. Grazie e scusa il tono. Ranieri”...
Il testo non cambierà e sarà ritirato subito...
È stata ancora Report, ieri sera, a tornare sul tema con un nuovo servizio di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella sulle email di Guerra a Zambon e non solo. Dal 9 marzo Guerra è stato inviato dall’Oms a Roma a supporto del ministero della Salute. Ma al ministero è stato direttore generale per la Prevenzione dal 2014 al 2017. Gli aggiornamenti del piano, in quegli anni, spettavano anche a lui. Secondo il perito interpellato da Report il file .pdf è sempre quello del 2006, a cambiare è solo la pagina che lo linka sul sito del ministero della Salute. Ancora nel 2020 sarebbe stato linkato un testo in cui si legge che un “primo stock farmaci” al ministero “sarà completato entro il 2006”. Quanto fossimo pronti, purtroppo, l’abbiamo visto a febbraio, anche a causa delle circolari che, su indicazione dell’Oms, indicavano come “caso sospetto” solo chi avesse avuto rapporti con la Cina.
È un “lavoro sicuramente pregevole”, concedeva Guerra a Zambon a proposito del rapporto. Ma lo invitava a riflettere sulle “questioni politiche”. Scriveva: “Uno degli atout di Speranza è stato sempre il poter riferirsi a Oms come consapevole figlia (sic, si suppone per foglia, ndr) di fico per certe decisioni impopolari e criticate (…). Se anche Oms si mette si mette in veste critica non concordata con la sensibilità politica del ministro (…) non credo che facciamo un buon servizio al Paese. Ricordati che hanno appena dato 10 milioni di contributo volontario sulla fiducia e come segno di riconoscenza”.
In un’altra email in possesso di Report Guerra scriveva a Zambon: “Come sai, sto per iniziare con il ministro il percorso di riconferma parlamentare (e finanziaria) del centro di Venezia e non vorrei dover subire ritardi o contrattacchi”. Il centro di Venezia è il posto di lavoro di Zambon.
All’Oms, secondo Report, c’è stato uno scontro sul dossier. Una ricercatrice europea, sentita in forma anonima, aggiunge: “Ranieri Guerra ha minacciato pesantemente l’autore del rapporto: ‘O ritiri la pubblicazione o ti faccio cacciare fuori dall’Oms’”. “Non ho mai minacciato nessuno”, dice Guerra al Fatto Quotidiano, ma preferisce non entrare nel merito della vicenda e dei rapporti tra Oms e governo. Report coinvolge anche Cristiana Salvi, responsabile della comunicazione dell’Oms Europa: “Ranieri e io – scriveva in un’altra email – abbiamo cercato di arginare le critiche che questo rapporto denuda completamente”. “Crolla così la terzietà dell’Oms”, conclude Sigfrido Ranucci.
Qualche domanda se la fanno anche i magistrati di Bergamo che indagano su presunti errori e omissioni nella prima gestione della pandemia. Guerra è stato già sentito come testimone. Per Zambon e per i ricercatori suoi colleghi, l’Oms invoca invece l’immunità diplomatica per proteggere, scrive l’agenzia, “l’imparzialità e l’oggettività dell’Oms”. Il sospetto è che protegga, piuttosto, equilibri politici.
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