Francesco Santoianni
Approvato dall’EMA il vaccino della Pfizer (con la machiavellica dichiarazione “Al momento non ci sono indicazioni che il vaccino non funzionerà contro la variante del Covid”), mentre in Gran Bretagna, per il dilagare della “nuova versione, D614G” del virus Sars-CoV-2 (presente già a settembre nel nord Europa e oggi anche in Italia), si decreta un super-lockdown che vieta gli ospiti per la cena di Natale. Su cosa possa comportare questa situazione alcune domande al Prof. Giulio Tarro (le sue precedenti interviste all’Antidiplomatico le potete leggere qui).
Intanto, cosa si sa di questo D614G?
"Essendo un coronavirus, il Sars-Cov-2 è soggetto a continue mutazioni; il D614G, sequenziato per la prima volta in Gran Bretagna a settembre, nasce dopo 17 mutazioni e nessuna di queste evidenzia una sua maggiore pericolosità anche se parrebbe essere molto più contagioso del suo “progenitore” destinato, quindi, ad esserne soppiantato."
Si, ma la domanda che già si stanno ponendo tutti è: la vaccinazione Pfizer- BioNTech in corso in Gran Bretagna (e che, da noi, dovrebbe cominciare a gennaio) può proteggerci da questo virus?
"Per saperlo, ipotizzando che anche questo virus abbia un periodo di incubazione che può arrivare a quindici giorni, bisognerà aspettare almeno un mese per verificare se le persone vaccinate in questi giorni in Gran Bretagna (le quali – è bene ricordarlo - non hanno ancora subito la seconda dose che dovrebbe consolidare l’efficacia del vaccino) saranno infettate da questa variante del virus."
E se, malauguratamente, questo avvenisse?
"Se questo malauguratamente avvenisse, ammesso che l’Aifa, con questa situazione, autorizzi il vaccino della Pfizer-BioNTech, spero non passi la logica del “visto che le abbiamo pagate, intanto, vacciniamoci con le dosi del vecchio vaccino e poi con il vaccino che ci proteggerà anche dal D614G”.
E perché?
"Soprattutto per la specificità del prodotto della Pfizer-BioNTech che per affrontare il Sars-Cov-2 ha realizzato, non un classico “vaccino” ma una terapia genica, basata su mRNA (RNA messaggero) che contiene le istruzioni per la sintesi nell’organismo umano di nuove proteine le quali dovrebbero permettere di meglio resistere all’attacco del virus Sars-Cov-2. I fautori di questa terapia fanno notare che le cellule umane già processano, normalmente, più di 5000 diversi RNA messaggeri, che sono tutti temporanei, possedendo l’mRNA nel nostro organismo una emivita media di circa 5 minuti. Il prodotto della Pfizer-BioNTech, quindi, non rappresenterebbe un rischio significativo. I critici, dal canto loro, fanno notare che la terapia, genica (oggi ancora in fase sperimentale e utilizzata solo contro gravissime malattie genetiche, non infettive, per le quali non esiste una cura, come distrofia muscolare di Duchenne, adrenoleucodistrofia cerebrale, Mucopolisaccaridosi…) potrebbe, invece, scompaginare il nostro sistema immunitario, impedendogli, così, di continuare a neutralizzare gli innumerevoli virus con i quali conviviamo da millenni. Ed, essendo il Covid una malattia infettiva, potrebbe far dilagare una epidemia enormemente più grave di quella che stiamo subendo. Un rischio, quindi, significativo che raddoppierebbe se, oltre al primo “vaccino” contro il virus Sars-Cov-2 si aggiungesse quello contro la nuova versione D614G."
Quindi?
"Quindi, considerata la, non inaspettata, significativa mutazione del virus Sars-Cov-2 sarebbe il caso, quantomeno, di mettere da parte “vaccini” a terapia genica come quelli prodotti da Pfizer-BioNTech e Moderna. Sulla opportunità, poi, di ricorrere - contro un virus asintomatico nel 95% dei casi, pericoloso quasi esclusivamente negli iper-anziani e per il quale già esistono efficaci cure – ad una vaccinazione di massa, basata su altri vaccini che non garantiscono una immunità permanente e che non impediscono il perpetuarsi del contagio abbiamo già detto."
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