Il ministro degli Esteri Blok a Roma da Di Maio e Amendola per un confronto sul piano di ripresa: "Le tensioni politiche se le gestisce l'Italia, ma dovrà riformare giustizia e scuola".
Senza riforme, niente soldi del recovery fund. Il ministro degli Esteri olandese Stef Blok è a Roma per incontri istituzionali con il suo omologo italiano Luigi Di Maio e con il ministro degli Affari Europei Enzo Amendola. A pochi giorni dall’accordo raggiunto in Consiglio europeo sul recovery fund e il bilancio Ue, il messaggio del governo de L’Aja per il governo di Roma è chiaro. Torna il mantra delle ‘riforme da fare’, ma stavolta, a differenza che in passato, la Commissione europea ha degli strumenti in più per far rispettare le regole, argomenta Blok in un incontro con la stampa: può bloccare i fondi. E l’Olanda, come altri Stati membri, ha la possibilità di sottoporre la questione in Consiglio europeo, utilizzando lo strumento ottenuto a luglio: il cosiddetto ‘freno di emergenza’ per sospendere l’erogazione delle risorse in mancanza di piani nazionali convincenti.
“L’Olanda – rivendica Blok – ha insistito affinché nel Next generation Eu fosse inserita una condizionalità di tipo economico perché siamo convinti che tutti possano beneficiare da queste riforme”. Quali sono quelle che l’Italia dovrà mettere in campo? Sono scritte nelle raccomandazioni che la Commissione europea elabora per ogni Stato membro. Blok cita la “riforma della giustizia” e anche una riforma del “sistema educativo” perché, dice dell’Italia, non sempre le scuole e le università danno quel “tipo di conoscenza richiesto dal mercato del lavoro”. Quanto agli investimenti ‘green’, Blok spezza invece una lancia a favore dell’Italia: “E’ avanti anche rispetto all’Olanda”.
Ma in generale il ragionamento del ministro de L’Aja suona come un avvertimento, sebbene non contenga toni aspri e ultimativi. Nelle trattative del luglio scorso sul recovery fund, i ‘frugali’ del nord hanno ottenuto il cosiddetto ‘freno di emergenza’. Significa che se non sono convinti dei piani nazionali presentati, possono chiedere che gli Stati membri ne discutano e che la Commissione blocchi l’erogazione dei fondi.
La missione romana di oggi ha tutta l’aria di essere una visita tesa a capire a che punto sia l’Italia con la preparazione del proprio piano nazionale, sebbene ufficialmente inserita nell’incontro bilaterale Italia-Olanda, appuntamento annuale.
“Finora - dice Blok – l’erogazione dei fondi europei non era vincolata alle riforme. Il recovery fund introduce questa nuova condizionalità: abbiamo imparato la lezione”. Quale lezione? L’Olanda ha spesso attaccato la Commissione in passato, accusandola di essere troppo morbida con gli Stati nazionali sul rispetto delle raccomandazioni prescritte. Per esempio, è successo all’epoca dello scontro tra Bruxelles e il governo M5s-Lega sulla manovra economica 2019: l’Olanda era in prima fila a chiedere che la Commissione aprisse una procedura per debito eccessivo contro l’Italia. Non successe. Sul Next Generation Eu l’Olanda ha ottenuto un controllo sull’erogazione delle risorse, nel caso italiano ben 209 miliardi di euro, la parte più cospicua del recovery fund.
Blok non esprime particolari preoccupazioni per i ritardi italiani o per la situazione politica italiana, di nuovo scossa dalle tensioni di maggioranza. “Anche noi avremo le elezioni a marzo, quindi ci potrebbe essere un cambio di governo in Olanda – premette - La situazione politica italiana se la gestiscono gli italiani. Ma qualunque governo debba gestire il recovery fund, ci aspettiamo che la Commissione europea possa giudicare in maniera indipendente. Non ho motivo per dubitare: la Commissione ne ha tutto l’interesse”.
L’Italia, conclude, “non è ultima in Europa, ha un’economia molto competitiva che ha solo bisogno di un paio di riforme, che sono nell’interesse degli italiani e degli europei”.
Quanto al Parlamento olandese che, come tutti gli altri Stati membri, dovrà ratificare il recovery fund, “lo faremo al più presto”, assicura Blok: “E’ il Parlamento che decide il calendario ma non ho ragione per dubitare del fatto che si sia reso conto dell’importanza di tutto il pacchetto”.
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