mercoledì 30 dicembre 2020

Recovery Challenge. Renzi: "Ci separa un abisso". Conte: "Se ti sfili si va in Parlamento"

 


Italia Viva demolisce la bozza. Il premier vuole portare tutto in Aula: dal Pnrr al Mes fino a una eventuale crisi di Governo, convinto di avere carte da giocare.


Gabriela Cerami

La conferenza stampa di fine anno del premier Giuseppe Conte è in corso quando Matteo Renzi parla con i cronisti a Palazzo Madama: “Aspettiamo i fatti”. Fa da controcanto al presidente del Consiglio, il quale non esita nel dire che andrà in Parlamento se Italia Viva dovesse nei fatti sfiduciarlo: “Non si può vivacchiare, senza la coesione della maggioranza non si può governare”, dice durante l’appuntamento di fine anno. Passano le ore, nel frattempo una delegazione di Italia Viva incontra il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, il dialogo è serrato e non porta a nulla di buono sul fronte della stabilità interna all’esecutivo: “Sui contenuti non ci siamo, ci separa un abisso”, dicono dal partito dell’ex premier. E poi ancora: “Abbiamo mandato 30 pagine, loro una bozza di Recovery plan modificata dopo la conferenza stampa di Renzi e arrivata ieri notte. Non saremo complici di un piano senza ambizione per il futuro del paese”.

 

Per Renzi il premier Conte ha due strade davanti a sé. La prima è che sia lui a gestire la crisi, la seconda è “far finta di niente”. Ma in questo caso, è il ragionamento che il leader di Italia Viva ha fatto ai suoi, difficile che si arrivi a un Conte ter. Piuttosto inizierebbe la ricerca di un altro presidente del Consiglio che potrebbe avere magari il sostegno di Forza Italia.

Ma dal canto suo anche il presidente del Consiglio gioca di strategia. A suo dire ci sono le condizioni per una sintesi politica sul ‘Recovery’ ma non sono accettati gli ultimatum: non sono ammissibili - ha detto Conte oggi citando Aldo Moro - “perché hanno un significato di una stretta che fa precipitare le cose e impedisce una soluzione positiva”. Ed ecco il controcanto di Renzi che anche lui cita il presidente Dc: “La verità illumina e dà coraggio”.

 

Tra i due è ancora braccio di ferro dunque. Se il premier invita Italia viva a chiarire se intende sostenere il governo, il leader di Iv dice che “la palla è nel campo del presidente del Consiglio”. Ma il Capo dell’esecutivo non intende fare alcuna mossa se non quella di andare in Parlamento.

Su questo il capo del governo, così come accadde con la crisi M5S-Lega, non sembra cambiare idea. La parlamentarizzazione della crisi è un assioma. È lì che Conte, se necessario, metterà in atto la sua prova di forza con il leader di Iv. “Non cerco altre maggioranze”, ribadisce anche oggi in un passaggio della conferenza a Villa Madama. Eppure qualcosa si muove e da ambienti vicini al premier si fa notare che non si sta certo con le mani in mano. Tra centristi e potenziali transfughi di Iv e di FI, non si può escludere che un controbilanciamento anti-renziano alla fine, Conte lo possa trovare.

Su alcuni nodi il premier però prende tempo e sottolinea il coinvolgimento del Parlamento, la cui mancanza gli è stata rimproverata. Sul Mes come sul fondo salva-Stati “decide il Parlamento”. Frase che cela un sottotesto: sul Mes la maggioranza non c’è. Su un dossier, tuttavia, il capo dell’esecutivo non accetta più ritardi: il Recovery Plan. “Non ho detto che va tutto bene, se non abbiamo ancora la struttura di governance vuol dire che dobbiamo affrettarci. Dobbiamo correre”, scandisce Conte fissando il Cdm per l’ok nella prima settimana di gennaio. E posticipando il nodo della task force - casus belli dello scontro con Renzi - a un decreto ad hoc. “Quello che sin qui è mancato è la sintesi politica finale, dove è giusto che ogni partito dica la sua sulle risorse”, osserva il capo del governo dimostrando, sul Recovery Plan, più di un’apertura alle istanze di Italia Viva.

Ma è sul resto che il premier vuole vederci chiaro, cercando di scoprire le carte di Renzi. Sul rimpasto, infatti, non chiude ma avverte: “Il tema va posto dai partiti”. Con una premessa: l’attuale squadra di governo “un capitano la difende in tutti i modi”. Sui servizi, invece, Conte è pronto al muro contro
muro sia con Iv sia con il Pd. “La delega è una prerogativa del premier, chi mi chiede di cederla spieghi il perché”. Dialogo quindi, ma non ad ogni costo.

È così che il governo arriva alla fine di un anno difficile in cui il mondo intero è stato travolto dalla pandemia. Con il leader di uno dei partiti di maggioranza, Renzi, che rimprovera al governo di cui fa parte di aver fatto poco e male, molto meno rispetto agli altri Paesi, stando al numero elevato di morti registrato in Italia. Tutto appare sfilacciato alla vigilia del discorso di fine anno che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pronuncerà nel tradizionale messaggio di fine anno, auspicando la massima unità nazionale in un momento così complicato.


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