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Silvio Garattini all'Huffpost: "I conti di Conte non tornano. C'è poca informazione, Senza una comunicazione chiara la gente non capirà".
“Certamente AstraZeneca sta dando un vantaggio al Regno Unito, che accelererà sui tempi della vaccinazione”. Le notizie che arrivano dall’Inghilterra, e dalla Germania, non possono non far pensare a quelle che Silvio Garattini definisce “le implicazioni politiche” dell’affaire vaccini. “Non si può negare che ci siano egoismi nazionalistici”, scandisce il celebre farmacologo, presidente dell’Istituto “Mario Negri” di Milano. Novantadue anni, tra i sette testimonial del Vax Day lombardo, soffermandosi sulla campagna di immunizzazione italiana invita il Governo “a non lasciare le cose al caso e a impegnarsi per non ripetere gli errori del passato”. Quanto al nostro piano vaccini, Garattini ha pochi dubbi: “È in alto mare”.
Lei è stato tra i primi a vaccinarsi, professore. Perché questa scelta?
La Regione me l’ha chiesto e l’ho fatto. Per spirito di servizio, per dare l’esempio e per rassicurare i dubbiosi sull’efficacia e la sicurezza del vaccino.
Come sta?
Bene. Mi aspettavo qualche lieve effetto collaterale, invece per fortuna non ho avuto proprio nulla.
Professor Garattini, il Regno Unito ha autorizzato il vaccino AstraZeneca/Oxford su cui l’Italia ha fortemente puntato. Il via libera di Londra contrasta con la dichiarazione dell’Ema, secondo cui è improbabile un’approvazione a gennaio in Europa. Il vaccino funziona in Gran Bretagna e non altrove?
Il via libera di Londra contrasta anche con le dichiarazioni, un po’ contraddittorie, della stessa AstraZeneca, quando ha parlato di rapporti con la Russia per cooperare alla sperimentazione sul vaccino Sputnik V. Dal canto suo, l’Ema ha dichiarato di non aver ricevuto la documentazione e la richiesta di approvazione da parte di AstraZeneca. Quanto al Regno Unito, bisogna vedere per cosa utilizzeranno il vaccino, per il quale c’era il problema che la mezza dose era più attiva della dose intera e l’effetto era molto ridotto negli anziani. Potrebbero pensare di utilizzarlo solo per gli adulti. Avendo a disposizione due vaccini, si può diversificare. Poi ci sono le implicazioni politiche.
AstraZeneca sta dando almeno un mese di vantaggio di forniture al Regno Unito?
Certamente. È anche questione di organizzazione. Ci sono molti fattori che andrebbero conosciuti dall’interno e che non conosciamo. Di sicuro il comportamento dell’Inghilterra è diverso da quello dell’Ue.
In che senso?
L’Europa si sta dimostrando più responsabile, più prudente, perlomeno vuole avere più garanzie.
In un’intervista a HuffPost dello scorso aprile, lei avvertiva sul rischio che il vaccino potesse non essere disponibile per tutti allo stesso tempo. Propose “una licenza obbligatoria sulla base della quale la casa farmaceutica che avrà in produzione il vaccino nel Paese in cui si metterà a punto prima, dia la possibilità di produrlo anche a case farmaceutiche di altri paesi”. Quel rischio si è avverato?
Purtroppo sì, non ci sono state iniziative per dare licenze obbligatorie. O, come avevano proposto India e Sudafrica, per togliere il brevetto nel periodo Covid. I Paesi occidentali hanno negato questa possibilità. Pensare all’immunizzazione dei Paesi a basso reddito è indispensabile.
Perché?
Se in determinate aree del mondo si è tutti vaccinati, ma lo si lascia circolare in altre aree, il virus muterà e tornerà da noi, magari in varianti non suscettibili al vaccino. È interesse di tutti che la vaccinazione proceda in modo regolare nel mondo. Si tratta di buon senso.
Come con Pfizer mediante una procedura accelerata, anche con AstraZeneca Londra ha approvato il vaccino prima di tutti gli altri Paesi. Sullo sfondo c’è la Brexit: egoismi nazionali e interessi politici ed economici stanno prevalendo sulla solidarietà tra gli Stati cui l’Ue ha ispirato la strategia per la vaccinazione?
Non si può negare che ci siano egoismi nazionalistici. L’Usa fa per conto suo, come Russia, Gran Bretagna e Cina. Se ci fosse stato un accordo preventivo avremmo accelerato i tempi della vaccinazione globale.
Intanto, forse anche per stare al passo di Regno Unito, Usa e Cina sono partiti con largo anticipo, la Germania ha annunciato di aver prenotato per conto proprio 30 milioni di dosi extra dell’anti Covid prodotto da Pfizer (americana) in collaborazione con BioNTech (tedesca). Iniziativa “vietata dagli accordi”, ha spiegato il presidente Conte. L’intesa sancita sul piano europeo si è già infranta?
La Germania si è difesa e ha fatto per conto suo e questo le permetterà di accelerare, ma la prenotazione è stata fatta prima degli accordi europei. Avremmo potuto farlo anche noi. Con “Medici senza frontiere” avevamo detto al Governo di seguire lo sviluppo dei vaccini, di non puntare solo su uno o ci saremmo ritrovati in coda. Alle cose bisogna pensare per tempo, non si possono fare all’ultimo minuto. Anche con “Moderna” ci si è mossi alla fine e avremo poche dosi.
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La Francia è in difficoltà con la “sua” Sanofi che, due settimane fa ha comunicato di poter consegnare le dosi del vaccino solo alla fine del 2021. Questo ritardo mette in difficoltà anche l’Italia, che aveva puntato su questo preparato. Dobbiamo preoccuparci professore?
Tutti i ritardi mettono in difficoltà tutti.
Che idea si è fatta del nostro piano vaccini?
Il nostro piano è ancora in alto mare. Non conosciamo i risultati del bando per reclutare 3000 medici e 12.000 infermieri. Non abbiamo informazioni sufficienti per poter calcolare la durata della campagna di immunizzazione. Bisognerebbe capire quante persone si vaccinano ogni giorno. Iniettare un vaccino richiede tempi precisi, anche per l’osservazione successiva. Non è che si può procedere a tappe forzate.
Governo e commissario continuano a rassicurare. Per ora, però, mentre aspettiamo il 6 gennaio per il via libera a quello di Moderna, abbiamo solo il vaccino Pfizer.
Rassicurare va benissimo, però sarebbe importante avere una campagna di informazione adeguata. Dobbiamo spiegare alla gente che cosa è, come funziona, come si somministra il vaccino, quali sono i vantaggi anche in termini numerici e quali gli effetti collaterali. Bisogna coinvolgere le tv e i mass media e non stancarsi di ripetere le cose. Informazione e comunicazione sono uno dei punti deboli delle istituzioni, come ha evidenziato l’emergenza Covid. Ancora oggi ci vengono presentati dati e statistiche senza rapportarli ai numeri della popolazione. Sa qual è il rischio?
Qual è?
Senza una comunicazione chiara la gente non capirà. Coinvolgiamo persone credibili, rappresentanti del mondo della cultura, attori, atleti. E si faccia sulla base di un piano, non lasciando tutto al caso.
Il presidente Conte ha detto che “in primavera inoltrata potremo avere un primo impatto significativo”, con il vaccino a 10-15 milioni di cittadini. Pesa, però, lo scetticismo diffuso anche tra medici e operatori sanitari.
Un medico che non vuole vaccinarsi è un incosciente, fallisce nella sua missione. Quanto ai numeri, a meno che Conte non abbia informazioni su nuovi e più massicci arrivi di fiale, i conti non tornano. Se riceviamo 450 mila dosi a settimana, in 12 settimane né avremo circa 6 milioni e dunque, considerando che servono due iniezioni, vaccineremo 3 milioni di persone. Credo sia necessario un po’ di spirito critico. Per dire le cose come stanno e soprattutto per evitare gli errori commessi in passato con mascherine, tamponi e banchi.
Come si convincono gli indecisi a vaccinarsi?
Spiegando le cose come stanno. I fanatici non li convinceremo mai, non dobbiamo polemizzare con quelli. I dubbi sono legittimi, non va condannato chi li ha. Spetta a noi spiegare, se sapremo farlo la gente comprenderà l’utilità del vaccino. Ma bisogna sempre informare tempestivamente e raccontare la verità, anche nel caso in cui succedesse qualcosa di imprevisto o grave.
Si discute sull’ipotesi di introdurre l’obbligo per alcune categorie. Il Governo confida nella persuasione. È realistico, visto il clima segnato da indecisioni e tentazioni no vax?
L’obbligatorietà deriva da una reale necessità. Prima di parlare di questo, assicuriamoci di avere vaccini a sufficienza. Altrimenti sono solo polemiche inutili.
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