Un’industria farmaceutica di Latina produce un farmaco a base di anticorpi monoclonali, in grado di neutralizzare il virus Sars Cov-2, ovvero di impedirne la replicazione all’interno dell’organismo.
Si tratta di un farmaco salvavita perché agisce già nelle prime 72 ore della malattia ed evita l’aggravamento e il ricovero dei pazienti in ospedale. Il presidente Donald Trump, soggetto considerato a rischio per età e sovrappeso, si è curato in pochi giorni proprio con un farmaco simile.
Prodotto a Latina, il farmaco finisce all’estero
L’aspetto sconcertante della vicenda è che un’azienda italiana produce il farmaco, ma nel nostro Paese lo stesso non può essere somministrato, mentre furgoni carichi di milioni di dosi partono per gli Stati Uniti e per il Canada e adesso anche verso la Germania.
“Abbiamo ‘pallottole’ specifiche contro il virus. Possono salvare migliaia di pazienti, evitare ricoveri e contagi, ma decidiamo di non spararle. Non si spiega”, ha commentato Massimo Clementi, virologo dell’ospedale San Raffaele di Milano.
Il no di AIFA, Ministero della Salute e Cts
A fine ottobre l’azienda di Latina aveva proposto all’Italia di utilizzare il farmaco per una sperimentazione clinica: 10 mila dosi sono state offerte a titolo gratuito, ma AIFA (l’Agenzia Italiana del farmaco), il Ministero della Salute e il Comitato tecnico scientifico hanno rifiutato la proposta. La motivazione ufficiale è la mancanza dell’approvazione dell’Ema, l’agenzia europea per i medicinali. Ancora una volta terapie efficaci nella cura del covid-19 vengono inspiegabilmente osteggiate.
L’iniziativa del Comitato per il diritto alla cura domiciliare del Covid-19
Il Comitato per il diritto alla cura tempestiva domiciliare del Covid-19, promosso dall’avvocato Erich Grimaldi, ha chiesto l’accesso agli atti della riunione del 29 ottobre scorso in cui le autorità sanitarie italiane rifiutarono di dare il via libero al farmaco.
Perché l’Italia non si accoda alla procedura decentralizzata attivata dalla Germania?
“In Europa esistono due procedure per ottenere l’autorizzazione di un farmaco ad essere utilizzato”, ci spiega l’avvocato Grimaldi. La prima è quella centralizzata che consiste nell’ottenere tale via libera dall’EMA (la European Medicines Agency).
La seconda è la procedura decentralizzata contemplata dalla direttiva europea n.83 del 2001, che prevede la possibilità per uno Stato membro di fare un’autonoma richiesta all’autorità competente che si deve concludere in 210 giorni. Questa procedura ha un vantaggio: un qualsiasi Stato membro può accodarsi al primo Stato che ha domandato l’autorizzazione e beneficiare del periodo di tempo già trascorso da tale prima richiesta. In questo modo il secondo Stato può anche ottenere direttamente la relazione finale dell’autorità del primo Stato richiedente con la quale si è deciso di autorizzare la sperimentazione o immissione in commercio del farmaco.
La Germania ha attivato tale seconda procedura e l’Ungheria si è accodata alla sua richiesta.
L’Italia invece rimane silente.
“Come cittadini e come comitato”, ha detto a Byoblu l’avvocato Grimaldi, “abbiamo il diritto di comprendere per quale motivo in un momento emergenziale, in cui come stabilito anche dal Consiglio di Stato, ogni cura o possibilità di sperimentazione deve essere presa in considerazione, questa terapia con gli anticorpi monoclonali offerta dall’azienda sia stata rifiutata dalle autorità sanitarie italiane”.
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