C’è qualcuno che vorrebbe prolungare all’infinito l’emergenza, la chiusura del paese, spostando la liberazione di data in data, di fase in fase. C’è qualcuno che ci guazza in questa quarantena, ne approfitta, si avvantaggia, su piani diversi. C’è qualcuno che in questa paralisi si sente importante, decisivo, determinante, esercita il potere allo stato puro, in grande o in piccolo, e riduce i cittadini a bambini, malati e delinquenti, tutti con l’obbligo di stare dentro.
C’è qualcuno che gode il quarto d’anno di celebrità, si arroga il diritto di decidere nel nome della vita e della morte, ti consente o meno di respirare, a sua discrezione, ti toglie la libertà senza darti in cambio la sicurezza; ma accolla quest’ultima solo sulle tue spalle, dipende solo da te, se ti barrichi in casa, stai buono e ti separi da tutti.
Il nuovo Hobbes decreta: Homo homini virus. E su quella paura fonda il suo strapotere...
C’è qualcuno che vede in questa situazione la realizzazione della propria utopia, tutti irretiti, cioè presi per la rete, attaccati a una piattaforma, senza più differenze, tutti uguali, magari con uno stesso reddito universale di miseria, controllati e cinesizzati come il Grande Impostore vuole.
Se ci fosse qualcuno in grado di parlare oggi nel nome della fede direbbe che tutto ciò è diabolico, perché diavolo significa separare, dividere.
C’è qualcuno che teme di tornare alla vita normale perché sa che l’incantesimo si spezzerebbe, il consenso di gregge, automatico e impaurito, verrebbe meno, la vita tornerebbe aperta. C’è qualcuno che ritarda sine die la prigionia universale perché sa che tragedie ci aspettano per il lavoro, la società, le famiglie, l’economia e non è stato predisposto nulla di concreto e di adeguato.
Il nuovo Hobbes decreta: Homo homini virus. E su quella paura fonda il suo strapotere.
C’è qualcuno che vede in questa situazione la realizzazione della propria utopia, tutti irretiti, cioè presi per la rete, attaccati a una piattaforma, senza più differenze, tutti uguali, magari con uno stesso reddito universale di miseria, controllati e cinesizzati come il Grande Impostore vuole.
Se ci fosse qualcuno in grado di parlare oggi nel nome della fede direbbe che tutto ciò è diabolico, perché diavolo significa separare, dividere.
C’è qualcuno che teme di tornare alla vita normale perché sa che l’incantesimo si spezzerebbe, il consenso di gregge, automatico e impaurito, verrebbe meno, la vita tornerebbe aperta. C’è qualcuno che ritarda sine die la prigionia universale perché sa che tragedie ci aspettano per il lavoro, la società, le famiglie, l’economia e non è stato predisposto nulla di concreto e di adeguato.
Bande di virologi che in due mesi di vetrina quotidiana non hanno concordato su nessuna profilassi e non hanno saputo dire altro che ripetere il rimedio primitivo del duemila avanti Cristo: state a casa, lontani dal prossimo, lavatevi le mani. Grazie, non c’era bisogno di loro per sentirci dire quello che una qualunque nonna analfabeta era in grado di dire.
Dalle istituzioni, dagli organismi “preposti”, nessuna terapia o prevenzione socio-sanitaria, in più di due mesi. Solo un incubo militante, state a casa, vi spariamo a vista, vi facciamo tornare a casa carichi di meraviglie, vi sorvegliamo coi droni e gli elicotteri tipo Apocalypse now e noi i vietcong.
In casa fate onanismo sul virus, per distrarvi sparatevi un bel filmone sul contagio: vi racconta ciò che state vivendo. Siete già nella leggenda, nella fiction… Rallegramenti.
Intendiamoci. Non tutti coloro che ci prescrivono e osservano queste norme sono in mala fede, c’è chi ne è davvero convinto e argomenta bene. Né è in discussione la necessità delle precauzioni, ma quelle necessarie, ragionevoli, come distanziarsi e mascherarsi, andare il meno possibile e più coperti possibile nei luoghi pubblici, magari controllare le condizioni di salute (ciò che nessuno ci ha mai fatto). Ma star da soli all’aria aperta, passare isolati da una casa all’altra non provenendo da nessuna zona di rischio, uscire, bagnarsi o saltellare per conto proprio in luoghi appartati, vedere una persona anche se non è congiunto, riprendere con tutte le precauzioni le attività lavorative, sono rischi calcolati, che si devono correre se non vogliamo che i danni per la prevenzione diventino superiori ai danni sanitari.
Un manifesto firmato da tanti [qui], in primis da Vittorio Sgarbi, ha denunciato questo regime liberticida; un flash-mob di cittadini contro le violazioni della Costituzione è stato fatto ieri mattina a Bologna. Ma vige la legge marziale. Filate a casa, da soli, coda tra le gambe.
Marcello Veneziani
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