mercoledì 27 maggio 2020

Recovery Plan, per Conte e l'Italia 172 miliardi e due incognite: Timore per i tempi. Merkel: "Non ce la facciamo per giugno"

BRUSSELS, BELGIUM - FEBRUARY 4: Italian Prime Minister Giuseppe Conte (L) meets European Commission President...


Il governo si prepara a una trattativa difficile coi 'frugali' (che però oggi non attaccano). Timore per i tempi. Merkel: "Non ce la facciamo per giugno".

HUFFPOST ITALY
Tabella ripartizioni recovery fund....

Tabella ripartizioni recovery fund
“Ottimo segnale da Bruxelles, va esattamente nella direzione indicata dall’Italia. 
Siamo stati descritti come visionari perché ci abbiamo creduto dall’inizio. 500 mld
 a fondo perduto e 250 mld di prestiti sono una cifra adeguata. Ora acceleriamo
 sul negoziato per liberare le risorse presto. Che le capitali europee lo
 assecondino”. Giuseppe Conte ‘brinda’ su twitter al piano presentato oggi da 
Ursula von der Leyen sul recovery fund. L’Italia ha ottenuto tanto in effetti, la
 quota più rilevante tra tutti gli Stati europei, 80mld di sussidi e 90mld di prestiti.
 Ma ora sull’orizzonte italiano ci sono due tipi di preoccupazioni: puntare ad
 un’intesa prima dell’estate e difendere la posizione dal contrattacco probabile,
 anche se ancora non scatenato, dei paesi ‘frugali’, vale a dire Austria, Olanda, 
Danimarca e Svezia più gli Stati dell’est, tutti che masticano amaro rispetto alla 
proposta della Commissione europea.
Basti guardare la tabella in foto qui sopra per capire quanto il recovery fund,
 inserito nel prossimo bilancio pluriennale dell’Ue 2021-27, sia stato di fatto
 tagliato per l’Italia e la Spagna, i due paesi più colpiti dalla pandemia. Sembra che
 sia stato creato apposta per questo scopo: dopo la Francia al terzo posto, gli altri
 paesi ne beneficeranno molto meno. Un risultato inimmaginabile un mese fa. “E’ 
il d-day europeo del 21esimo secolo”, esulta il presidente dell’Europarlamento 
David Sassoli.
Ecco, però per avere la disponibilità di questi soldi (il fondo prevede in totale 500 miliardi
 di sussidi e 250 miliardi di prestiti), bisognerà aspettare gennaio. E’ l’obiettivo della
Commissione europea, ma è anche la tempistica prevista da Angela Merkel, che punta ad 
un accordo tra i 27 paesi membri entro il semestre di presidenza tedesco dell’Ue, che
 inizia a luglio e finisce a dicembre. Difficile un accordo a giugno, che era e resta 
l’obiettivo italiano. “È chiaro che le trattative saranno difficili e non saranno chiuse già 
al prossimo Consiglio europeo”, dice la Cancelliera. Molto probabilmente sarà necessario
 un altro consiglio europeo a luglio....
Gli ostacoli sul campo sono tanti. E qui veniamo all’altro motivo di preoccupazione nel
 governo italiano. I ‘frugali’, chiamati così perché di atteggiamento non generoso col
 bilancio europeo, non sono contenti della proposta della Commissione. Ma per ora non 
attaccano a spada tratta. Non lo fanno i premier Mark Rutte per l’Olanda e il cancelliere 
Sebastian Kurz per l’Austria. Anzi: Rutte scrive un tweet molto positivo sulla chiacchierata
fonica ieri con Conte.  “Ho parlato con il primo ministro Giuseppe Conte ieri pomeriggio 
circa
 la ripresa e i piani di riforma italiani dopo la devastante epidemia del Covid19. Per un’
Unione forte abbiamo bisogno di Stati membri forti. Accolgo pertanto con favore il gesto che
 ispira fiducia del primo ministro Conte”, si legge.
Ma da L’Aja una fonte del governo olandese avverte che “è difficile immaginare che questa
 proposta sarà il risultato finale dei negoziati. Le posizioni sono distanti e questo è un settore
 in cui vale l’unanimità. Per i negoziati ci vorrà tempo”.
Innanzitutto, i nordici vogliono garanzie su come verranno spesi i soldi, soprattutto la parte
 che riguarda i sussidi a fondo perduto. Per questo, la proposta della Commissione prevede 
di legare le risorse ad un piano di “investimenti e riforme” che dovrà essere elaborato da 
ogni Stato membro, presentato a Bruxelles e approvato anche dagli altri Stati membri in
 Consiglio europeo, in linea con le regole europee (quelle del Patto, ora sospese per 
l’emergenza) e le raccomandazioni che Palazzo Berlaymont scrive per ogni paese nel quadro
 semestre di sorveglianza europeo. Ma non basta.
Anche la questione delle ‘risorse proprie’ farà discutere. La Commissione azzarda delle
 ipotesi, per rimpinguare le finanze del bilancio europeo: ‘carbon border tax’ sui prodotti
 inquinanti dei paesi extra-Ue, digital tax. Quest’ultimo è argomento sensibile nei rapporti 
con gli Usa: andrebbe a toccare i giganti della Silicon Valley. E di fronte alla minaccia di 
Donald Trump di sanzioni per i paesi europei che decidano di adottare questo tipo di imposta, 
ogni Stato dell’Ue si è regolato come ha potuto. La Francia, per esempio, ha preso tempo, 
e anche l’Italia, la Gran Bretagna è andata avanti.
Come se non bastasse, il capitolo ‘risorse proprie’ dovrà essere approvato dai Parlamenti
 nazionali. Ancora più complicato. L’alternativa però è peggiore, ai fini della riuscita della
 trattativa. Se non si aumenta il tetto delle risorse proprie dell’Ue (nuove tasse), si dovranno
 aumentare i contributi degli Stati membri al bilancio: ma i paesi del nord sono contrari e lo
 sono anche i paesi del sud più colpiti dalla crisi.
E poi c’è la questione dei cosiddetti ‘rebates’, gli sconti sui contributi nazionali al bilancio
 dell’Ue accordati ad alcuni Stati che usano meno risorse europee, come Germania, Olanda.
 E’ un vecchio ‘privilegio’ concesso alla Gran Bretagna dell’allora premier Margaret Thatcher.
 La Commissione europea rimanda la questione, ma questo è un punto sul quale l’Italia, la
 Francia, la Spagna e gli altri paesi più deboli vogliono insistere. “Il capitolo ‘rebates’ non è
 definitivamente tramontato, ne discuteremo nelle prossime settimane”, dice Sassoli.
Ciò non toglie che questa sia una giornata storica per l’Ue. “L’Europa c’è, la proposta della
 Commissione è forte”, sottolinea il ministro agli Affari europei Enzo Amendola. “La proposta
 della Commissione Ue è all’altezza della sfida e della necessità di sostenere il rilancio 
dell’economia con strumenti e risorse comuni. È un passo avanti storico, ora lavoriamo per 
adottarla rapidamente. Well done!”, è il commento del ministro dell’Economia Roberto 
Gualtieri.
Presentato in maniera solenne da von der Leyen al Parlamento europeo, il piano della 
Commissione europea accoglie richieste del ‘sud Europa’ che sembravano impossibili un mese
 fa. Per esempio, quella di poter contare su un fondo costituito per la maggior parte da 
sussidi a fondo perduto piuttosto che prestiti. Anche se non c’è una vera mutualizzazione de
l debito. Lo spiega la stessa presidente della Commissione, rispondendo alle riserve dei 
frugali’. “I frugali chiedono un bilancio moderno e il 60% di questa proposta va verso politiche
 nuove, chiedono anticipi e li abbiamo, chiedono di legare le sovvenzioni alle riforme del 
Semestre Ue, e lo abbiamo previsto, e chiedono che non porti a una mutualizzazione del 
debito. E così sarà, perché il meccanismo, che usa garanzie degli Stati, è legato al bilancio
Ue e alla sua ripartizione, che ha regole chiare”, dice.
Si apre una pagina nuova? Può darsi. Il negoziato si presenta difficile, ma con margini da
 sfruttare. Si guardi per esempio al commento a caldo della Danimarca, per niente 
battagliero. Il governo di Copenhagen si riserva di esaminare il pacchetto in modo 
approfondito e “spera che si possa raggiungere presto un accordo sul Recovery e sul Bilancio
 pluriennale”, recita un tweet della rappresentanza danese a Bruxelles. “Il ripristino della
 crescita economica è nell’interesse di tutti e richiede una strategia comune”.
“Sono colpito dal silenzio di alcuni governi, evidentemente stanno riflettendo”, dice Sassoli
che con l’Europarlamento tiene il fiato sul collo della Commissione e del Consiglio: “Noi
 approveremo solo una proposta che esca dal Consiglio europeo non peggiorata rispetto a 
quella della Commissione. Ci faremo sentire, com’è d’abitudine”. A metà maggio, a 
larghissima maggioranza, l’Eurocamera ha votato una risoluzione che prevede un fondo 
di ripresa europeo di 2mila miliardi di euro, costituito prevalentemente da sussidi invece 
che prestiti e alimentato anche da risorse proprie dell’Ue.
Almeno è passato il principio che, di fronte a questa crisi, “nessuno può fare da solo”, per
 usare le parole di von der Leyen. Il resto è nei dettagli di una trattativa tutt’altro che 
semplice.



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