Non vinceranno sicuramente i 600 euro e la spilletta “R” promessa dal nuovo direttore, i giornalisti di Repubblica che hanno apertamente criticato con un comunicato lo sfacciato conflitto di interessi nel caso Fiat FCA e aiuti di Stato dal loro giornale.
Repubblica, con ben due articoli nella giornata di domenica, ci ha spiegato quanto sia positivo e giusto che lo Stato intervenga, ancora una volta, in sostegno del gruppo, una volta italiano, con sede fiscale in Olanda. Il comitato di redazione ha convocato un’assemblea per discutere il caso e ha prodotto un comunicato contro il nuovo direttore.
Maurizio Molinari, nota voce dei “valori democratici” e “liberali”, ha proibito la pubblicazione: Censura totale....
Cari colleghi della redazione di Repubblica guardiamo però il lato positivo della vicenda. Dopo oltre un ventennio di sbornia neoliberista, con il vostro giornale principale sponsor di tutte le bufale confezionate a Berlino, Bruxelles e Francoforte contro lo Stato, male assoluto da abbattere, tutti i castelli di menzogne vengono giù una ad una. E lo Stato è quello che invocano i supplici Elkann padroni dell’informazione.
Cari colleghi di Repubblica è una strana pena del contrappasso quello che state vivendo sulla vostra pelle, costretti a subire quello strano concetto di democrazia ideato a Washington, Tel Aviv e Bruxelles che avete diffuso e difeso per anni.
Un concetto solo formale, permeato di contraddizioni e una doppia morale vergonosa. Maurizio Molinari, esattamente come Repubblica prima che diventasse lui il direttore, per anni ha giustificato guerre, tentativi di golpe, sanzioni brutali perché si diceva che queste azioni servissero a portare la democrazia.
Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina e oggi Venezuela, Iran e Cuba sono stati attaccati economicamente, militarmente e mediaticamente perché si ribellavano o si ribellano alla voce del padrone. Milioni sono morti o profughi per colpa di quelle barbarie che avete difeso e protetto con le vostre menzogne.
Cari colleghi di Repubblica, quella che subite oggi è la stessa arroganza, la stessa devastante arroganza del potere che ha censurato il vostro comunicato oggi, come da settimane sta censurando l’ennesimo attacco “mafioso”, come lo ha definito l’ex vice-segretario Onu Pino Arlacchi, contro il Venezuela.
E’ il concetto di democrazia padronale, dove ha cittadinanza solo la voce della proprietà, dove tutto deve essere conforme ed effettuato in funzione di detti interessi, dove chi si ribella non ha diritto di parola. Ed è per questo che il vostro giornale, anche prima della direzione Molinari, ha censurato sempre o travisato la voce di quei paesi che si ribellavano ai diktat padronali.
E nel caso delle vicende internazionali la voce del padrone coincide sempre con gli interessi di Washington. Avveniva anche prima quando nel giornale c’era Gad Lerner. Forse adesso sono più chiare tante cose anche a chi faceva finta di niente.
La Redazione
Un concetto solo formale, permeato di contraddizioni e una doppia morale vergonosa. Maurizio Molinari, esattamente come Repubblica prima che diventasse lui il direttore, per anni ha giustificato guerre, tentativi di golpe, sanzioni brutali perché si diceva che queste azioni servissero a portare la democrazia.
Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina e oggi Venezuela, Iran e Cuba sono stati attaccati economicamente, militarmente e mediaticamente perché si ribellavano o si ribellano alla voce del padrone. Milioni sono morti o profughi per colpa di quelle barbarie che avete difeso e protetto con le vostre menzogne.
Cari colleghi di Repubblica, quella che subite oggi è la stessa arroganza, la stessa devastante arroganza del potere che ha censurato il vostro comunicato oggi, come da settimane sta censurando l’ennesimo attacco “mafioso”, come lo ha definito l’ex vice-segretario Onu Pino Arlacchi, contro il Venezuela.
E’ il concetto di democrazia padronale, dove ha cittadinanza solo la voce della proprietà, dove tutto deve essere conforme ed effettuato in funzione di detti interessi, dove chi si ribella non ha diritto di parola. Ed è per questo che il vostro giornale, anche prima della direzione Molinari, ha censurato sempre o travisato la voce di quei paesi che si ribellavano ai diktat padronali.
E nel caso delle vicende internazionali la voce del padrone coincide sempre con gli interessi di Washington. Avveniva anche prima quando nel giornale c’era Gad Lerner. Forse adesso sono più chiare tante cose anche a chi faceva finta di niente.
La Redazione
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