Sta di fatto che, per tutto il giorno, lo scontro all’interno della maggioranza ha rischiato di superare il livello di guardia. Il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova avrebbe dato le dimissioni se il suo testo sui migranti non avesse visto la luce. Il Pd, tra comunicati, dichiarazioni e post sui social, non lasciava spazio a ripensamenti. Il Movimento 5 Stelle, nel pomeriggio di ieri, si ritrova isolato e in grandissima confusione, arroccato nel suo “no” alla regolarizzazione dei migranti. Ha tutti contro, compreso il premier Giuseppe Conte che decide di scendere in campo in prima persona per sbloccare l’impasse: “Nella notte di domenica le delegazioni delle forze di Governo hanno raggiunto un accordo”. E poi ancora: “Regolarizzare per un periodo determinato immigrati che già lavorano sul nostro territorio significa spuntare le armi al caporalato”. Messaggio rivolto ai 5 stelle che continuano a fare muro e mai come adesso contestano le decisioni del presidente del Consiglio.
Di fatto il capo politico Vito Crimi smentisce il premier con un post su Facebook, ma poi inizia una fitta rete di contatti tra i due. Si sentono più volte nell’arco della giornata, viene esaminato il testo, si cerca un modo per accontentare i 5 stelle che hanno la necessità, dicono fonti vicine al dossier, “di non far passare la norma sui migranti come una sanatoria per i datori di lavori che hanno commesso reati”. Tra i grillini monta il malcontento nei riguardi del presidente del Consiglio: “Ha paura del Pd, ha paura di Matteo Renzi e si è schierato con loro”. Di certo le dimissioni del ministro Bellanova sono sempre lì.
In questo gioco di veti incrociati, fonti del Viminale nel tardo pomeriggio fanno trapelare che un accordo c’è ed è quello raggiunto domenica notte. Nessuno si spiega perché il capo politico Crimi abbia cambiato idea. Ma dentro i 5 Stelle c’è però una guerra di riposizionamento. Il Pd continua il suo pressing sul Movimento. Parlano tutti, senatori Pd, Andrea Orlando, Antonio Misiani, la sera prima era intervenuto anche il ministro Gualtieri.
Il premier nella tantissime telefonate pone anche il problema sanitario: “In piena emergenza Coronavirus non possiamo permettere che ci siano persone non identificate che vivono ammassate nei ghetti”. Questo è il ragionamento sulla scorta anche del parere del Comitato tecnico scientifico. È un altro espediente per convincere i grillini. Nel tardo pomeriggio gli uffici tecnici tornano al lavoro sulle norme. Il Movimento chiede che venga enfatizzata quella parte in cui i datori di lavoro che hanno precedenti penali non possono regolarizzare i lavoratori, che siano agricoltori, colf o badanti. Concetto che già nel testo di domenica sera c’era, ma ora serve ai grillini per poter dare il loro via libera.
In realtà, dicono più fonti, il provvedimento non ha subito grandi scostamenti da quello di domenica notte. Sono previsti sempre i due canali. Il primo prevede che il datore di lavoro e il lavoratore regolarizzino un rapporto di lavoro esistente, anche se sommerso e anche se il lavoratore non ha permesso di soggiorno. Potranno beneficiarne lavoratori italiani e stranieri. Questi ultimi dovranno dimostrare — per mezzo di fotosegnalamento delle forze di polizia — di essere stati presenti in Italia prima dell’8 marzo. Sono esclusi i destinatari di provvedimenti di espulsione.
Il datore di lavoro non incorrerà in sanzioni e denunce, dovrà pagare un forfettario all’Inps di 400 euro. Esclusi dalla possibilità, ed è questa la parte che il Movimento 5 Stelle ha chiesto di enfatizzare, i datori che siano stati condannati, anche in via non definitiva, negli ultimi 5 anni, per reati quali caporalato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reclutamento di persone da destinare alla prostituzione.
Il secondo canale offre, invece, un permesso di soggiorno, per una finestra temporale di sei mesi, solo ed esclusivamente a chi ha un permesso di soggiorno scaduto dall’ottobre 2019. Lo straniero dovrà dimostrare di aver già lavorato e ci saranno rigorose verifiche da parte degli Ispettorati del lavoro. Quest’ultimo punto è stato chiesto dal Movimento 5 Stelle.
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