Mattarella parlava anche a voi sulla giustizia. C'è un problema e Orlando, Zingaretti e Legnini fanno un po' finta di niente. Ma il Partito democratico esprime il vicepresidente del Csm da sei anni e sta a Palazzo Chigi dal 2013
Tocca dire le cose dal lato brutto da cui non si rimedia: così non funziona più. Il doppiopesismo, il collateralismo coi magistrati e le loro inchieste, il senso di superiorità, la grazia burbanzosa nel cascare dal pero, l’inclinazione a discutere della moralità altrui, presupposta per autocertificazione la propria, non andavano bene nemmeno prima, per niente, hanno contribuito a intossicare la vita politica italiana, ma perlomeno erano gestiti da Massimo D’Alema o Walter Veltroni, uomini strutturati, cresciuti a scuole politiche serie, capaci di usare la testa e il vocabolario, e a cui non era facile far fronte....
L’esibizione del Partito democratico negli ultimi giorni, davanti alle intercettazioni pubblicate dalla Verità, è stata più piccina che esecrabile. Insomma, saltano fuori membri togati del Csm (il sacro luogo dell’autogoverno della magistratura) impegnati a riconoscere le ragioni di Matteo Salvini indagato in Sicilia per gli sbarchi negati, e tuttavia a dargli pubblicamente addosso per convenienza politica; salta fuori il vicepresidente dello stesso Csm, Giovanni Legnini, del Pd, in tour telefonico con i capi delle correnti per sollecitargli un documento di solidarietà al procuratore e dunque di distanza da Salvini; salta fuori, ancora, il colloquio fra un paio di pm (uno è il solito Luca Palamara) in cui viene esplicitato il dubbio di chiunque, che Legnini non stesse ubbidendo a elevate incombenze istituzionali, ma a più dozzinali esigenze di consenso.
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