PS: Di Matteo accusa Bonafede:"Mi offrì il Dap, poi ci ripensò dopo le reazioni dei boss".
...ergo..."il Ministro chiese il permesso ai "boss"?....il Ministro perchè, dopo il "no dei
boss" ha concesso gli "arresti domiciliari"?...è del Ministro allora l'idea di "liberare"
i boss?...GRAZIE MINISTRO BONAFEDE...DI GENTE COME LEI NE SERVIREBBE
MOLTI DI PIù.......
umberto marabese
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Il ministro "esterrefatto" per le parole del magistrato, che ha grande seguito fra i 5 stelle. Centrodestra chiede che riferisca in Parlamento, Meloni invoca le dimissioni, Orlando contrario
Scontro durissimo tra Nino Di Matteo e Alfonso Bonafede. Il ministro della Giustizia viene accusato dal magistrato di non averlo nominato nel 2018 alla guida delle carceri italiane a causa dell’opposizione a questa eventuale designazione da parte dei boss mafiosi detenuti. Parole che scatenano il centrodestra, con Giorgia Meloni che chiede le dimissioni, ma Andrea Orlando del Pd considera “gravissimo” che un ministro possa dimettersi per i sospetti di un magistrato.
“Bonafede - ha affermato Di Matteo a “Non e’ l’arena” su La7 - mi chiese se ero disponibile ad accettare il ruolo di capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria o, in alternativa, quello di direttore generale degli affari penali.
Chiesi 48 ore di tempo di tempo per dare una risposta”, ma “quando ritornai, avendo deciso di accettare la nomina a capo del Dap, il ministro mi disse che ci aveva ripensato e nel frattempo avevano pensato di nominare Basentini”....
Chiesi 48 ore di tempo di tempo per dare una risposta”, ma “quando ritornai, avendo deciso di accettare la nomina a capo del Dap, il ministro mi disse che ci aveva ripensato e nel frattempo avevano pensato di nominare Basentini”....
In quell’arco di tempo, ha proseguito il magistrato che ha grande seguito fra i 5 Stelle, “alcune informazioni che il Gom della polizia penitenziaria aveva trasmesso alla Procura nazionale antimafia, ma anche alla direzione del Dap, quindi penso fossero conosciute dal ministro, avevano descritto la reazione di importantissimi capimafia, legati anche a Giuseppe Graviano e ad altri stragisti all’indiscrezione che io potessi essere nominato a capo del Dap”. Quei capimafia, racconta, dicevano “se nominano Di Matteo è la fine”. Tuttavia, “al di là delle loro valutazioni - aggiunge - andai a trovare il ministro 48 ore dopo, avevo deciso di accettare la nomina a capo del Dap, ma improvvisamente mi disse che ci aveva ripensato”. Anzichè la nomina al Dap, nel secondo incontro, “il ministro mi chiese di accettare il ruolo di direttore generale al Ministero. Il giorno dopo gli dissi di non contare su di me perché non avrei accettato”.
Il Guardasigilli, dal canto suo, si è detto, “esterrefatto” dalle affermazioni del magistrato e ha smentito la versione di Di Matteo. “Viene data - ha detto - un’informazione che può essere grave per i cittadini, nella misura in cui si lascia trapelare un fatto sbagliato, cioè che la mia scelta di proporre a Di Matteo il ruolo importante all’interno del Ministero sia stata una scelta rispetto alla quale sarei andato indietro perché avevo saputo di intercettazioni”. “Gli ho parlato della possibilità di fargli ricoprire uno dei due ruoli di cui ha parlato lui - ha aggiunto - gli dissi che tra i due ruoli per me era più importante quello di direttore degli affari penali, più di frontiera nella lotta alla mafia ed era stato il ruolo ricoperto da Giovanni Falcone”.
Messo in onda in tardissima serata, quasi a mezzanotte, lo scontro non è sfuggito alla presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Fossi Alfonso Bonafede, rassegnerei subito le mie dimissioni di ministro della Giustizia”. Per Mariastella Gelmini, Bonafede deve riferire subito in Parlamento. “Le gravissime accuse del pm non possono cadere nel vuoto: o Di Matteo lascia la magistratura o Bonafede lascia il Ministero della Giustizia” scrive su twitter la capogruppo di Forza Italia alla Camera. Posizione analoga del leghista Paolo Grimoldi: Delle due l’una: o Di Mateo ha ragione e allora il ministro Bonafede deve dimettersi immediatamente, tanto avrebbe comunque dovuto dimettersi per dignità dopo i disastri combinati nelle carceri da Basentini. Oppure se a mentire è stato Di Matteo allora è lui a dover trarne le conseguenze. Ora il ministro della Giustizia venga subito a riferire in Parlamento senza perdere un minuto”.
Andrea Orlando alza un muro a difesa del ministro. “So che Bonafede forse non ragionerebbe così, ma se un ministro dovesse dimettersi per i sospetti di un magistrato, si creerebbe un precedente gravissimo. Il sospetto non è l’anticamera della verità, sinché non verificato resta un sospetto” scrive in un tweet il vicesegretario del Pd.
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