Nel governo si litiga su tasse e banche, ma anche sulla scuola e sulla famiglia. E sulle imprese si aspetta il placet di Confindustria
Alle undici di sera, quando dall’inizio della riunione sono trascorse oltre sei ore e mezza, il decreto denominato rilancio è in subbuglio. La riunione è quella tra Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e i capi delegazione della maggioranza. Ha bisogno di tempi supplementari. Si litiga sulle tasse e sulle banche, ma anche sulla scuola e sugli aiuti alle famiglie. E sulle imprese si aspetta il placet di Confindustria. Malumori, veti. Così forti che il Consiglio dei ministri, atteso negli scorsi giorni e poi slittato, non ha ancora una convocazione ufficiale. Le voci si intrecciano: c’è chi nel governo punta a lunedì pomeriggio, chi ipotizza addirittura martedì. Dipende tutto dalla sintesi politica, che ancora non c’è. Quello che il rinvio mette a nudo da subito è invece il prolungamento dell’attesa degli italiani. Perché nel maxi decreto ci sono 55 miliardi di aiuti. I soldi di maggio e gli arretrati di aprile.
La bozza della discordia. L’ira dei 5 stelle contro i soldi pubblici a chi acquista banche decotte !....
L’ottimismo di palazzo Chigi e del Tesoro, che puntavano ad un’accelerazione e a un’approvazione del decreto domenica sera o al massimo lunedì, si schianta a metà mattina contro l’ira dei 5 stelle. La bozza del decreto, chiusa a mezzanotte e mezza di sabato a via XX settembre, arriva ai partiti di maggioranza. Alle tre del pomeriggio è convocata la riunione con il premier e il titolare del Tesoro, ma nelle pieghe della bozza spuntano delle norme che non piacciono affatto.
Pagina 286 della bozza. Spunta un sostegno dello Stato “per l’ordinato svolgimento delle procedure di liquidazione coatta amministrativa di banche di ridotte dimensioni”. La liquidazione coatta amministrativa è praticamente la decisione che certifica che la banca è decotta. È una procedura simile a quella fallimentare. Quella a cui fu sottoposta Banca Etruria nel dicembre del 2015. Sul piatto ci sono fino a 100 per le operazioni di trasferimento della banca decotta a una che la vuole comprare. In pratica, lo Stato prova ad agevolare la vendita della banca concedendo a quella acquirente alcune agevolazioni come la trasformazione in crediti di imposta delle attività anticipate dallo stesso acquirente. “Una follia, questo è il Pd al Tesoro”, tuona un esponente di governo M5s di primissimo livello. La questione esplode quando inizia la riunione. I 5 stelle chiedono di fermare la norma. I dem si difendono, sottolineando che si tratta di appena 100 milioni e che l’intervento è circoscritto per le piccole banche che eventualmente saranno sottoposte alla liquidazione dopo l’entrata in vigore del decreto.
Aspettando Confindustria. Gli industriali esaminano lo schema degli aiuti alle imprese
Il sostegno alle imprese si articola su tre gambe. La prima è quella dei soldi a fondo perduto, dieci miliardi freschi. Andranno a pmi, artigiani, commercianti e partite Iva con un fatturato fino a 5 milioni e che hanno registrato determinate perdite a causa del Covid. Il contributo minimo è di mille euro per le persone fisiche e duemila euro per tutti gli altri, fino a un massimo di 62mila euro. Avranno anche sconti sugli affitti e sulle bollette elettriche. Ma è quando si passa alla seconda e alla terza gamba, rispettivamente quella per le imprese tra 5 e 50 milioni e quelle sopra i 50 milioni, che si passa alle questioni aperte. Per la seconda ci sono aiuti alla ricapitalizzazione e agevolazioni, per quelle sopra i 50 milioni un aiuto da parte della Cassa depositi e prestiti attraverso strumenti ibridi di capitale e prestiti che potrebbero trasformarsi in azioni in mano allo Stato. Non ci sarà una nazionalizzazione, ma tra il Governo e Confindustria è aperto un canale perché gli industriali negli scorsi giorni hanno alzato un muro contro soluzioni come la ricapitalizzazione a metà tra lo Stato e l’impresa. Si aspetta una risposta dall’associazione guidata da Carlo Bonomi. I renziani, durante la riunione, ribadiscono il concettto: “No all’intervento dello Stato nel capitale delle imprese.
La tassa che divide. La spinta dei renziani per tagliare l’Irap, poi Gualtieri annuncia la sospensione a giugno
Confindustria, ma anche tutte le altre associazioni delle imprese, hanno chiesto a gran voce un intervento sulle tasse. Tra queste il taglio dell’Irap, l’imposta versata dall’imprenditore per l’esercizio dell’attività. Nella maggioranza c’è punta i piedi. È Italia Viva, che vuole un ridimensionamento dell’imposta. Alle dieci di sera, Gualtieri si collega con Che tempo che fa, su Rai3, e annuncia la soluzione: “Abbiamo deciso di abbonare la rata di saldo e acconto dell’Irap” di giugno.
I renziani sono in pressing anche per un contributo alle scuole paritarie. Il decreto, infatti, istituisce un Fondo da un miliardo per attrezzare gli istituti a contenere l’epidemia, ma si parla solo di scuole pubbliche. Ed è forte la spinta anche per fare di più in favore delle famiglie.
La regolarizzazione dei migranti in stand-by
Quando sono le nove e mezza di sera, alla riunione non si è ancora parlato della regolarizzazione dei migranti, cioè braccianti, colf e badanti che lavorano in nero per moltissime ore al giorno. Il testo, voluto dal ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, e di cui si è discusso a lungo durante diversi tavoli tecnici, non compare nella bozza del decreto. Segno che un accordo nella maggioranza ancora non c’è. Bellanova insiste su due fronti. Per la titolare dell’Agricoltura e capo delegazione di Italia Viva ci devono essere due canali per la regolarizzazione. Il primo prevede che il datore di lavoro e il lavoratore regolarizzino un rapporto di lavoro esistente, anche se sommerso. Il secondo offre, invece, una finestra temporale a chi non è regolarmente sul territorio italiano e non può uscirne per la pandemia in corso, dandogli la possibilità di trovarsi un lavoro e farsi assumere. Terminata questa finestra temporale, il permesso potrà essere rinnovato se non ci sono stati problemi. Sulla durata della finestra temporale la discussione è ancora aperta all’interno della maggioranza.
Anche se il capo politico del Movimento 5 Stelle, VIto Crimi, non condivide né il primo né il secondo canale. Piuttosto si limita a dare il via libera solo a una norma che permetta agli agricoltori, già registrati all’Inps, quindi con regolare contratto e con permesso di soggiorno, di raggiungere le 50 giornate di lavoro. Non può essere questa la soluzione per rendere visibili tutti gli invisibili che in questa crisi non hanno avuto diritto ad alcun sostegno. A riunione di maggioranza in corso, il leader di Italia Viva Matteo Renzi entra in pressing con un post su Facebook: “Bellanova sta combattendo una battaglia per strappare alla mafia migliaia di vite umane,altrimenti sfruttate dal caporalato nei campi, e non solo, come manodopera sottocosto. È una battaglia per la dignità”. E anche il ministro del Sud Giuseppe Provenzano, che a lungo ha provato a mediare tra le varie anime, ribadisce che “regolarizzare gli immigrati significa stroncare le mafie”.
- Giuseppe ColomboBusiness editor L'Huffington Post
- Gabriella CeramiPolitics reporter, L'Huffington post
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