di Ivo Caizzi 06 apr 2020
ALL’INVIATO A BRUXELLES - Mancano ancora almeno 500 miliardi rispetto alle richieste di Italia, Francia, Spagna, Portogallo e vari altri Paesi membri, che sollecitano prestiti urgenti per oltre un trilione di euro - più debito comune con coronabond «una tantum» e un maxi Piano Marshall europeo - per affrontare le pesanti conseguenze economiche dell’emergenza coronavirus.
Dalle consultazioni riservate tra le capitali, alla vigilia dell’Eurogruppo dei 19 ministri finanziari della zona euro di martedì 7 aprile, vari fonti autorevoli hanno fatto trapelare che Germania, Olanda, Austria e Finlandia vorrebbero una proposta di compromesso riduttiva, da trasferire al massimo livello decisionale del Consiglio dei 27 capi di Stato e di governo per spostare in un secondo tempo gli ulteriori negoziati sui punti più divisivi...
La prima fase e il freno alle richieste di Italia e Spagna
Nella prima fase verrebbe consolidato il largo consenso sui prestiti d’urgenza a Italia, Spagna e agli altri Paesi più in difficoltà forniti dal Fondo salva Stati (Mes) e dalla banca comunitaria Bei. Verrebbe aggiunta la nuova riassicurazione Sure, per sostenere riduzioni temporanee dell’orario di lavoro (ed evitare licenziamenti), se un numero sufficiente di governi finanzierà le garanzie su base volontaria. Ma le necessità iniziali urgenti di Italia (tra 100 e 150 miliardi), Spagna e degli altri Paesi più colpiti rischia di essere comunque frenata dai Paesi del Nord nella definizione dei “dettagli” (importi, condizioni “leggere” e scadenze “lunghe”).
LA COMMISSIONE UE
Cos’è il Sure, il piano Ue di lavoro part-time per evitare la disoccupazione (partirà a Milano)
di Ivo Caizzi
Prestiti a condizioni «leggere»
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e i suoi colleghi di Spagna, Francia, Portogallo e altri Paesi– nell’Eurogruppo del 7 aprile in teleconferenza (sempre coperto dal segreto) – si vedrebbero offerti dai nordici prestiti limitati (240 miliardi Mes, 200 miliardi Bei e 100 miliardi Sure) con rimborsi a 5/10 anni e a condizioni «leggere». Mentre ritengono necessari oltre mille miliardi con scadenze a 30/50 anni e nessuna restrizione di austerità.
L’Italia, per ottenere il suo fabbisogno iniziale (ormai più vicino a 150 che 100 miliardi), deve poter superare notevolmente il limite della linea di credito del Mes al 2% del Pil (circa 36 miliardi) e ottenere ulteriori prestiti di Bei e Sure molto più ingenti della quota a carico italiano nelle garanzie per le loro emissioni di eurobond.
L’Italia, per ottenere il suo fabbisogno iniziale (ormai più vicino a 150 che 100 miliardi), deve poter superare notevolmente il limite della linea di credito del Mes al 2% del Pil (circa 36 miliardi) e ottenere ulteriori prestiti di Bei e Sure molto più ingenti della quota a carico italiano nelle garanzie per le loro emissioni di eurobond.
Coronabond, verso un nuovo rinvio
L’Eurogruppo rinvierebbe ai 27 capi di Stato e di governo le proposte più contrastate, a base di debito condiviso con coronabond e misure di bilancio per il “Piano Marshall”, in modo da vedersi poi assegnata una seconda fase di trattative. Davanti a questa dilazione, Germania, Olanda e gli altri nordici ritirerebbero temporaneamente la loro ferma richiesta di eliminare dal negoziato nuovi “coronabond”, almeno fino all’esito delle nuove valutazioni.
Il richiamo di Gentiloni: fare presto
Una teleconferenza dei presidenti delle istituzioni Ue, il belga Charles Michel del Consiglio europeo dei 27 capi di Stato e di governo, la francese Christine Lagarde della Bce e la tedesca Ursula von der Leyen della Commissione europea, è stata organizzata per esplorare con il presidente portoghese dell’Eurogruppo Mario Centeno eventuali soluzioni migliorative alla vigilia della riunione dei ministri finanziari. Il commissario Ue per gli Affari economici Paolo Gentiloni, sempre invitato all’Eurogruppo come Lagarde della Bce, ha già anticipato che dei “Recovery bond” e un Piano Marshall europeo servono assolutamente “entro la primavera, non tra due anni”.
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